Ora il reddito minimo garantito
Le notizie sull’economia, sulla disoccupazione, sulla povertà e sui fallimenti in Calabria dopo 7 anni di crisi sono allarmanti. C’è da chiedersi se c’è ancora speranza per questa regione e se c’è an…
Le notizie sull’economia, sulla disoccupazione, sulla povertà e sui fallimenti in Calabria dopo 7 anni di crisi sono allarmanti. C’è da chiedersi se c’è ancora speranza per questa regione e se c’è ancora la possibilità di invertire il declino e la desertificazione produttiva in atto.
Se si analizzano i dati sulle imprese in Calabria, non tutti per fortuna sono negativi. Operano ancora complessivamente oltre 150mila imprese attive con sede legale in Calabria, alle quali vanno aggiunte le imprese con stabilimenti e altre unità locali nella nostra regione, ma con sede legale in altre aree del Paese o all’estero.
Delle oltre 13mila società di capitali con sede in Calabria. di cui è noto il bilancio 2013, le imprese che hanno chiuso in perdita sono state pari al 39%, mentre quelle che hanno registrato profitti sono pari al 61%. Sono però solo 439 le imprese con oltre 100mila euro di utile, pari al 3,3% del totale.
Le imprese cessate del settore commercio nel solo 2014 sono state 3.276, nel settore delle costruzioni 1.273 nell’industria 715, non compensate da un pari numero di imprese iscritte. Rispetto alle aziende attive, la percentuale di imprese cessate risulta più alta nel settore delle costruzioni, pari al 6,6.
Nell’industria manifatturiera soprattutto le aziende del settore alimentare hanno avuto risultati positivi in tutto il paese e anche in Calabria, anche perchè hanno la possibilità di esportare. Ci sono però imprese anche di altri settori che hanno retto alla crisi.
Anche tra le start up e gli spin off di università e altri organismi di ricerca in Calabria ci sono alcuni segnali positivi. Tra le poche aziende che sono riuscite ad attrarre capitali di fondi di investimento privati, alcune incominciano ad avere fatturati significativi.
Le imprese appartenenti ad alcune filiere come quella delle costruzioni e del suo indotto sono invece in estrema difficoltà in tutto il Paese. Tenendo conto del numero complessivo in Italia delle abitazioni (nuove e ampliamenti) per le quali è stato concesso il permesso a costruire nel 2013, escludendo la seconda guerra mondiale, secondo l’Ance si deve risalire al 1936 per trovare lo stesso numero di abitazioni progettate. Dal 2008 al 2013, il settore delle costruzioni ha perso il 32% degli investimenti pari a circa 64 miliardi di euro. Considerando gli ultimi dati diffusi dall’Istat sull’occupazione, dall’inizio della crisi il settore delle costruzioni ha perso 800mila unità considerando anche l’indotto. In Calabria dal quarto trimestre 2008 al quarto trimestre 2014 la perdita degli occupati è stata del 30,6% e anche nel 2014 non ci sono segnali di ripresa, ma un’ulteriore riduzione dell’8,6%.
La situazione è pertanto molto critica e non credo si possa uscire dalla crisi continuando con una politica di austerità folle, perdendo ancora finanziamenti disponibili, non aumentando gli investimenti, con un settore delle costruzioni e del suo indotto in caduta libera e con la fuga dei giovani. Non so se il ministero del Mezzogiorno è lo strumento più idoneo per contribuire a migliorare questa situazione, ma senza nuovi interventi non credo si possa andare lontani.
Sperando in una ripresa in tutti i settori, nel frattempo appare urgente preoccuparsi anche di persone che sono state espulse dal mercato del lavoro, che rischiano di esserlo o che non ci sono mai entrati. Con questa crisi può capitare a chiunque. L’introduzione di un reddito minimo garantito, che esiste già in tutti i paesi europei tranne che in Grecia, in Italia e in Ungheria non credo sia più rinviabile.