Riforma della scuola e precari sempre alla porta
La nuova riforma della scuola: una trappola per eliminare i precari scomodi. L’idea di Renzi di mettere fine al precariato nella scuola italiana, assorbendo innanzitutto i supplenti delle gradua…
La nuova riforma della scuola: una trappola per eliminare i precari scomodi. L’idea di Renzi di mettere fine al precariato nella scuola italiana, assorbendo innanzitutto i supplenti delle graduatorie a esaurimento e stabilizzandoli con un contratto a tempo indeterminato, si sta rivelando una questione molto spinosa.
Una riforma della scuola che ancora una volta mostra diverse incognite nella sua applicazione. Infatti, se tutto andrà secondo quanto previsto nella bozza del decreto governativo, che prevede l’immediata stabilizzazione di 148mila insegnanti, a conti fatti, i precari esclusi dalle assunzioni, sarebbero in tanti. Infatti, se si sommano gli aspiranti insegnanti compresi nella seconda fascia, quelli di terza fascia e se si considerano tutti quei precari oggi a lavoro nella scuola – ma non inseriti nelle graduatorie a esaurimento – si evince che per una larga fetta di precari non ci sarà nessuna stabilizzazione.
In pratica nella bozza del ddl si prevede l’assunzione dei 120mila precari delle cosiddette Gae, dei 10mila idonei del concorso 2012 non ancora in cattedra e di quei precari che hanno svolto supplenza per almeno 36 mesi su un posto vacante, come per altro previsto dalla sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso 26 novembre. Infine, nel computo totale delle 148mila assunzioni, sono da inserire le posizioni d’insegnamento riguardanti probabilmente le discipline di algebra e geometria in sostituzione dei troppi insegnanti di lettere e filosofia. Inoltre, per tutti quelli che rimarranno esclusi dalle stabilizzazioni previste dal ddl, sarà offerta la chance del concorsone 2016 per una somma di posti presumibilmente superiore ai 40mila.
Dati alla mano, è evidente che con tali prerogative il rischio per lo Stato è di ritrovarsi con una serie di contenziosi per i quali sborsare lauti risarcimenti per quei precari che si riterranno danneggiati da una riforma discriminatoria. Infatti, gli insegnanti precari con 7, 8, 9 ,10, 12, anni di servizio nelle scuole potrebbero restare esclusi dall’insegnamento, mentre chi non ha esperienza o si trova meno anni di servizio, sarebbe il prescelto alla stabilizzazione definitiva.
Evviva, la precedenza sarà tutta per i giovani!
Certo è che, in un momento di vacche magre per lo Stato italiano, è meglio assumere personale il cui stipendio parte da un livello zero, ma questo riguarderebbe l’altra faccia della medaglia sulla quale porre l’attenzione degli interessati e soprattutto dei sindacati.