COSENZA «Ci volevano cancellare, alla fine si sono cancellati loro stessi».
Con chi ce l’ha?
«Con quella parte di centrodestra che è scesa in campo con il solo obiettivo di cancellare me e la mia famiglia dalla scena politica calabrese».
Alle cinque del pomeriggio la voce di Pino Gentile è flebile. Una notte insonne passata in segreteria ad aspettare notizie confortanti. Poi, quando l’alba ha fatto capolino da un pezzo su Cosenza, la certezza: la coalizione Ncd-Udc ha superato la soglia di sbarramento fissata all’8% ed è riuscita a portare tre rappresentanti – tutti del partito di Alfano – all’interno di Palazzo Campanella.
Ora che succede nel centrodestra calabrese?
«Questo non lo so, non sono un veggente. Io resto convinto che nel centrodestra non ci sia bisogno né di risse, né di scontri. Il voto democratico ci premia come partito in grado di interpretare le ansie e le esigenze di segmenti cattolici, liberali riformisti tenuti insieme da un progetto politico vincente».
Dunque, il dialogo con i vari Scopelliti, Santelli, Occhiuto e Ferro è chiuso?
«Con loro non vedo molte possibilità di collaborare».
Lei durante la campagna elettorale ha fatto appello alla necessità di aprire a una collaborazione con il centrosinistra di Mario Oliverio. Ha cambiato idea?
«Siamo molto sereni e consapevoli della bontà della nostra proposta politica. Come rappresentante del Nuovo centrodestra ribadisco la disponibilità del nostro partito a discutere e a confrontarci su progetti seri e su riforme di cui la Calabria ha estremo bisogno».
A Roma ora che succede? Tornerete a premere su Alfano e Quagliariello per ottenere quel sottosegretariato che siete stati costretti a mollare dopo lo scoppio dell’Oragate?
«Come coalizione abbiamo superato il 9%, come partito il 6%. I numeri sono lì a dimostrarlo. Di rimpasti di governo e altri argomenti non parlo, non sono argomenti che mi competono. Penso piuttosto che sia necessario che il governo regionale dialoghi con quello nazionale per porre freno alla crisi della Calabria. È anche necessario che il prossimo consiglio regionale, pur nelle legittime differenze, possa essere adeguato ai bisogni di un regionalismo equilibrato. La Calabria è come una squadra di calcio in crisi che deve unire esperienza e fantasia, separando i fatti di governo con quelli istituzionali».
Ha superato le 10mila preferenze e si appresta ad aprire la sesta legislatura in consiglio regionale…
«Se le dicessi che non sono soddisfatto e orgoglioso dei voti conquistati sarei un ipocrita».
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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