La sfida di Grassi alla 'ndrangheta
REGGIO CALABRIA Al netto di formalità istituzionali e annunci di prammatica, il vero messaggio che il nuovo questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi vuole dare, arriva a margine dell’incontro con…

REGGIO CALABRIA Al netto di formalità istituzionali e annunci di prammatica, il vero messaggio che il nuovo questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi vuole dare, arriva a margine dell’incontro convocato per il suo insediamento. «Ne vedrete delle belle», dice avviandosi verso quell’ufficio che da oggi diventerà la cabina di comando da cui dovrà dirigere e indirizzare l’attività degli uomini dei 9 commissariati della provincia reggina. Dal luglio 2013 ad oggi direttore dello Sco – il Servizio centrale operativo della polizia di Stato che coordina le attività della squadre mobili di tutta Italia nella lotta alla criminalità organizzata – Grassi arriva a Reggio Calabria «consapevole di essere a capo di una sede di eccellenza», determinato a «lavorare nel solco tracciato dal mio predecessore, il questore Guido Longo», ma soprattutto consapevole del compito delicato che è stato chiamato ad assumere in quella che non esita a definire «la capitale della ‘ndrangheta, una delle più forti organizzazioni criminali a livello mondiale». Un fenomeno che Grassi conosce da vicino, non solo per l’oltre ventennale esperienza allo Sco, ma anche grazie alle innumerevoli operazioni che negli ultimi anni hanno visto il servizio centrale coinvolto come parte attiva nelle indagini della Mobile reggina. «Da diverso tempo, il Servizio centrale operativo ha creato dei gruppi di lavoro per aggredire le cosche e importanti risultati sono stati conseguiti». «Il nostro obiettivo è colpire la ‘ndrangheta e i patrimoni illeciti che ha accumulato e sono convinto che sapremo agire con efficacia», promette il nuovo Questore, che mette subito in chiaro che «agiremo in maniera armonica con tutte le componenti istituzionali della provincia, portando le istituzioni in mezzo alla gente». Quello della polizia di Grassi dunque, non sarà un lavoro condotto in splendida solitudine, ma «l’idea è quella di creare una squadra che veda le componenti istituzionali fianco a fianco per mantenere la sicurezza democratica della provincia». In linea con le strategie sviluppate negli ultimi anni, la parola d’ordine – assicura Grassi – continua dunque ad essere quella dell’approccio integrato basato sulla sinergia fra le diverse forze dell’ordine, con il coordinamento di prefettura e procura della Repubblica. Ma se le strategie non cambiano, la novità sta forse nella nomina dello stesso Grassi. Superpoliziotto cresciuto tra i ranghi del Servizio centrale operativo – dove è passato dalla direzione della prima divisione, che si occupa della criminalità organizzata, alla guida dell’intero reparto – Grassi è un investigatore puro, che conosce da vicino molte delle grandi inchieste antimafia. E sebbene lui si limiti a commentare che la sua nomina è «un segno di attenzione per la provincia», l’arrivo di uno dei dirigenti che da più tempo si occupa di criminalità organizzata in Italia a capo della trincea avanzata nella lotta alle ‘ndrine è un segnale che ai clan non può che fare paura.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it