«Falcomatà parli: chi sono i massoni in Comune?»
REGGIO CALABRIA Non quello della P2, ma comunque un elenco di massoni; non ministri, generali o direttori di giornali, ma assessori, consiglieri comunali e burocrati che fanno parte di logge più o me…

REGGIO CALABRIA Non quello della P2, ma comunque un elenco di massoni; non ministri, generali o direttori di giornali, ma assessori, consiglieri comunali e burocrati che fanno parte di logge più o meno coperte. Dopo l’inchiesta Fata Morgana, la commistione tra una certa politica e certi poteri paralleli è tornata a impensierire l’opinione pubblica, e non solo, di Reggio Calabria. Il consigliere comunale d’opposizione Massimo Ripepi ha presentato un’interrogazione al fine di conoscere i nomi di tutti gli iscritti alla massoneria che hanno un ruolo in Comune. «Il 20 novembre 2014 – scrive Ripepi –, appena eletto il sindaco Falcomatà, attraverso un comunicato stampa ufficializzava l’adesione del Comune di Reggio Calabria alla Carta di Pisa con le seguenti motivazioni: “Aderire alla carta di Pisa è un segnale importante in un Comune sciolto per mafia, mettendo al bando le clientele, le regalie; ogni singolo atto passa per la trasparenza, per la legalità, per la lealtà con i cittadini”». Il documento, «nonostante sia stato inserito all’ordine del giorno, non è stato comunque deliberato. e a questa dichiarazione non è seguita la ratifica dell’adesione dell’amministrazione alla Carta di Pisa in consiglio comunale».
Secondo Ripepi, «gli ultimi avvenimenti di cronaca hanno evidenziato legami tra presunti appartenenti a logge massoniche coperte e non ed esponenti politici e della burocrazia comunale»; l’appartenenza a una loggia, poi, «potrebbe ingenerare un potere parallelo in grado di inquinare l’attività amministrativa nella gestione della cosa pubblica, costituendo una turbativa per l’istituzione e la collettività». Da qui la richiesta a Falcomatà di conoscere i nomi di assessori, consiglieri, dirigenti, funzionari e dipendenti iscritti alle logge massoniche, compresi i componenti di società in house e partecipate del Comune.
Ripepi vuole anche di conoscere le motivazioni «che hanno indotto l’amministrazione a non deliberare un così importante documento di trasparenza e legalità per l’ente che lo stesso sindaco aveva dichiarato di aver già adottato». E, infine, il consigliere comunale chiede di sapere in che modo l’amministrazione «intende prevenire e tutelarsi rispetto all’eventualità di ingerenza da parte dei poteri occulti».
p. bel.