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In ufficio. Anzi no… a fare benzina

COSENZA Mentre risultavano in ufficio, in realtà andavano a fare benzina o passavano dalla loro casa. Perché alcuni “furbetti del cartellino” abitano anche vicino al loro luogo di lavoro. Il modus op…

Pubblicato il: 14/04/2015 – 14:46
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In ufficio. Anzi no… a fare benzina

COSENZA Mentre risultavano in ufficio, in realtà andavano a fare benzina o passavano dalla loro casa. Perché alcuni “furbetti del cartellino” abitano anche vicino al loro luogo di lavoro. Il modus operandi degli indagati nell’inchiesta “Camice bianco” – che coinvolge dipendenti dell’Asp di Cosenza pure con ruoli dirigenziali – è sempre lo stesso: il famoso badge timbrato dai colleghi quando si decideva di non andare proprio a lavoro. Infatti, per la Procura gli indagati avrebbero potuto reiterare il reato. Per questo motivo, i pm Antonio Bruno Tridico e Domenico Assumma – titolari del fascicolo – avevano chiesto la misura cautelare dell’obbligo di firma. Ma il gip del tribunale di Cosenza, Salvatore Carpino, ha rigettato tale richiesta.
Le indagini riguardano Luigi Miceli, Mario Avellino, Anna Maria Conforti, Emilia Lopez, Francesca Zinno, Angela Campolongo, Romeo Perri, Anna Turano, Ippolito Spagnuolo, Pasquale Morrone, Marina Sammarra, Giulia Manna, Pia Pignataro, Katja De Rose, Isabella Polillo, Rosalia Cianflone, Annarita Salvo, Carla Caputo, Giovanna Trimarchi, Maria Naccarato, Pieraldo Russo, Gisella Rizzuti, Vincenzo Reda, Asclepiade Felicioli, Alberto Bevilacqua, Elvira Vigna, Claudio Naccarato, Eugenio Presta, Luigi Carelli, Bice Cassazone, Orlando Spizzirri e Luca Pati.
Si tratta di 32 persone, tutte dipendenti – alcune anche con ruolo dirigenziale – dell’azienda sanitaria provinciale, accusate del reato di truffa aggravata e continuata perpetrata ai danni della stessa azienda sanitaria. I provvedimenti sono stati emessi sulla scorta delle indagini coordinate dal procuratore Dario Granieri e dai sostituti procuratori Tridico e Assumma e condotte dal nucleo investigativo del reparto operativo, guidato dal capitano Michele Borrelli.
Secondo l’accusa, gli indagati, in servizio all’ospedale civile o nelle varie sedi dell’Asp, durante l’orario di servizio, regolarmente retribuito, anche con prestazioni extra di straordinario, «con sistematicità e abitualità», avrebbero posto in essere condotte di truffa in danno dell’amministrazione di appartenenza attraverso la falsificazione degli orari di presenza e di uscita, mediante l’infedele timbratura del cartellino marcatempo. In una circostanza, secondo quanto reso noto, sarebbe stata accertata l’effrazione di un distributore automatico di alimenti e bevande con la conseguente asportazione del denaro contenuto da parte di due indagati. Secondo quanto emerso e documentato dagli inquirenti, alcuni mentre risultavano al lavoro – soprattutto la mattina – dalle 10 in poi si allontanavano. In alcuni casi, è stato possibile ricostruire gli spostamenti: si andava a fare benzina, in qualche negozio, in qualche ufficio e poi si passava da casa prima di fare ritorno nella propria sede di lavoro. Tra le persone coinvolte anche dipendenti dell’ufficio Vaccinazioni, dell’ufficio pubbliche relazioni e del consultorio dell’Asp e personale tecnico del reparto di Ingegneria clinica dell’ospedale “Annunziata”. Ma non solo. Il sistema, contestato dalla Procura, è – secondo l’accusa – diffuso a macchia d’olio. In tutti i settori e a tutti i livelli.

 

IL FURTO DELLE MONETINE AL DISTRIBUTORE DI BEVANDE
Ma c’è un episodio, in particolare, che è emerso nel corso dell’intensa attività investigativa. Orlando Spizzirri e Luca Pati, infatti, devono rispondere anche del furto di monete dal distributore automatico di bevande nei pressi del reparto di Gastroenterologia dell’Annunziata. Per la pubblica accusa, mediante un piede di porco e di due cacciaviti avrebbero forzato il portellone del distributore automatico. Con l’aggravante di aver commesso il furto mentre erano in servizio. Spizzirri lavorava alle dipendenze della “Dussman service srl”, concessionaria del servizio di pulizie nell’ospedale e con la divisa da operatore avrebbe – mettono nero su bianco gli inquirenti – giustificato la loro presenza sul posto e le operazioni di spostamento del dispenser in un luogo isolato del corridoio in modo da essere nascosti.

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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