Ultimo aggiornamento alle 19:14
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

Bimbo morto in ospedale, il primario: fatto il possibile

COSENZA «Non potevamo fare più di quello che abbiamo fatto». Non ha dubbi sulla sua assenza di responsabilità il dottore Domenico Sperlì, primario del reparto di Pediatria dell'”Annunziata” di Cose…

Pubblicato il: 16/02/2015 – 15:11
Bimbo morto in ospedale, il primario: fatto il possibile

COSENZA «Non potevamo fare più di quello che abbiamo fatto». Non ha dubbi sulla sua assenza di responsabilità il dottore Domenico Sperlì, primario del reparto di Pediatria dell'”Annunziata” di Cosenza, imputato per la morte di Romano Marino, il bambino di 12 anni deceduto nell’ospedale bruzio nel 2010. Il piccolo era affetto da un raro tumore del sangue, secondo le statistiche curabile al 50 per cento, ma intervenendo immediatamente. Per l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Antonio Bruno Tridico, questo non sarebbe avvenuto e si sarebbe perso tempo utile dare il via a cure necessarie. I medici – è la tesi sostenuta dalla Procura di Cosenza – non avrebbero capito che cosa avesse il 12enne e non si sarebbe agito tempestivamente. Nel processo oltre al primario sono indagati altri medici del reparto di Pediatria: Marianna Neri, Clementina Rossi, Rosanna Camodeca, Rosaria De Marco e Vittoria Greco.
Oggi, nell’aula 16 del tribunale, Sperlì per quasi quattro ore ha raccontato la sua versione dei fatti. Rispondendo alle domande del pubblico ministero, e poi di difesa e parti civili, ha più volte ribadito – fornendo spiegazioni tecniche e scientifiche – che il ragazzino era affetto da una patologia molto grave, per la quale loro si sono prontamente attivati nel corso dell’evoluzione del tumore arrivando a emettere una diagnosi ben precisa. Sarebbero stati fatti – a suo dire – diversi esami, alcuni non semplici. Nello specifico, rispondendo alle domande del suo difensore, l’avvocato Pierluigi Pugliese (che difende anche Neri, Rossi, Camodeca e De Marco) ha ricostruito i giorni in cui il bambino è stato trasferito nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale e la consulenza fatta in Rianimazione, lì – ha detto – aveva a disposizione strumentazione idonea per effettuare altri esami. Tutto quello che era possibile fare – ha concluso – è stato fatto. Una versione, però, che non convince il pubblico ministero e la parte civile per i quali, invece, non sarebbero stati rispettati i protocolli. La Procura intende fare luce su quanto accaduto e non lasciare alcuna ombra anche perché l’Aiop (Associazione italiana ospedali privati) riconosce l’ospedale di Cosenza come punto di riferimento per la cura di questa forma di patologia e il reparto di Pediatria come una realtà d’eccellenza.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 7 aprile per risentire un consulente della parte civile e uno della difesa.

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x