LAMEZIA TERME Vent’anni dalla morte di “Mimì” e non sentirli. Sono trascorsi infatti due decenni da quando si è spenta Mia Martini, una delle artiste più rappresentative del panorama musicale italiano, che dal 1872 – anno di “Piccolo uomo” – agli anni ’90, ha sfornato un successo dietro l’altro.
Originaria di Bagnara Calabra e sorella dell’altrettanto nota Loredana Berté, la vita di Mia è costellata dall’affermazione in ambito professionale (celebri sono rimaste “Almeno tu nell’universo”, “Minuetto” e “Gli uomini non cambiano”) ma, parallelamente, da una vita personale piuttosto travagliata.
Il mondo dello showbiz è fatto, per lei, di gioie e dolori: ben presto, all’apprezzamento accordatole ovunque per la voce unica e l’interpretazione appassionata, si uniscono vili maldicenze e cattiverie, che negli anni la portano ad abbandonare, se non la musica, le luci della ribalta. Siamo negli ultimi anni ’80, e Mia decide di cercare conforto nella sua terra, la Calabria, dove si “rifugia” per cercare di digerire le bassezze subite.
Si lascia alle spalle la storia con Ivano Fossati, si allontana dalla sorella ma ritrova l’affetto del padre, con cui aveva avuto un rapporto travagliato. Il 1989 è l’anno del ritorno sul palco e di “Almeno tu nell’universo”, con cui rientra con clamore a Sanremo, conquistando il premio della critica. Il 1993 è l’anno di “Cu ‘mmè” con i partenopei Roberto Murolo ed Enzo Gragnaniello.
Nessuno si immagina che, appena due anni dopo e al massimo del successo – il 12 maggio del 1995 – il corpo dell’appena 47enne, sarebbe stato trovato esanime, privo di vita, nell’appartamento di Cardano al Campo.
Un epilogo tragico e un presunto arresto cardiaco per un artista che, tuttavia, è riuscita a far vivere la sua voce fino a oggi, eleggendosi a icona della musica calabrese e italiana. Ogni anno Bagnara le dedica, per ricordarla, il premio a lei intitolato rivolto ai giovanissimi dai quattro ai tredici anni e, dai quattordici in su, alle nuove proposte europee.
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