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A Reggio l'omaggio dei "camerati" al Duce

REGGIO CALABRIA Dalle sentinelle in piedi all’avvocato Tuccio, dall’ex assessore Agliano ai giovani nostalgici con tanto di maglietta in onore del Duce, dai volti noti della destra dura e pura, come…

Pubblicato il: 28/04/2015 – 11:44
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A Reggio l'omaggio dei "camerati" al Duce

REGGIO CALABRIA Dalle sentinelle in piedi all’avvocato Tuccio, dall’ex assessore Agliano ai giovani nostalgici con tanto di maglietta in onore del Duce, dai volti noti della destra dura e pura, come Enzo Vacalebre o il senatore ex missino Renato Meduri, al volto “giovane” dello scopellitismo reggino, capitanato da Daniele Romeo. Nonostante la Curia non abbia celebrato la messa in suffragio di Mussolini – a settant’anni di distanza dalla morte – prevista per questa mattina alla chiesa di San Giorgio al Corso, l’area larga della destra reggina si è ritrovata comunque di fronte al portone che per volere del vescovo è rimasto chiuso, per poi dirigersi tutti insieme alla stele dedicata a Ciccio Franco, omaggiata con uno striscione “La tua Reggio ti onora, Ciccio Franco presente”.
Niente saluti romani, niente slogan, dopo le polemiche degli ultimi giorni tutti – sotto lo sguardo vigile degli agenti della Digos – stanno molto attenti a che nessuno si faccia trasportare da entusiasmi nostalgici. Ma i commenti a mezza bocca sono al vetriolo. Quella messa negata è stato un atto politico su richiesta del sindaco Giuseppe Falcomatà, ripetono come un mantra vecchi e giovani nostalgici dei fasti della Rsi. «La nostra voleva essere una commemorazione che si ripete da decenni e non riusciamo a capire le motivazioni che abbiano spinto a negarla», spiega Enzo Vacalebre. «Quello di Mussolini è stato un omicidio dunque non credo che il problema possa essere stato questo». Niente apologia del fascismo, ribadisce, solo una commemorazione organizzata non dal movimento politico che presiede, “Alleanza calabrese”, ma da anonimi «camerati reggini». «Noi avevamo intenzione di dire una santa messa in suffragio», afferma Vacalebre, che ribatte a chi gli fa notare che anche una messa è il riconoscimento di una sorta di onore al dittatore. «Chi può affermare che Mussolini non meriti un ricordo?». Va giù duro l’ex consigliere provinciale Franco Perrelli, per il quale «la messa ad un morto è un gesto cristiano. L’arcivescovo l’ha negata per ordine pubblico, ma da sessant’anni la messa a Mussolini è stata celebrata. Quindi il vescovo non si poteva permettere di negarla».

 

striscione

 

Una decisione «aberrante» aggiunge, che si spiega «non certamente per ordine pubblico, per come la penso io, ma verosimilmente perché il signor sindaco elargisce alla Caritas 700mila euro ogni anno. Verosimilmente se la sono stretta a tavolino». Cattolico, praticante, osservante – così si definisce – Perrelli afferma che «i miei amici sacerdoti devono dire grazie a sua eccellenza Benito Mussolini per i Patti Lateranensi», scagliandosi contro la «anacronistica» celebrazione del settantesimo della Liberazione. Un aggettivo che non riserva alla messa in programma per oggi, con successiva visita alla stele di Ciccio Franco perché «questa è una messa in suffragio a Mussolini, non una celebrazione». In realtà, molti dei giovani virgulti della destra, non la pensano proprio così. «Vogliamo rendere onore a un grande statista» dice un giovane con tanto di maglia inneggiante al Duce, seguito a ruota da quello con camicia nera d’ordinanza e fibbia d’argento con l’Aquila littoria che sicuro afferma «l’unico grande errore di Mussolini è stato l’alleanza con i nazisti. Ma nessuno è perfetto. Lui ha fatto centinaia di opere, per un solo errore lo vogliono buttare a terra». La sanguinosa repressione politica e sindacale? «Tutte bugie, il Duce ha creato il sindacato». Per l’ex assessore Luigi Tuccio invece Mussolini sarebbe stato solo uno dei tanti defunti ricordati nel corso di una messa organizzata in suffragio «di tutti i caduti della repubblica sociale italiana, fra cui voglio ricordare Anselmo Vacalebre, che è il padre di Enzo Vacalebre e insieme a lui tutti quelli che si riconoscevano in quei valori». Poco importa per l’avvocato che quelle idee siano state dichiarate incostituzionali nell’atto di fondazione della Repubblica di cui è stato rappresentante eletto, perché «in Italia si garantiscono anche la libertà di pensiero e di opinione». Anche per Tuccio, la sospensione della celebrazione programmata è inaccettabile: «Nel momento in cui la Curia si preoccupa di negare una messa, cioè un atteggiamento proprio degli esseri viventi cioè di operare in suffragio delle anime, anziché valutare quella che è la deriva culturale che c’è in città, cioè di massime espressioni delle commissioni che salutano a pugno chiuso o assumono iniziative consiliari che minano la famiglia, io inizio a preoccuparmi». 

Più diretto è l’ex assessore Giuseppe Agliano, che definisce l’annullamento della messa prevista «ancor più grave se pensiamo che è stato ordinato dal sindaco. Falcomatà esce e dice “mi auguro che la Curia intervenga” e la Curia interviene. È un fatto grave e increscioso che si è verificato in una città che adesso è comunista». Per l’ex assessore, sarebbe stato «un momento di umana pietà che è quello che non ha avuto il vescovo». 

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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