Ultimo aggiornamento alle 10:16
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 7 minuti
Cambia colore:
 

«Da criminali lucrare sull'acqua»

CATANZARO Acqua e rifiuti. La Regione Calabria stringe le maglie e chiede il conto ai Comuni sui debiti accumulati in questi due settori. Antonio Viscomi, vicepresidente della giunta regionale, dis…

Pubblicato il: 05/04/2016 – 19:20
«Da criminali lucrare sull'acqua»

CATANZARO Acqua e rifiuti. La Regione Calabria stringe le maglie e chiede il conto ai Comuni sui debiti accumulati in questi due settori. Antonio Viscomi, vicepresidente della giunta regionale, dispensa ottimismo sulla buona riuscita dell’operazione.
La task force rischia di acuire i conflitti tra la Regione e il sistema delle autonomie locali…
«Stiamo cercando di chiudere, nel migliore dei modi possibili, una partita iniziata, almeno per il servizio idrico, da tempo, forse da troppo tempo, e che spesso ha determinato incomprensioni e difficoltà. Si tratta dei crediti maturati per le annualità dal 1981 al 2004, quando la Regione garantiva direttamente la fornitura del servizio idrico, e dei crediti maturati dall’anno 2014 per quanto riguarda il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel territorio calabrese, prima gestito dall’ufficio del commissario. Purtroppo, per una serie di ragioni, i Comuni non hanno potuto rispettare la scadenza dei pagamenti dovuti e questo ha generato un debito veramente considerevole. In qualche misura, potremmo dire di trovarci di fronte alla classica situazione del debito dei padri che grava sui figli».
Perché solo oggi sorge questo problema?
«Nel corso del tempo, la Regione ha sempre provato a riscuotere le somme per la fornitura dell’acqua, anche con interventi legislativi di favore che però non hanno prodotto effetti di rilievo, anche perché al debito pregresso accumulato si somma ogni anno un nuovo debito. Oggi, tuttavia, le regole di finanza pubblica, i rilievi della magistratura contabile e del Mef non consentono di procrastinare ulteriormente la riscossione delle somme in questione, pena la generazione di danni erariali e l’impossibilità di realizzare le politiche di spesa regionali, già difficili per il taglio dei trasferimenti. D’altronde, le regole del bilancio armonizzato valgono sia per la Regione che per i comuni: se la Regione ha l’obbligo di accertare in modo puntuale i crediti vantati, i Comuni hanno l’obbligo – eguale e contrario – di registrare in modo corretto nel bilancio i debiti maturati».
Non solo la Regione ma anche i Comuni hanno problemi di bilancio legati ai tagli, alla difficile congiuntura economica e anche in diversi casi alla morosità dei cittadini. Come si conciliano le diverse esigenze?
«Credo di poter dire che l’azione della Regione sia stata estremamente responsabile: consapevoli delle difficoltà finanziarie dei Comuni e della difficile condizione economica di tantissimi cittadini, abbiamo ritenuto opportuno e conveniente proporre agli Enti locali la stipulazione di accordi pluriennali di rateizzazione. Il che vuol dire, in parole povere, che le somme dovute per il debito pregresso, potendo essere pagate a rate, incidono di meno sul bilancio, già fragile, degli enti locali. E’ chiaro che una cosa è iscrivere nelle uscite del bilancio di un solo anno un debito milionario, altra cosa è iscrivere soltanto una quota dello stesso debito: nel primo caso il rischio è che il Comune vada velocemente in dissesto e a pagarne i danni sarebbero i cittadini; nel secondo, invece, il rischio per il Comune e il peso per i cittadini è ridotto drasticamente. E’ stato poi previsto che i Comuni possano richiedere la compensazione, di sola cassa, tra le somme dovute alla Regione ed altre somme dovute invece dalla Regione al Comune. Solo come estrema ratio si potrà ricorrere alle ingiunzioni di pagamento e alla eventuale nomina di commissari ad acta previste, l’una e l’altra, da specifiche norme di legge regionale».
Come hanno reagito i Comuni?
