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Anche l'hotel Gianicolo tra i beni confiscati ai Mattiani

REGGIO CALABRIA C’è anche il noto hotel Gianicolo fra i beni confiscati oggi dal Tribunale di Reggio Calabria, agli imprenditori Giuseppe e Pasquale Mattiani, ritenuti dai magistrati della Dda…

Pubblicato il: 22/04/2016 – 6:10
Anche l'hotel Gianicolo tra i beni confiscati ai Mattiani

REGGIO CALABRIA C’è anche il noto hotel Gianicolo fra i beni confiscati oggi dal Tribunale di Reggio Calabria, agli imprenditori Giuseppe e Pasquale Mattiani, ritenuti dai magistrati della Dda reggina braccio finanziario del clan Gallico. Antico monastero riconvertito in struttura alberghiera, l’hotel è solo uno dei beni di pregio, il valore complessivo della confisca supera i 36 milioni di euro, che oggi passano in mano allo Stato. Le indagini delle Dia di Roma e Reggio Calabria e della Squadra Mobile della città calabrese dello Stretto lo hanno dimostrato: i Mattiani hanno sempre lavorato per il clan. Per questo oggi, tutti i loro beni, possono e devono essere oggetto di confisca.
Un provvedimento per molti aspetti rivoluzionario. Sebbene diverse volte lambiti da indagini di mafia, che li indicavano come compiacenti prestanome dei clan , né Giuseppe né Pasquale Mattiani sono mai stati condannati per reati di ‘ndrangheta. Nel ’78, Giuseppe era stato segnalato al questore per l’applicazione di una misura di prevenzione per aver favorito la latitanza a pregiudicati delle cosche locali, ma la proposta venne rigettata, mentre l’indagine sul presunto appoggio elettorale del clan Gallico che nel ’91 gli avrebbe consentito di diventare sindaco di Palmi, termina con un’archiviazione. Insieme a Pasquale, finisce in manette solo nel ’97 per il reato truffa aggravata in danno alla Regione Calabria. A suo carico non ci sono però accuse di mafia. «Eppure, Mattiani – dice il procuratore aggiunto Gaetano Paci – impersona il paradigma di imprenditore che progredisce economicamente e politicamente nel territorio della Piana, come a Roma, ma solo grazie al sostegno mafioso. Per lui, politica e storia personale sono un tutt’uno. È lo stesso Giuseppe Gallico intercettato a dirlo “L’uomo che è entrato in politica l’ho sempre aiutato!” I Gallico hanno ricevuto enormi vantaggi dal ruolo Mattiani, nel tempo utilizzato tanto per consolidare il loro potere su Palmi senza ricorrere alla forza dell’intimidazione, come per approdare nella capitale, dove pensavano di aver messo al sicuro i loro beni con l’hotel Gianicolo ». Tutti elementi mai tracimati in un procedimento penale per mafia a carico dei Mattiani, ma pazientemente messi in fila dagli uomini della Dia e della Mobile e portati all’attenzione del Tribunale per dimostrare la pericolosità sociale dell’imprenditore e motivare la richiesta di confisca. Una ricostruzione che è sembrata solida, coerente e fondata ai giudici reggini, che hanno disposto che l’intero patrimonio formalmente riferibile ai due imprenditori passasse in mano allo Stato. «Anche per questo – spiega il procuratore Paci – la confisca di oggi è straordinaria. Si tratta di un provvedimento che non arriva dopo dibattimenti e sentenze, ma perché il Tribunale, nel valutare gli elementi che sono stati forniti da inquirenti e investigatori, lo ha reputato il prototipo dell’imprenditore criminale».
L’intera storia imprenditoriale e politica di Mattiani è stata condizionata dalla contiguità con la cosca Gallico e dai loro capitali. Una storia iniziata nei primi anni Novanta, l’hotel Arcobaleno in contrada Taureana di Palmi – poco più di un modesto hotel – si trasforma improvvisamente nella sede legale di un’omonima società dal capitale miliardario abilmente suddiviso tra i figli appena ventenni di Giuseppe Mattiani, in quote di circa 250 milioni di vecchie lire ciascuna. Poco prima del Giubileo, sarà proprio questa società a portare a termine una spregiudicata operazione finanziaria a Roma: l’acquisizione di un antico monastero sul colle Gianicolo, rapidamente trasformato in un lussuoso albergo con 48 camere extra lusso, parcheggio e piscina. Un’operazione ad altra redditività che farà la fortuna dei Mattiani e dei Gallico, ad essi indissolubilmente legati – come dimostra la vistosa sperequazione fra investimenti e redditi dichiarati dagli imprenditori – ma li farà finire anche nel mirino degli inquirenti. Dalle carte, non risulta che i Mattiani abbiano mai avuto i capitali per finanziare le operazioni che hanno firmato, eppure nel giro di poco tempo hanno messo in piedi un impero, oggi interamente confiscato. In mano allo Stato sono passate la società Hotel Residence Arcobaleno Sas, con sede legale a Palmi, proprietaria di due alberghi, il Grand hotel Gianicolo a Roma e l’hotel Arcobaleno a Palmi, la società Soc.Coop. Srl Full Service, con sede nella capitale e proprietaria di 42 beni immobili tra Roma, Castiglione dei Pepoli (Bologna) e Palmi costituiti da fabbricati, terreni edificabili ed agricoli; rapporti bancari intrattenuti in due istituti di credito. Oltre alla confisca dei beni il Tribunale ha disposto il sequestro e la contestuale confisca di un’altra società, la Immobiliare Pms Srl con sede a Palmi e la sottoposizione di Giuseppe Mattiani alla sorveglianza speciale di polizia per la durata di tre anni. Per lui, dicono i giudici, ci sono «sussistenti, seri e concreti elementi per inquadrarlo nell’alveo dei soggetti portatori di una pericolosità sociale qualificata in quanto gravemente indiziato di appartenenza alla ‘ndrangheta» 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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