VIBO VALENTIA I carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia hanno fermato Francesco Salvatore Fortuna, 34 anni, ritenuto esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta Bonavota di Sant’Onofrio. L’uomo è indiziato dell’omicidio del pluripregiudicato Domenico Di Leo, ucciso nell’estate del 2004 a 33 anni con numerosi colpi di kalashnikov e di fucile calibro 12. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal sostituto Camillo Falvo e condotte della compagnia di Vibo Valentia, hanno contestualizzato il fatto di sangue nel corso delle investigazioni sul taglio di mille ulivi patito nel 2011, quale estorsione, da una cooperativa con scopi benefici gestita anche da religiosi a Stefanaconi, concluse dall’Arma, dopo due anni, con l’arresto dei vertici dei Bonavota.
Il fatto aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale per le sue modalità odiose, che il vescovo di Vibo Valentia non aveva esitato a definire «un’offesa a Dio ed agli uomini». Di Leo sarebbe stato eliminato nelle dinamiche di contrasti interni al clan, originati da differenti vedute sulla allocazione di imprese nella zona industriale di Maierato. Il direttorio della consorteria, infatti, propendeva per la realizzazione di un centro commerciale, mentre Di Leo per una catena di autolavaggi. Il pretesto dell’omicidio è stato individuato in un’offesa fatta da Di Leo ad un maggiorente dei Bonavota, che aveva intrattenuto una relazione sentimentale con la cugina, da lui non condivisa. Si è rivelato determinante l’apporto dagli accertamenti scientifici dei carabinieri del Ris di Messina.
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