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L'eredità che lascia Casaleggio

La morte di Gianroberto Casaleggio, ma soprattutto il profondo cordoglio generale che ha suscitato, impongono una riflessione. Nessuno avrebbe immaginato che la sua scomparsa avrebbe provocato ciò …

Pubblicato il: 13/04/2016 – 7:56
L'eredità che lascia Casaleggio

La morte di Gianroberto Casaleggio, ma soprattutto il profondo cordoglio generale che ha suscitato, impongono una riflessione. Nessuno avrebbe immaginato che la sua scomparsa avrebbe provocato ciò che sta accadendo. La politica e la società avvertono la sua mancanza, così come avvenuto in occasione della scomparsa degli uomini che hanno fatto la storia della Repubblica.
Ciò è accaduto non perché sia venuto a mancare un grande leader politico (non lo era) bensì perché non c’è più chi ha introdotto nel Paese un nuovo linguaggio politico e un inedito modo di diffonderlo nonché di produrre una rinnovata formazione del consenso, tanto da fare registrare al suo movimento la posizione di onore appena appena seconda al Pd. Un risultato eccezionale conseguito in poco tempo, certamente anche per colpa degli altri, che ha sconvolto la geografia politica nazionale. L’uso della rete ha trovato terreno fertile in un “pubblico” mediatico assetato di fare propria la protesta che non fa più alcuno. Il metodo Casaleggio è riuscito a riempire le “buche” nelle quali si era perduto il dissenso democratico, non più prerogativa dei partiti e dei sindacati. Meglio, di tutti i protagonisti cui la Costituzione assegna, nel gioco democratico, di esercitare – in concorso – il ruolo di maggioranza e opposizione nella rappresentanza dei reciproci interessi. Una specificità buttata al vento dalle commistioni che hanno sempre di più resa indistinta la destra dalla sinistra, quest’ultima messa recentemente nei guai dalla espansione della coalizione a cura delle peggiori rappresentanze parlamentari.
Sono stati in tanti coloro i quali hanno trovato ospitalità (non ideologica) nel movimento cinque stelle, e chissà quanti lo faranno – per esempio – nella Capitale, oramai allo sbando. Ciò perché altrove vedevano e vedono negate le loro legittime aspettative di rispetto delle regole e di giustizia sociale. Di conseguenza, non hanno negato ai “grillini” il loro consenso. Ciò avveniva per il loro modo, aspro ma efficace e costante, di promuovere la pulizia nei ranghi dei partiti storici, in via di peggioramento assoluto, semplicemente perché indotti a trasformarsi in ditta. A divenire appuntamento fisso di esercizio della politica in termini imprenditoriali, ove il profitto è il consolidamento del leaderismo assoluto. Delle posizioni acquisite.
L’attrazione fatale del duo Grillo-Casaleggio, validamente rappresentato nei siti istituzionali e dell’informazione dall’altrettanto duo “Di Maio-Di Battista” (e non solo), ha fatto e sta facendo il resto. Il prodotto politico nei confronti del quale i partiti di sinistra, più affini per storia alle istanze grilline, dovranno misurarsi iniziando a divenire ciò che erano.
La strada tracciata da Casaleggio è da tenere nella dovuta considerazione, attesa la capacità del web che si ingigantisce progressivamente con l’attitudine a frequentarlo guadagnata dai c.d. matusa e la normalità di utilizzarlo da parte delle nuove generazioni. Poi, i programmi faranno il resto. Così come determinerà il cambiamento la messa in garage delle vecchie rappresentanze, di tutti quelli che di fatto sono stati i grandi soci di riferimento dell’indiscutibile successo del M5S.

*Docente Unical

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