Tempo di bilanci non bugiardi
Giovedì 30 scade il termine, per le giunte comunali, provinciali e regionali, per adottare la delibera con la quale si riaccertano i residui, attivi e passivi, in via straordinaria. Un adempimento sa…

Giovedì 30 scade il termine, per le giunte comunali, provinciali e regionali, per adottare la delibera con la quale si riaccertano i residui, attivi e passivi, in via straordinaria. Un adempimento sancito dalla disciplina dell’armonizzazione contabile e dei bilanci recata dal decreto legislativo 118/2011, implementato dal decreto legislativo 126/2014 e dalla legge di stabilità statale per il 2015. Ciò al fine di determinare un verosimile saldo negativo da gestione da residui, produttivo di disavanzo di amministrazione da “retroagire” all’1 gennaio 2015 e da definire con delibera consiliare, da approvare al massimo entro il prossimo 14 giugno, e da ripianarsi a mente del decreto Mef e Interno del 2 aprile scorso.
Una procedura straordinaria che si sovrappone a quella ordinaria, già complessa per suo conto, che sottoporrà le pubbliche amministrazione calabresi a un esame non facile. Una sequela di atti che vale la pena di riassumere al fine di rendere comprensibile il tutto, anche ai non avvezzi. La “procedura” inizia con il riaccertamento ordinario dei residui propedeutico alla corretta definizione del rendiconto 2014 da approvare in giunta contestualmente all’anzidetto riaccertamento straordinario. Dunque, un esito “straordinario” che non confluisce nel rendiconto 2014, con la conseguenza che il risultato di amministrazione 2014 già emergente dal rendiconto medesimo rimane fine a se stesso. Cioè nasce e “muore”.
A questo punto si renderà necessario correggere il saldo di amministrazione (art. 3, c. 7, lettera b) e variare il bilancio di previsione 2015 (art. 3, c. 7, lettera c, nonché c. 9) e quello pluriennale. E ancora: occorrerà costituire i fondi pluriennali vincolati, da recuperare in quote annuali paritetiche, pretesi dal legislatore a garanzia dell’equilibrio. Quindi, finalmente lo start della nuova contabilità.
A ben vedere una gimkana che appare una via di mezzo tra il classico labirinto e il gioco dell’oca, dalla quale, si spera, escano le certezze e le verità che i calabresi si aspettano dai loro enti locali e dalla Regione.
Di certo, i nostri eroi (rectius, i nostri enti territoriali) saranno puntali nell’adempiere, così come l’attuale stato di crisi, economica e istituzionale, esige e come i calabresi pretendono.
I maggiori problemi saranno quelli insiti nel riaccertamento straordinario dei residui. Questi ultimi distinti in attivi e passivi a seconda se, rispettivamente, accertati, non riscossi e versati nell’anno finanziario ovvero se impegnati, liquidati e non pagati entro la fine dell’esercizio corrispondente. Il saldo verosimilmente negativo è “produttivo” del suddetto fondo pluriennale vincolato del quale tenere conto nel bilancio di previsione dell’anno successivo, da deliberarsi, comunque, in pareggio finanziario di competenza.
Un modo per responsabilizzare la politica in relazione alla certezza dello stock dei residui, attraverso i quali anche le Regioni hanno, sistematicamente, celato disavanzi di amministrazione che contribuiscono per miliardi di euro alla rideterminazione del debito pubblico.
Un percorso indispensabile per partire bene nel corrente esercizio e garantire la verità contabile “rettificata” che dovrà caratterizzare l’insediamento a regime della contabilità imperniata sul principio della competenza finanziaria rafforzata. Una metodologia che condiziona, quanto ai residui attivi e passivi, il rispettivo perfezionamento dell’accertamento e dell’impegno all’atto del formarsi delle obbligazioni pertinenti, salvo rinviare la relativa imputazione in bilancio all’atto della loro corrispondente esigibilità.
Quali i doveri irrinuciabili? Il primo. La verifica dell’attualità delle obbligazioni in essere sotto il profilo civilistico allo scopo di iscrivere ovvero di cancellare quelle che, rispettivamente, avranno o non avranno titolo giuridico giustificativo della loro permanenza o meno. Il secondo, ma prioritario per entità dei valori in gioco, spesso strumentalmente elusi – specie dalla Regione – per fare bella figura e per “liberare” risorse altrimenti inutilizzabili. La reimputazione di quei residui passivi definanziati perché caduti in mera perenzione amministrativa senza avere proceduto, così come si doveva, al riaccertamento degli stessi in relazione alle cause negoziali che ne avevano determinato l’imputazione. Un fenomeno che mette a rischio il reale equilibrio di bilancio, quasi sempre “aggiustato”.
*Docente Unical