REGGIO CALABRIA «Ancora no, ma anche noi aspettiamo solo di sapere quando». La laconica risposta dei legali, quando si chiede loro se il pm Giuseppe Lombardo abbia già proceduto alla non annunciata, ma ormai quasi scontata, richiesta di modifica del capo di imputazione anche per l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, rivela – forse- come anche le difese abbiano ormai preso coscienza di un definitivo aggravarsi del quadro accusatorio. Ma bisognerà aspettare. Una nuova eccezione di inutilizzabilità degli atti di indagine avanzata dalle difese, ancora una volta ha costretto il collegio presieduto dal giudice Natina Pratticò a una lunga camera di consiglio, conclusasi al pari delle altre occasioni con un rigetto. Dopo la lettura dell’ordinanza, a causa dei contestuali impegni di uno dei legali, il difensore di Chiara Rizzo, Bonaventura Candido, l’udienza è stata rimandata alla prossima settimana.
Ma in chiusura, proprio l’avvocato Candido è stato il protagonista di uno scontro durissimo con il pm. La richiesta comune a tutte le difese di far allontanare dall’aula uno dei testimoni di polizia giudiziaria chiamato a deporre nelle prossime udienze è stata perorata forse con un po’ troppo fervore dall’avvocato della Rizzo, arrivato fino ad accusare il pm Lombardo di «slealtà» e atteggiamenti poco consoni. Parole che hanno fatto inalberare il sostituto della Dda, che ha chiesto e ottenuto la trasmissione al proprio ufficio del verbale d’udienza per «eventuali provvedimenti». Istanza cui il legale ha risposto chiedendo la trasmissione del medesimo verbale al consiglio dell’Ordine di Reggio Calabria e di Messina. Scintille subito sedate dal presidente, che si è limitata ad assecondare entrambe le richieste e dichiarando chiusa l’udienza. Ma lo scontro, già in passato esploso in duri botta e risposta fra accusa e difesa, sembra solo rimandato alle prossime udienze.
a. c.
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