SCILLA «Bisogna combattere, opporsi, denunciare». Marco Tullio Giordana è sulla stessa lunghezza d’onda di Nicola Gratteri. La mafia, e la ‘ndrangheta in particolare, si può sconfiggere solo con l’impegno civico. Con il coraggio, declinato nelle sue forme più etiche o esistenziali. Principi e riflessioni che ieri hanno costituito la trama portante dell’incontro avvenuto al Castello Ruffo di Scilla, nel corso della penultima tappa di “Il coraggio oltre la narrazione – la storia di Lea, le storie di chi non si arrende”. Una tre giorni e cinque incontri che, partendo da Cittanova, ha toccato le città di Vibo Valentia, Reggio Calabria, Scilla, e che si concluderà oggi al Cinema Citrigno di Cosenza.
L’evento è nata dalla volontà del reggino Alessio Praticò, l’attore che nel film di Marco Tullio Giordana interpreta Carlo Cosco, compagno di Lea Garofalo e mandante del suo omicidio. «Chiesi a Marco Tullio: “Ti va di venire in Calabria?”. Mi rispose: “Perché no?». A organizzare l’evento anche Sabbiarossa edizioni e Reggio cinema.
Durante l’incontro, moderato dalla giornalista Paola Bottero, sono intervenuti anche il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, il sindaco di Scilla, Pasquale Ciccone, e l’assessore alla Cultura Marinella Gattuso.
LECTIO MAGISTRALIS La storia di Lea è il fil rouge di questo dibattito, senza però che la versione cinematografica entri in relazione con la realtà calabrese da cui è nata. Una lectio magistralis di quasi due ore in cui sia Giordana sia Gratteri hanno scoperto di avere tanti punti d’incontro: uniti dall’amore per la terra (quella da coltivare) e la convinzione che cultura e istruzione siano le armi più efficaci per combattere la criminalità organizzata.
In linea con questo pensiero c’è il sindaco Ciccone: «Per rilanciare Scilla si deve puntare sul turismo, che non può esistere se manca la cultura. La nostra speranza è che un grande regista come Giordana possa innamorarsi di questo posto e che realizzi qualcosa di importante in questa città».
IL PROGETTO Tutto il progetto nasce da una frase di Antoine de Saint-Exupéry: «Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito». Insegnare è il primo passo per sperare nel riscatto dei giovani che confidano in quello stesso Stato da cui si sentono, spesso, abbandonati. «Prima della ‘ndrangheta e della politica – dichiara Gratteri – il problema più grosso della Calabria è la pubblica amministrazione, lo zoccolo duro dell’Italia che ti blocca e ti impedisce qualsiasi tipo di progettualità. Stiamo vivendo un momento di ignoranza e analfabetismo e stiamo diventando sempre più l’Africa del Nord. Sono molto preoccupato per il grado d’istruzione che c’è in Italia. Lo ripeterò fino alla nausea ai politici: non date soldi alle associazioni antimafia. Raccogliete questi soldi in un fondo e create una scuola a tempo pieno che permetta ai nostri i ragazzi di non essere l’Africa del Nord».
«Prima di sentir dire dalle amministrazioni che la mafia esiste ci sono voluti vent’anni», aggiunge Giordana. «Questo perché prima che delle idee diventino patrimonio culturale del Paese ci vuole tutto questo tempo, se non di più». E continua: «Penso che si debba combattere, opporsi, denunciare, ma anche sapendo che i tempi sono lunghi. L’Italia non è su questa strada, di aver analizzato i problemi e aver trovato una soluzione». Da qui l’importanza di portare i film e la cultura nelle scuole. «Io ho sempre pensato che i film non finiscano con la parola “fine”. I film continuano nella spettatore, nell’impressione che se ne ha dopo, nel ripensarci, nel capirne la lezione e trasformarla in consapevolezza».
BAGAGLI Gratteri e Giordana ripescano dal loro bagaglio di vita ed esperienze due realtà a confronto, usi e costumi di oggi che sono il lascito di un passato quasi dimenticato. «L’odio riservato agli italiani a inizio del 900 è lo stesso che noi riserviamo agli immigrati di oggi», dichiara il procuratore di Reggio. C’è la passione per la terra, vera fonte di ricchezza non solo monetaria. «Non è dall’industrializzazione che si risolvono i problemi della Calabria – continua –, l’unica possibilità che possiamo avere è nel turismo e nell’agricoltura» abbattendo quell’individualismo calabrese che minaccia la «cooperazione e puntare al turismo e alla coltivazione». Vivere di turismo risulta più difficile a causa dell’abusivismo edilizio che ha deturpato intere zone costiere. Si lascia lo spazio per parlare del narcotraffico della cocaina, dei riti di affiliazione, dell’agroalimentare e del made in Italy comprato dai francesi. Dal dibattito con gli spettatori riemergono i lavori “sospesi” della Calabria: i lavori dell’ammodernamento della A3, il porto di Gioia Tauro e la Liquichimica di Saline.
In chiusura il regista dei “Cento passi” parla del bergamotto, dell’acqua e delle olive, i prodotti naturali che ci invidia: «Ho provato a piantare il bergamotto in Toscana, ma non vien su. La Calabria è molto più bella della Toscana perché è ancora intatta. Voi potreste coltivare qualsiasi cosa. Spero che lei, Gratteri, sia nelle condizioni di influenzare chi di dovere per fare dei grossi cambiamenti che diano la giusta tranquillità agli imprenditori di poter investire in questa terra».
Miriam Guinea
redazione@corrierecal.it
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