Prima che la Provincia muoia
La consueta pubblicazione delle “tabelle” di fine anno dei due quotidiani economici più importanti del nostro Paese ci ha proposto l’aggiornata “radiografia” delle nostre città e delle nostre Provinc…
La consueta pubblicazione delle “tabelle” di fine anno dei due quotidiani economici più importanti del nostro Paese ci ha proposto l’aggiornata “radiografia” delle nostre città e delle nostre Province.
In riferimento alla provincia di Catanzaro, i dati sottolineano, riconfermandoli nella sostanza, quelli degli anni precedenti: una condizione largamente insoddisfacente sul versante produttivo ed economico e ancor più grave su quello occupazionale e sociale.
L’unica eccezione positiva, che merita una riflessione supplementare, emerge sul “sistema salute”, che indica la nostra provincia come la migliore della Calabria e fra le prime venti realtà del nostro Paese con percentuali molto significative sulla presenza di personale medico e infermieristico in riferimento al numero di posti letto; l’ostetricia e ginecologia si presenta con un balzo notevolissimo in positivo; con conferme su quelli in cardiologia, unità coronarica e cardiochirurgia, rianimazione e terapia intensiva. Stabili, invece, i posti letto oncologici, mentre è significativa ed oltremodo positiva la presenza di Tac e Rmn (risonanza magnetica) in rapporto agli abitanti. Non incoraggiante il dato sulle apparecchiature di emodialisi, mentre migliorano ma non di molto il numero dei gruppi radiologici e ventilatori polmonari.
Nel complesso, quindi, la provincia di Catanzaro non ha prodotto alcun salto di qualità in nessuno dei principali settori che riguardano la vita dei cittadini e ciò appare tanto più grave se si considera che si tratta di una realtà con gli indicatori fra i peggiori d’Italia. Eppure, le “fotografie” che le statistiche ci forniscono per il nostro territorio fanno a pugni e stridono fortemente con il quadro “di prospettiva” che il presidente della Provincia ha delineato proprio negli scorsi giorni, quando ha immaginato l’Area vasta, che ancora semplicemente non esiste, come il naturale e automatico “ente intermedio” che sostituirà quello, “provinciale”, che sta per morire a seguito della legge Delrio.
Ci sono note le posizioni del presidente Bruno che, da tempo, difende a oltranza la “Provincia” di sempre che è esattamente quella che Renzi vuole spazzare via; allo stesso modo ci sforziamo di far comprendere, senza successo evidentemente, che la cosiddetta “Area vasta” è ancora soltanto e solamente una pura esercitazione retorica e nulla di più, in assenza di un impianto legislativo regionale che ne illustri compiti, limiti, funzioni e meccanismi di formazione e di governo. C’è la necessità, cioè, di rivoluzionare la Provincia pensando a un nuovo ente capace di governare le grandi sfide che la contemporaneità pone davanti alla nostra terra, senza conservare strumenti e strutture inefficaci e incapaci di programmare lo sviluppo locale.
E mentre in queste ore, il presidente del Consiglio Renzi spinge fortemente per l’approvazione delle ultime “letture” della riforma costituzionale al fine di consentire la convocazione del referendum confermativo entro l’autunno prossimo, non possiamo apprezzare che la Provincia di Catanzaro non riesca a esercitare le funzioni, ancora detenute, della “pianificazione territoriale” attraverso il diretto coinvolgimento del consiglio provinciale e dell’assemblea dei sindaci. Infatti, più volte abbiamo sollecitato invano i presidenti della Provincia – anche prima dell’elezione di Bruno – a partire dai contenuti e dagli strumenti già previsti del vigente Ptcp di Catanzaro e dal documento congiunto e unitario approvato dai consigli comunali dei Comuni di Lamezia Terme e Catanzaro per pensare in modo “organico” lo sviluppo del territorio provinciale. Le imponenti trasformazioni in corso sull’intera Area centrale della Calabria necessitano di un ente capace di organizzare le proprie azioni strategiche tenendo conto delle previsioni degli strumenti comunitari, della chiara evoluzione sul trasporto pubblico locale e dalla profonda trasformazione di alcuni ambiti che, sebbene non direttamente riconducibili alla pianificazione territoriale (per esempio il sistema sanitario), sono incidenti profondamente sul territorio intero.
Occorre dotarsi, oggi e subito, delle capacità politiche e tecniche idonee a imprimere una svolta programmatoria e di coinvolgimento delle amministrazioni comunali e delle organizzazioni di categoria, al fine di superare vecchi egoismi e obsoleti campanilismi. Per recuperare l’enorme distanza in termini occupazionali e sociali, produttivi ed economici, di qualità della vita e di benessere, è fondamentale che l’Area centrale della Calabria diventi il fulcro produttivo, di servizi e infrastrutturale dell’intera Calabria. Per realizzare tutto ciò, da tempo si avverte chiaramente la necessità e l’urgenza di includere in un progetto organico le attuali ex province di Crotone e Vibo Valentia, ricollegando in un unico, positivo e virtuoso disegno politico e amministrativo l’avanzamento della Regione.
Per un ente come l’attuale Provincia, votata a un’imminente fine, sarebbe il migliore “canto del cigno” e il più convincente e credibile avvio di una nuova stagione di protagonismo locale.
*Consigliere nazionale Anci e dirigente Pd Calabria