«Il numero dei Comuni che sta usufruendo dei vantaggi offerti dalla Regione è in costante crescita, anche in considerazione dell’atteggiamento collaborativo degli uffici regionali ai quali è stato richiesto di studiare attentamente ogni singolo caso sottoposto alla loro attenzione. Non vogliamo fare di ogni erba un fascio. Per questo i Comuni hanno l’opportunità di riportare ordine nei propri bilanci e di diluire nell’arco di molti anni il loro debito. Credo che ogni buon padre di famiglia – attento all’equilibrio dei conti di casa propria – accetterebbe una proposta del genere. In considerazione dell’approccio morbido utilizzato dalla giunta e dei vantaggi ottenibili dagli Enti, ci aspettiamo tutti una rapida adesione da parte dei sindaci, fiduciosi sul fatto che sappiano apprezzare e cogliere l’opportunità offerta da questa amministrazione anche per evitare l’aggravio di costi (e l’eventuale produzione di danni all’erario) derivanti dall’azionamento, obbligato, delle altre forme di riscossione coattiva o dalla violazione delle regole contabili che impongono comunque di iscrivere in bilancio tutte le voci di debito. In altre Regioni, pur in presenza di fenomeni di entità inferiore, le procedure di recupero del dovuto non contemplano le cautele utilizzate nei confronti dei Comuni dalla attuale giunta, e arrivano anche alla compensazione unilaterale».
A parte l’aspetto dei maggiori oneri si possono paventare ulteriori problemi per i Comuni morosi?
«Per le somme dovute dagli enti per lo smaltimento dei rifiuti per il solo anno 2014, la Regione ha messo in mora i Comuni e sta procedendo ad inviare le ingiunzioni di pagamento, mentre non ha posto ancora azionato alcuna forma di riscossione coattiva delle somme vantate nei confronti degli stessi per l’anno 2015. Per quanto poi concerne l’acqua, a partire dal mese dal prossimo mese di maggio, previa messa in mora dei comuni, si invieranno le ingiunzioni di pagamento e, in ultima analisi, si azioneranno le ulteriori forme di riscossione coattiva. Infine, qualora l’amministrazione dovesse individuare spazi finanziari da concedere ai comuni del territorio ai fini dell’attuazione del patto di stabilità verticale, verranno privilegiate, in via prioritaria o esclusiva, le richieste provenienti dai comuni virtuosi, cioè dagli enti che non devono più somme alla Regione per i periodi antecedenti al 2015 o che sono in regola con i pagamenti previsti nei piani di rateizzazioni cui hanno aderito nel corso del tempo».
Fin qui le sue risposte hanno avuto un carattere tecnico. Ora però le chiedo un giudizio politico su tutta la questione.
«Credo che una valutazione politica debba darsi tenendo conto di un insieme di elementi; ne segnalo solo alcuni. Il primo e più importante è che ambiente e acqua sono beni comuni e devono essere curati e gestiti nell’interesse esclusivo dei cittadini: per molti anni però non è stato così. I cittadini hanno il diritto di avere acqua buona da bere e ambienti non inquinati. Ben vengano dunque i servizi televisivi delle Iene a svelare le contraddizioni assurde di questa terra. Per questo motivo, Regione e Comuni devono assumersi le proprie responsabilità fino in fondo e anche i cittadini devono vigilare affinché gli interessi particolari di qualcuno non continuino a provocare danni enormi nei confronti di tutti. Torno a dire: l’acqua è un bene comune e lucrare sull’acqua è veramente criminale. E la stessa cosa deve dirsi per l’ambiente. Il secondo elemento da considerare è che ogni servizio ha un costo. C’è chi pensa, o forse ha pensato, che il consenso si ottiene tollerando evasione ed elusione nel pagamento delle imposte, delle tariffe e dei canoni: forse anche per questo il debito pregresso dei comuni per l’acqua raggiunge cifre astronomiche! E però mi chiedo: a quali risultati ha portato questo modo di intendere il governo della cosa pubblica? Mi pare siano sotto gli occhi di tutti. Io credo invece che la strada maestra per il consenso sia un’altra: fare in modo che i cittadini possano bere l’acqua del rubinetto senza paura per la loro salute. In questa logica, riportare ordine nei conti dell’acqua (dal 1981 al 2004) e dei rifiuti (dal 2014) significa consentire a questa Regione di ripartire con il piede giusto. Imposte, canoni e tariffe sono una sorta di patto tra chi eroga un servizio e i cittadini che ne fruiscono:
se pago per avere un servizio, pretendo, devo pretendere, che quel servizio funzioni; per questo i cittadini sono e devono sempre più essere le vere sentinelle della buona amministrazione. Anche per questo abbiamo deciso di pubblicare tutto on line sui siti istituzionali dei Dipartimenti interessati, Ambiente e Lavori pubblici».

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x