REGGIO CALABRIA Dieci anni per Safa Aatiq, otto ciascuno Angelo Calabrese e Domenica Giovanna Catalano: è questa la pena decisa dal gup di Reggio Calabria per gli aguzzini di un disabile reggino di trentaquattro anni, violentato, seviziato, umiliato in una notte di orrore dal branco di cui i tre fanno parte. Un incubo in cui il trentaquattrenne – affetto da una grave forma di disabilità che lo rende invalido all’85 per cento – era precipitato la sera del 24 gennaio di due anni fa, quando era stato invitato a una festa di compleanno, cui si è presentato fiducioso e contento. Non sapeva né immaginava che di quella serata sarebbe diventato la vittima sacrificale. In sei lo hanno stordito con l’alcol, per poi sottoporlo alle peggiori angherie, mettendogli una catena al collo come se fosse un cane, costringendolo a camminare carponi al guinzaglio, sputandogli contro, costringendolo a baciare loro i piedi, per poi violarlo con un bastone. Tra risate, grida e alcol che scorre a fiumi, all’uomo – stordito dall’alcol che i suoi aguzzini lo hanno costretto a bere – sono state inflitte ogni genere di sevizie, di fronte agli occhi di due bambine – una di due anni, l’altra di pochi mesi – che, in presenza dei genitori, sono state testimoni incolpevoli delle azioni più brutali. La più grande è stata addirittura posizionata sulla schiena della vittima, quando si trovava a terra gattoni. Stando a quanto emerso dalle indagini coordinate dal pm Sara Amerio, a fare da regista alla nottata di orrore del ragazzo sarebbe stata una delle donne, che inizialmente avrebbe coinvolto il giovane in un ballo sensuale, poi sfociato presumibilmente negli abusi sessuali, avvenuti – sottolineano i magistrati – abusando delle condizioni di inferiorità psichica della vittima, da più persone riunite in gruppo e con le aggravanti di aver commesso il fatto per motivi abbietti e futili nonché di aver agito con crudeltà e con l’uso di sostanze alcoliche. A denunciare la notte di orrore alle forze dell’ordine non è stato nessuno dei presenti, magari colto da tardivi rimorsi per le sevizie inflitte, ma la madre del ragazzo. Una mano anonima infatti, le lascerà di fronte casa un video che documenta senza filtri tutte le angherie subite dal figlio e che la donna deciderà di consegnare ai carabinieri, chiedendo giustizia per il suo ragazzo reso inerme dalla disabilità. Immagini – commenteranno i militari, dopo aver visionato il filmato per identificare i presenti – a dir poco raccapriccianti, che risulteranno però una prova schiacciante contro gli aguzzini dell’uomo, che la telecamera inquadra distintamente mentre denudano il trentaquattrenne, lo costringono a stare gattoni, lo cavalcano come se fosse un pony, gli impongono di mettere un guinzaglio, portandolo in giro per casa come se fosse un cane, lo calpestano, lo stuprano nei modi più abietti. Un documento di incredibile brutalità, oggi costato la condanna a chi le ha commesse.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
x
x