Padre in manette, il figlio in pronto soccorso a pochi giorni dalla nascita
COSENZA Quella gravidanza non gli sarebbe proprio andata giù ed è per questo che avrebbe usato violenza sulla compagna quando era incinta e poi sul neonato. Un bimbo di appena due mesi che ha riporta…

COSENZA Quella gravidanza non gli sarebbe proprio andata giù ed è per questo che avrebbe usato violenza sulla compagna quando era incinta e poi sul neonato. Un bimbo di appena due mesi che ha riportato lesioni cerebrali ed epatiche a causa di percosse violentissime. Così il questore di Cosenza, Luigi Liquori, ha definito il comportamento del cittadino serbo Kemo Haziri, il 35enne arrestato questa mattina dagli agenti della terza sezione omicidi della polizia, guidati dell’ispettore Giuseppe Mieabelli, per il reato di tentato omicidio pluriaggravato nei confronti del figlio e per maltrattamenti in famiglia nei confronti della convivente. I particolari sono stati illustrati dal questore e dal vicecapo della Mobile, Francesco Falcone, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta questa mattina nella sede della questura di Cosenza.
Il 35enne serbo conviveva da tempo con la compagna, originaria di un paesino dell’hinterland bruzio, ma secondo quanto emerso dalle indagini l’uomo non avrebbe accettato la gravidanza della donna, che ha già un’altra bimba da una precedente relazione. «Il piccolo – ha detto il questore – è nato il 7 gennaio scorso. Ma già il 18 gennaio il bimbo è stato ricoverato per alcune lesioni interne. Ma gli accertamenti non evidenziavano alcuna frattura al torace». Il neonato poi doveva eseguire alcune visite nei giorni successivi. Ma, secondo le indagini – coordinate dal procuratore capo di Cosenza, Dario Granieri, e dal sostituto Antonio Bruno Tridico – in alcune occasioni i genitori non si sono presentati dai medici. Il 31 gennaio scorso il neonato finisce nuovamente in pronto soccorso per «insorte difficoltà respiratorie – è scritto nel provvedimento di fermo – e mostrava una piccola contusione in regione mammaria sinistra e un’escoriazione al mento. Dagli esami eseguiti emergeva una situazione assai sospetta: il neonato presentava fratture costali plurime, una lacerazione del fegato e lesioni di carattere cerebrale». Nell’immediatezza dei fatti i medici hanno informato il posto di polizia dell’ospedale che ha sentito la mamma. La donna, una ragazza tra i 25-30 anni, sosteneva – è scritto ancora nel provvedimento – che il bimbo non aveva avuto problemi di salute fino a quando non lo aveva affidato al padre per andare in bagno a fare una doccia. Alle domande degli inquirenti, la donna ha risposto che il compagno non avrebbe mai preso bene la notizia della gravidanza. Infatti, secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo avrebbe preso a pallonate la pancia della ragazza quando era incinta per farla abortire. In alcuni momenti, avrebbe persino premuto con le mani sulla pancia per soffocare il piccolo. Una circostanza confermata anche da altri familiari, poi sentiti dagli inquirenti. A seguito di queste violenze la donna è stata costretta a ricorrere alle cure mediche. «Ma – scrivono gli inquirenti – la mamma del piccolo pur sollecitata dai parenti non avrebbe voluto denunciare. La nonna quando il piccolo aveva appena dieci giorni avrebbe sentito il bimbo piangere e poi il rumore di schiaffi». Secondo quanto riferito nel provvedimento, il serbo si sarebbe mostrato sempre più insofferente nei confronti del bambino e avrebbe manifestato la volontà di tornare al Nord dalla sua famiglia. Ma poi avrebbe tempestato la donna di sms per tornare. «Il padre – ha aggiunto il questore – avrebbe giustificato poi il gesto delle pallonate come uno scherzo. Lo abbiamo arrestato questa mattina sull’autobus a Rende mentre rientrava da Piacenza. Ha detto che voleva tornare dal figlio per le feste». «Abbiamo sentito la mamma del neonato e i familiari – ha detto il vice della Mobile Falcone – ma si tratta di una famiglia normale. Il piccolo è stato dimesso qualche giorno fa».
Mirella Molinaro
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