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Regione, incarico sospetto per Caserta

CATANZARO Avrebbe attestato falsamente di essere in possesso di requisiti che, secondo la Procura, non possedeva e di avere svolto attività dirigenziali per un tempo inferiore a quello dichiarato, il…

Pubblicato il: 20/04/2016 – 19:00
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Regione, incarico sospetto per Caserta

CATANZARO Avrebbe attestato falsamente di essere in possesso di requisiti che, secondo la Procura, non possedeva e di avere svolto attività dirigenziali per un tempo inferiore a quello dichiarato, il tutto con il contributo di due dirigenti che, per recargli favore avrebbero, attestato il falso. La nomina di Vincenzo Caserta a dirigente del settore “Politiche sociali, Politiche della famiglia, Servizio civile, Volontariato, Terzo settore”, avvenuta nel 2014, si trova sotto la lente della Procura di Catanzaro che ha formulato, nell’avviso di conclusione indagini, tre ipotesi di reato, a vario titolo contestate allo stesso Caserta, a Tommaso Pupa, presidente regionale della Acli Calabria, e a Bruno Calvetta, dirigente generale pro tempore del Dipartimento 10 della Regione. 
Secondo il sostituto procuratore Fabiana Rapino i presunti illeciti avrebbero procurato a Caserta un ingiusto vantaggio, professionale e patrimoniale, a scapito di un’altra aspirante allo stesso ruolo, Alessandra Celi.
Ma procediamo con ordine.
A Caserta – attualmente indagato anche per l’affaire Calabria Etica, per due ipotesi di abuso d’ufficio, insieme all’ex presidente dell’ente in house Pasqualino Ruberto – viene contestato il fatto di avere redatto un atto falso nel contenuto, firmato da Pupa, nel quale si attestava che Caserta, su incarico della presidenza provinciale Enaip di Catanzaro «per complessivi mesi otto ha svolto le funzioni e mansioni contrattuali di direttore del Centro di formazione professionale di Catanzaro». Secondo quanto indicato dal pm nella conclusione indagini questo dato sarebbe contrario al vero «avendo Caserta svolto tali funzioni e mansioni per non più di tre mesi».
In più, «nel presentare la propria candidatura – rispondendo all’avviso pubblicato dala Regione il 2 luglio 2013 – l’indagato avrebbe «attestato falsamente» nella dichiarazione resa al dipartimento “Organizzazione e personale” «di essere in possesso dei richiesti requisiti di partecipazione e segnatamente di “aver svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati […] con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali». 
Altro reato ipotizzato è la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, poiché con il contributo del dirigente Calvetta sarebbe stato redatto un atto ideologicamente falso nel quale, nello specifico, Calvetta «nello svolgimento delle proprie funzioni, materialmente redigeva e firmava parere sulla procedura per il conferimento del suddetto ruolo al Caserta affermando che “in capo al dottor Caserta, infatti, è stata riscontrata la sussistenza dei presupposti per il conferimento dell’incarico…”».
In merito a questa conclusione indagini – che risale lontano nel tempo, al novembre 2014 – si aspetta l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio del pm e la successiva decisione del giudice per l’udienza preliminare. Un decisione delicata che il sostituto procuratore dovrà valutare anche alla luce della corposa documentazione e delle ragioni presentate dalla difesa degli indagati tese a dimostrare la correttezza della procedura seguita dal candidato.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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