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Il Consiglio di Stato ordina: «Cisterna procuratore di Ancona»

ROMA Se la partita aperta fra il procuratore Alberto Cisterna e il Consiglio superiore della magistratura fosse un match di tennis, il risultato sarebbe un inequivocabile sei zero. Il Consiglio di …

Pubblicato il: 31/03/2015 – 21:52
Il Consiglio di Stato ordina: «Cisterna procuratore di Ancona»

ROMA Se la partita aperta fra il procuratore Alberto Cisterna e il Consiglio superiore della magistratura fosse un match di tennis, il risultato sarebbe un inequivocabile sei zero. Il Consiglio di Stato ha rigettato il quinto ed il sesto ricorso contro la nomina dell’ex numero due della Dna alla testa della Procura di Ancona, chiudendo una partita iniziata nel lontano 2013, quando il Csm ha – illegittimamente, hanno più volte messo nero su bianco i giudici amministrativi – conferito l’incarico di procuratore di Ancora ad Elisabetta Melotti, collega bolognese meno titolata del magistrato reggino. Una decisione contro cui più volte Cisterna ha fatto appello, incassando vittorie su vittorie tanto di fronte al Tar, come di fronte al Consiglio di Stato, ma senza che il Csm si decidesse a recedere dalla decisione. Adesso toccherà al procuratore generale della Cassazione, nei mesi scorsi nominato commissario ad acta per l’assegnazione dell’incarico, procedere entro una quarantina di giorni alla nomina di Cisterna, mentre il Csm – cui in queste ore è stato notificato l’esito di entrambi i ricorsi – non dovrebbe poter fare nulla, se non prendere atto delle durissime motivazioni con cui i giudici amministrativi hanno voluto mettere fine alla lunga e complessa querelle.
L’osteggiata nomina dell’ex numero due della Dna a capo della Procura di Ancona, si è intrecciata infatti con il provvedimento disciplinare che ha colpito Cisterna, trasferito a Tivoli in via cautelare a causa di un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari, archiviata su richiesta della stessa Procura di Reggio Calabria che l’aveva istruita, ma costata la carriera al magistrato reggino. Se il procedimento a carico di Cisterna – scaturito dalle dichiarazioni del pentito Nino Lo Giudice, in seguito da lui stesso ritrattate in due memoriali – si è risolto in un nulla di fatto, il procedimento disciplinare cautelare da esso scaturito ha spedito il magistrato a Tivoli, di fatto dribblando le pronunce di Tar e Consiglio di Stato che ratificavano la nomina dell’ex sostituto procuratore della Dna a capo dell’ufficio di Ancona. Circostanze che hanno costretto l’ex numero due della Dna – che ha più volte chiesto pubblicamente di essere rinviato a giudizio perché sia fatta piena luce sulle dichiarazioni del pentito Lo Giudice, che pur non avendo trovato riscontro gli sono costate la carriera – a ricorsi su ricorsi contro le assegnazioni stabilite dal Csm. E se inizialmente Tar e Consiglio di Stato si erano limitati a invitare il Plenum a riconsiderare la questione alla luce delle proprie determinazioni, già dal maggio 2013 i giudici amministrativi avevano iniziato ad usare la mano pesante, dichiarando la nullità del conferimento dell’incarico di procuratore di Ancona all’ex pm Melotti e obbligando il Csm a procedere entro sessanta giorni alla nomina di Cisterna. Indicazioni cui il Csm sembra aver fatto orecchio da mercante, aprendo la strada alla nomina del procuratore generale della Cassazione prevista dai giudici amministrativi «in caso di perdurante inottemperanza».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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