La fede cantata del "vescovo rock"
I suoi ragazzi lo chiamano già il “vescovo rock”. E hanno postato su youtube qualche minuto dell’ultima omelia fatta a un gruppo di cresimandi: monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, canta Noe…

I suoi ragazzi lo chiamano già il “vescovo rock”. E hanno postato su youtube qualche minuto dell’ultima omelia fatta a un gruppo di cresimandi: monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, canta Noemi e Marco Mengoni per spiegare “cos’è amore”, per mettere in guardia dalle “facili mode”, per invitare tutti “all’essenzialità”. E adesso il video girato per caso in una chiesa di Scicli – la città set del commissario Montalbano – impazza sul web, come fosse il videoclip di uno dei cantautori più gettonati nelle hit-parade.
Lui è un calabrese purosangue e in Calabria ha conosciuto la vocazione e indossato l’abito talare, avendo ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 20 ottobre 1984 nell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina. E in Calabria ha conseguito anche la sua seconda laurea: dopo quella in Teologia alla Pontificia università gregoriana, quella in Fiolosofia all’Unical di Cosenza. Pochi sanno, poi, del profondo legame tra monsignor Staglianò e Papa Benedetto Sedicesimo, per via degli studi in teologia svolti proprio in Germania. Del resto è Papa Benedetto che lo ha voluto vescovo nominandolo, il 22 gennaio del 2009, presule della diocesi di Noto.
Monsignore, canta da molti anni all’omelia?
“L’anno scorso ho accennato a una strofa di Marco Mengoni durante la giornata della gioventù. L’ho buttata lì, senza pensarci troppo, perché a un certo punto qualche ragazzo mi sembrava un po’ distratto. E, all’improvviso, ho riconquistato tutti. Mi sono sorpreso anch’io dell’effetto che possono fare le canzonette. Anche un minuto su ventotto, com’è accaduto a Scicli”.
Durante l’ultima cresima, però, non ha improvvisato. O è solo molto intonato?
“Da ragazzo suonavo la chitarra. Sono cresciuto cantando Bennato, De Gregori, Renato Zero. Mi piaceva molto la “Locomotiva” di Guccini. Poi, per tanti anni, non ho più coltivato la passione per il canto. Però, la musica mi è rimasta dentro”.
E adesso quale canzone sta preparando per parlare ai suoi ragazzi?
“Non una, ma cinque canzoni. Alla prossima giornata della gioventù, che si terrà a maggio, proporrò “Guerriero” ed “Esseri umani” di Marco Mengoni; poi, “Fatti avanti amore” di Nek, la “Cura” di Franco Battiato e “Ritornerò da te” di Giovanni Caccamo, il bravo cantante che ha vinto Sanremo giovani, che è originario di Modica, diocesi di Noto”.
Dica la verità, qualche tema lo ha anche tratto dalle canzoni dei suoi autori preferiti?
“Guardi, qualche mese fa un sacerdote è venuto di corsa da me con un cd di Marco Mengoni. L’ha inserito nello stereo e abbiamo ascoltato alcune canzoni, tutte bellissime. Poi, mi ha detto: “Eminenza, ma questo cantante le ha rubato i temi delle sue omelie”. “È vero”, gli ho risposto. E abbiamo riso un po’”.
Alla cresima di Scicli, il 22 marzo, i ragazzi hanno finito per cantare in coro con lei. Se l’aspettava?
“Ho citato la canzone “Vuoto a perdere” di Noemi per rimarcare il rischio che troppo spesso corriamo, anche senza accorgercene. La frase di Mengoni “mentre il mondo cade a pezzi” è stato un altro pretesto, perché giovani e meno giovani capiscano meglio. Tante altre citazioni autorevoli scivolerebbero via. Sa quante volte ho recitato versi di Dante, di Leopardi o di Whitman? Purtroppo, non fa lo stesso effetto”.
Lei è da sei anni alla guida della diocesi di Noto, prima è stato parroco nella sua Calabria, ed è anche docente di teologia. Le omelie in musica sono un altro passaggio della Chiesa del rinnovamento voluta da Papa Francesco?
“La missione principale della Chiesa è annunciare il Vangelo e la bellezza umana di Gesù per il mondo. La musica ci può aiutare davvero tanto a parlare ai giovani. E non solo a loro, perché uno dei temi principali su cui invito a riflettere è questo: come restare umani oggi”.
A Scicli, partendo da Marco Mengoni è arrivato a una condanna pesantissima dei funzionari pubblici corrotti.
“Chi prende una mazzetta non è più un essere umano. Canto Mengoni anche per aprire il cuore di chi ha responsabilità nelle nostre comunità. E voglio che tutti i miei ragazzi cantino assieme a me, così ci sentiranno anche fuori dalle chiese”.
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