REGGIO CALABRIA Sono andati a vuoto i tentativi di interrogare Pasquale Laurendi, il 55enne reggino arrestato due giorni fa perché ritenuto responsabile dell’omicidio della moglie Antonia Latella e della suocera Carmela Cicciù. Affetto da una grave patologia psichiatrica e per questo dichiarato legalmente interdetto nel 2001 – come dimostrato dalla sentenza che il suo legale, l’avvocato Latella, ha oggi prodotto – al secondo interrogatorio fissato per oggi, l’uomo si è mostrato al giudice e agli inquirenti totalmente abulico, passivo, incapace persino di declinare anche le proprie generalità. Qualche ora prima, alle 9.30, gli agenti di custodia avevano ritenuto di non poterlo neanche trasferire nella sala degli interrogatori a causa delle sue condizioni.
Un primo tentativo di ascoltare Laurendi era stato fatto già a poche ore dall’arresto, quando ancora non se ne conosceva la patologia psichiatrica, ma l’uomo aveva dato in escandescenze. Una reazione che aveva provocato l’immediato intervento tanto del personale della Mobile presente nella stanza del pm Sara Amerio, che coordina le indagini, come degli agenti di guardia, che – ha informato il procuratore aggiunto Gaetano Paci – «hanno immobilizzato l’uomo e lo hanno portato via. Nonostante questo, mentre veniva accompagnato nelle celle di sicurezza del Cedir ha continuato a tentare di divincolarsi e a scagliarsi con la testa contro la parete».
Proprio gli atti di autolesionismo di cui si rende protagonista Laurendi preoccupano oggi pm, giudici e legali, che hanno l’obbligo di garantire le massime tutele tanto al fermato, come agli agenti di custodia che sono chiamati a gestirlo. In serata, il direttore sanitario del carcere, Pangallo, fornirà una prima perizia sulle condizioni psicofisiche di Laurendi, tuttora sottoposto a terapia psichiatrica, ma probabilmente anche sulla sua compatibilità con la detenzione. Una condizione assolutamente inesistente per l’avvocato Latella, che già oggi in sede di interrogatorio, ha sottolineato come Laurendi – proprio perché legalmente interdetto – non potesse essere neanche fermato, ma dovesse essere sottoposto a ricovero in una specifica struttura protetta. Strutture, dicono fonti di Procura, in Calabria pressoché inesistenti.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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