Sanità, sabotatori in azione
Più elementi spingono nella stessa direzione: si lavora al sabotaggio di un progetto serio che porti fuori dall’emergenza sanitaria la Calabria. A cominciare dal deficit economico per finire alla raz…

Più elementi spingono nella stessa direzione: si lavora al sabotaggio di un progetto serio che porti fuori dall’emergenza sanitaria la Calabria. A cominciare dal deficit economico per finire alla razionalizzazione della rete di assistenza territoriale e ospedaliera.
Mario Oliverio è considerato, negli ambienti romani che contano, una scheggia impazzita e se a questo si aggiunge, a carico del governatore, anche il “torto” di non aver fatto mistero delle cose che intendeva fare una volta al vertice della sanità calabrese, ecco che il quadro diventa ancora più nitido.
I calabresi, more solito, ci hanno messo del loro nel facilitare il compito a chi intende mantenere saldo il controllo sui grossi interessi che ruotano attorno alla sanità. Lo hanno fatto, e lo stanno facendo, soprattutto dentro al Partito democratico, agevolando con le proprie lacerazioni un tavolo romano che ha tutto l’interesse a incentivare questa lotta tutta interna agli schieramenti politici calabresi. Uno stato di cose che di fatto sta consentendo che Roma non decida e nel non decidere riesca anche a dire che è tutta colpa della rissosità dei calabresi. Il che in parte è vero, ma è anche vero, e questo ad esempio il senatore Tonino Gentile lo va dicendo da mesi, che in mancanza di una soluzione imposta a Roma c’è solo il libero arbitrio capitolino.
Fin qua l’esame politico della situazione, con buona pace delle dichiarazioni del neo consigliere regionale Mimmo Bevacqua che adesso, dopo settimane di annunci, dovrà chiarire se le rassicurazioni avute da Matteo Renzi sono frutto di allucinazioni ovvero se si tratta dell’ennesima presa per i fondelli in danno della plebaglia politica che si beve ogni favoletta.
Resta da esaminare il nodo caldo della situazione: il tempo gioca contro la Calabria e in favore dei potentati transnazionali e nazionali. Da Kpmg ad Agenas, giusto per dirla chiara e per dirla tutta. Questi due mesi di paralisi al vertice della sanità hanno prodotto disastri in danno della salute dei calabresi ma hanno fatto gioco a chi lavora da mesi a un obiettivo ben preciso: riportare indietro le lancette dell’orologio, fare in modo cioè che la Calabria non esca dall’emergenza e così, nell’ottobre prossimo, si sancisca un nuovo triennio di gestione commissariale.
Credete sia un caso se i commissari spediti nelle Aziende dal generale Pezzi, che poi sono gli stessi individuati dalla vecchia giunta regionale, si sono dati a spese irrazionali? Credete che sia un maledetta casualità se Kpmg, pagata per gestire centinaia di milioni di euro con i quali ridurre, se non estinguere, il debito presso fornitori e terzi, in modo da eliminare il contenzioso abbia, invece, lesinato i pagamenti e prodotto una nuova ondata di decreti ingiuntivi? Credete che sia solo un deprecabile equivoco l’aver sovrapposto al decreto che faceva scadere la nomina del commissario Pezzi a una legge che improvvisamente decide di togliere quel ruolo al presidente della Regione commissariata?
La sommatoria di questi tre “fatti” ha prodotto un unico risultato: la spesa è nuovamente fuori controllo, i servizi territoriali restano negli appunti dell’ufficio del commissario, l’emergenza aggredisce i punti nevralgici di tutte e strutture ospedaliere e rimette in modo l’emigrazione sanitaria.
Basta e avanza per capire che dietro non c’è il caso cinico e baro”. Oppure qualcuno vuole continuare a credere, più o meno in buona fede, che sia tutto accidentale? Importante è che, a questo punto, non ci creda Mario Oliverio. Ha un dovere di lealtà, certo, verso il suo partito, ma ancor prima ne ha uno verso i calabresi.
In conferenza stampa il governatore ha lanciato due segnali forti e li ha dedicati, cito testualmente, «a chi ha orecchie per intendere». Il primo: sull’assetto territoriale decide la Regione e non il governo, e lui vuole una legge regionale che istituisce l’Azienda sanitaria unica. Già questo riconduce al controllo una situazione parcellizzata e ingovernabile. Il secondo: scelga chi cavolo vuole Roma per l’incarico di commissario, ma sappia che deve tenere conto delle osservazioni del presidente della Regione (e lui intende metterle per iscritto e non affidarle a una telefonata più o meno cordiale col ministro Lorenzin). Sappia, inoltre, Roma che chiunque sarà il prescelto dovrà durare in carica «solo pochi mesi».
La scelta sarà oculata? Benissimo, nulla vieterà al commissario di continuare il lavoro nelle vesti di direttore generale dell’unica Azienda sanitaria regionale. Altrimenti la Calabria tornerà autonomamente a essere artefice del suo destino e non vittima della doppia vessazione che la vede prima cacciata dentro l’emergenza e poi sfruttata da chi su questa emergenza sta lucrando ormai da oltre quattro anni.
Questa è la partita in gioco e adesso è chiara a tutti.