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Il porto di Gioia: tra occasioni sprecate e futuro

Pochi forse sanno che Gioia Tauro ha già una zona franca. Si tratta della Zona franca doganale non interclusa ed è stata istituita nel lontano 2003. Per molti anni è stata l’unica zona franca di qu…

Pubblicato il: 11/08/2015 – 9:01
Il porto di Gioia: tra occasioni sprecate e futuro

Pochi forse sanno che Gioia Tauro ha già una zona franca. Si tratta della Zona franca doganale non interclusa ed è stata istituita nel lontano 2003. Per molti anni è stata l’unica zona franca di questo tipo in Italia. Negli anni recenti si sono aggiunte come Zone franche doganali non intercluse Taranto e Nola. Crea sicuramente perplessità il fatto che nessuno in Calabria, né tra i politici, né tra i burocrati abbia pensato di utilizzare concretamente questo vantaggio, cristallizzando così l’ennesima opportunità sprecata dalla Calabria, tenuto conto che su questo schema di vantaggio fiscale si gioca una parte della competitività di molti porti europei. Il nuovo codice doganale dell’Ue ha abolito le Zone franche doganali non intercluse che dal 1 maggio 2016 scompariranno. Taranto, diventata Zona franca non interclusa nel 2014 nel frattempo ha già chiesto al governo la conversione in Zes (Zona economica speciale) della Zona franca doganale non interclusa. Aver sprecato l’opportunità della Zona franca non interclusa è uno dei tanti errori strategici che hanno impedito al porto di Gioia Tauro di esprimere le proprie potenzialità e su questo occorre recitare un grande mea culpa collettivo.

Lo scenario competitivo dei trasporti marittimi è sempre in rapido cambiamento e i terminalisti dei porti non hanno grandi barriere all’uscita. Un terminalista può scegliere di cambiare porto, vedi il caso di Evergreen a Taranto, da un giorno all’altro e quasi senza costi se percepisce che in un altro porto esistono delle possibilità di riduzione di costo. Se non si agisce in fretta e in linea con le esigenze del mercato si rischia la desertificazione dell’infrastruttura.
La proposta di istituzione della Zes è sicuramente un fatto importante e può rappresentare un elemento vincente per la Calabria e per l’Italia, per dimostrare al mondo che siamo in grado di intercettare le opportunità della globalizzazione ed essere al passo con i paesi più avanzati e dinamici. A nostro avviso in Calabria le condizioni per istituire una Zes ci sono tutte ed anche più: forte disagio occupazionale, sottosviluppo economico ed assenza di una strategia di politica industriale nazionale di sviluppo per il territorio regionale. Il potenziale strategica del Porto di Gioia Tauro com’è noto va oltre i confini regionali e diventa fondamentale soprattutto in una fase in cui nella sponda sud del Mediterraneo permangono disordini che allontanano gli investimenti da parte delle multinazionali, in un momento storico nel quale il Mediterraneo con il potenziamento di Suez, è tornato al centro dei traffici commerciali internazionali.
Tuttavia istituire la Zes non sarà facile. Il percorso della Zes ha trovato e troverà ancora forti resistenze, anche se sempre non palesate, perché va a sconvolgere lo scenario competitivo portuale italiano e in prospettiva di tutto il Mediterraneo. È, pertanto, necessario ed opportuno prevedere un “piano B”: cioè un piano che sfruttando la legislazione esistente permetta di costruire un’area di vantaggio doganale e fiscale, attraverso ad esesempio la defiscalizzazione di tutte le imposte regionali e comunali, l’utilizzo dello strumento delle Zone franche urbane e cosa ancora più importante l’istituzione di un’Agenzia regionale per l’attrazione degli investimenti esteri con sede a Gioia Tauro, che sia un interlocutore burocratico unico e che raggruppi tutti gli attori che si occupano di attrazione di investimenti esteri, facilitando così gli investitori. Ciò è possibile e va fatto subito, perché permette di ottenere dei risultati immediati e perché forse può accelerare anche il percorso di nascita della Zes vera e propria.

 

*docenti Università “Mediterranea” di Reggio Calabria

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