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«Nessun favore alla "lobby" dei dentisti»

Riceviamo e pubblichiamo:   Il Corriere della Calabria lo scorso 18 luglio ha pubblicato un articolo in cui si sostiene che il disegno di legge firmato dalla giunta Oliverio il 21 maggio 2015 co…

Pubblicato il: 25/07/2015 – 17:05
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«Nessun favore alla "lobby" dei dentisti»

Riceviamo e pubblichiamo:

 

Il Corriere della Calabria lo scorso 18 luglio ha pubblicato un articolo in cui si sostiene che il disegno di legge firmato dalla giunta Oliverio il 21 maggio 2015 costituisce un “favore” concesso dal presidente della Regione alla “lobby dei dentisti”. In qualità di gruppo direttivo della sezione Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) della provincia di Catanzaro, desideriamo chiedere di poter esercitare il nostro diritto di replica pubblicando questo articolo.

Per dovere di cronaca e per rendere di facile comprensione l’argomento, è utile ricordare che dal 2008 in Calabria vige una legge regionale che regolamenta la materia delle autorizzazioni per le strutture sanitarie. La norma in questione, per la scarsa chiarezza del testo, ha posto enormi difficoltà interpretative ed ha creato negli anni una serie di contenziosi che hanno avuto come vittima i titolari di piccoli studi dentistici, bersagliati da controlli dei Nas con applicazione di multe per decine di migliaia di euro. Ovviamente, queste sanzioni sono state impugnate davanti agli organi di giustizia e hanno visto sempre vittoriosi i piccoli professionisti e soccombente l’amministrazione, sia nel primo che nel secondo grado di giudizio. Infatti, anche la Corte di Appello di Catanzaro ha chiarito e confermato come non sia necessaria l’autorizzazione quando non sia dimostrabile che nello studio si svolgano attività di chirurgia ambulatoriale e/o invasiva.
Unico scopo del disegno di legge regionale del maggio scorso è la tutela della salute dei pazienti nell’esercizio delle attività odontoiatriche attraverso una semplificazione che è solo normativa e nulla toglie agli standard di garanzia e sicurezza per la salute richieste in uno studio, ma consente agli operatori del settore di poter operare serenamente nella consapevolezza di rispettare una norma finalmente chiara.
Vorremmo precisare innanzitutto che il nuovo testo di legge non «liberalizza le procedure per l’accreditamento degli studi privati», procedure che non sono interessate dal progetto di legge in esame, ma si occupa di regolamentare le autorizzazioni. Si continua a far confusione tra due parole chiave: autorizzazione e accreditamento, trasmettendo immotivate preoccupazioni e dubbi ai cittadini.
Non si può in alcun modo poi parlare di «sanatoria»: siamo di fronte a un disegno di legge che regolamenta gli obblighi dei professionisti nella nostra regione, finalmente in modo chiaro, uniformandosi alle numerose sentenze che negli anni si sono sempre dimostrate orientate in una sola direzione.
Il vero interrogativo non è quello di un non meglio precisato dirigente regionale che paventa il mancato ricorso in Cassazione contro l’ennesima sentenza favorevole ad un dentista, bensì il seguente: quante spese a carico dei cittadini e quanto impegno di dipendenti pubblici ed avvocati dello Stato occorre ancora sprecare per dimostrare che la legge è rispettata anche senza questa ulteriore autorizzazione?
Gli esperti dell’Avvocatura regionale hanno ritenuto opportuno fermarsi dopo due sconfitte dell’amministrazione in altrettanti gradi di giudizio.
Utile rammentare che anche la sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 2013, in riferimento alla legge regionale delle Marche in materia autorizzativa, ha affermato che è illegittima l’interpretazione della norma regionale qualora induca a ritenere che gli studi odontoiatrici sono sempre sottoposti ad autorizzazione amministrativa. Infatti, il D.Lgs. 30 dicembre 1992, n.502 stabilisce che «l’autorizzazione all’esercizio di attività sanitarie è, altresì, richiesta per gli studi odontoiatrici, medici e di altre professioni sanitarie, ove attrezzati per erogare prestazioni di chirurgia ambulatoriale, ovvero procedure diagnostiche e terapeutiche di particolare complessità o che comportino un rischio per la sicurezza del paziente…».
È d’obbligo esprimere tutto il nostro disappunto quando tesi elaborate senza sentire alcun esponente della “controparte” vengono amplificate da un quotidiano di prestigio e di larga diffusione. Perché parlare di lobby? Perché parlare di blitz sanitario o colpo di mano? È importante ricordare che l’odontoiatria privata è costituita nel nostro Paese da un esercito di silenziosi e seri professionisti che con quotidiano impegno forniscono il 95% dell’assistenza odontoiatrica complessiva.
È assolutamente scorretto parlare di deregolamentazione e rischio per la sicurezza dei cittadini.
La strada della semplificazione burocratica non deve essere erroneamente vista come una deregolamentazione o un’assenza di controlli.

 

Andi – Associazione nazionale dentisti italiani
sezione provinciale di Catanzaro

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