LAMEZIA TERME C’è un uomo che spinge dalle transenne che ammettono sul retropalco di corso Numistrano a Lamezia Terme. Ha la spilletta del Movimento Cinque Stelle, una camicia bianca e la giacca sotto il braccio. A differenza della maggior parte degli astanti, che aspettano per poter fare un selfie con Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, il signore in camicia bianca vuole parlare con Dalila Nesci, deputata del Movimento in prima linea sul tema della Sanità in Calabria. È lei tra le principali promotrici della proposta di legge regionale di iniziativa popolare: “Riassetto istituzionale del Servizio sanitario regionale” (il pdf del testo è possibile scaricarlo in fondo all’articolo). È lei che ha voluto quella che è stata definita la sua task force per creare la proposta di legge pensata da Gianluigi Scaffidi e Tullio Laino. Ma l’uomo dietro le transenne vuole raccontare la sua storia, la sua storia di mala sanità, vuole inserirla tra le tante che il Movimento raccoglie, che sia da esempio e di denuncia, anche la sua. «Sono finito al Pronto soccorso per un collasso – dice – e mi hanno prescritto di fare un ecocardiogramma, ma non è possibile: al Pugliese Ciaccio di Catanzaro dovrei aspettare 336 giorni». Sul corso di Lamezia Terme si contano, secondo le stime delle forze dell’ordine, circa 4mila persone. Sono distribuite davanti al palco, sui gradini della cattedrale, affacciati alle grate del vecchio Municipio. A questi si unisce, per un breve saluto in privato, anche il sindaco Paolo Mascaro, eletto un anno fa in una coalizione di centrodestra. «Secondo le stime delle autorità siamo circa 5mila – esordisce quando ormai sono le nove di sera Luigi Di Maio -, la notizia interessante è che servono 5mila firme per presentare la proposta di legge di iniziativa popolare». Di Maio invita i presenti a firmare ai gazebo distribuiti lungo il corso e organizzati per province. «Così iniziamo a metterli alla prova e vediamo se vogliono approvarla questa legge sulla sanità», esordisce il vicepresidente della Camera. «Tutto il mondo ci sta osservando, io so che questa sera qui ci sono giornalisti della stampa estera che vengono a studiare le nostre piazze, vogliono capire come sia possibile che una forza politica che non ha mai fatto alleanze, che non ha mai preso soldi pubblici, che non ha mai ceduto all’idea di candidare delle star ma ha sempre candidato cittadini sconosciuti, oggi governi la capitale d’Italia e quella che fu la capitale d’Italia: Roma e Torino. Ormai siamo diventati un caso internazionale e stiamo guadagnando rispetto».
(Luigi Di Maio durante il suo intervento)
LA SANITÀ IN CALABRIA? UN BANCOMAT «Oggi si discute tantissimo dove abbia sbagliato di più l’Unione europea. Noi viviamo in un’epoca in cui il welfare è stato totalmente raso a zero e la sanità è quella che ne ha pagato di più le conseguenze. L’Unione europea con l’austerità e la politica locale con i poltronifici e gli appalti utilizzati come bancomat per fare carriera politica. La tentazione dei partiti regionali adesso, e dei governatori regionali, è accentrare in un solo ente tutta la gestione della Sanità così da creare una vera e proprio piovra. Noi invece qui facciamo un altro discorso. È scontato dire che la politica non deve più nominare dirigenti, è scontato dire che gli appalti devono essere trasparenti e smetterla con proroghe e affidamenti diretti ma soprattutto dividere i vari settori. La Sanità territoriale da quella emergenziale, e cominciare a fare prevenzione. Perché se funziona bene la sanità territoriale si fa prevenzione e non si finisce per far aumentare la spesa sanitaria». Il sistema sanitario in Calabria Di Maio non ha remore a definirlo un «bancomat. Questa Sanità è stata un bancomat ed è un bancomat per la politica. Utilizzandola come bancomat contribuiscono a far fallire la Sanità a non farla funzionare bene e il risultato è la salute dei cittadini che viene a mancare. Noi oggi abbiamo in Italia 11 milioni di cittadini che secondo il rapporto Censis hanno rinunciato a curarsi per problemi economici. Questo significa che non abbiamo più una Sanità pubblica, 11 milioni di persone non ce la fanno e siccome non ce la fanno, non si curano più. Noi vogliamo una sanità pubblica ed efficiente e non ci sono compromessi da fare perché lo dice la nostra Costituzione della Repubblica».
UNA PROPOSTA DI BUON SENSO «La nostra è una proposta di buon senso – afferma Dalila Nesci – e noi abbiamo avuto il coraggio di metterla per iscritto e di regalarla a questo consiglio regionale che da domani la potrebbe elaborare, discutere e magari approvare». La proposta è stata portata in consiglio regionale il 20 giugno «Siamo una regione che si spopola e fra poco verranno smantellati tutti i nostri diritti. La situazione attuale ha una storia molto precisa ha dei nomi e cognomi. Oggi è rappresentata da Mario Oliverio, dai suoi amici, la famiglia Gentile, dal governo Renzi e dalla Boschi che sono amici solo dei banchieri e dei lobbisti. Ma oggi che cos’è Oliverio? Quest’uomo che mi dicono professava il comunismo estremo e andava in giro con la barba lunga? Oggi è un politico bugiardo e pericoloso». Alla fine il lascito che hanno consegnato Olivero e la sua «cricca» come l’ha definita la Nesci, è un «futuro veramente nero. Un sistema sanitario pubblico completamente smantellato, morente, da terzo mondo. Questo è un sistema sanitario che in Calabria mortifica tutti, mortifica i medici, infermieri, operatori socio-sanitari, noi pazienti, noi cittadini che accediamo a quelle strutture. Oggi ripartiamo da questa raccolta firme perché da qui deve rinascere da questo percorso che con fatica sta facendo la Calabria».
SPORTELLO SOS ANTIEQUITALIA Dalle 18 alle 21 passate, il comizio ha visto sfilare i rappresentanti dei meetup di tutta la Regione, compresi i “big” dalla deputata reggina Federica Dieni al catanzarese Paolo Parentela, fino al cosentino d’adozione Nicola Morra e alla eurodeputata Laura Ferrara. Sul buon andamento dell’incontro vigilava il responsabile del meetup di Lamezia Terme, Giuseppe D’Ippolito. Ogni tanto dal retropalco si esortava il pubblico al grido «Onestà». Il tema principale è stato la Sanità. Federica Dieni afferma «Siamo vittime di un sistema che ci ha lasciato senza una Sanità che possa definirsi tale». Dal pubblico la interrompono: «Hanno depredato tutto». Si parla di Sanità ma anche di altri problemi di cui i vari pentastellati si occupano all’interno dei propri territori. Molti i problemi ambientali portati avanti: dalla battaglia di Domenico Miceli, consigliere comunale di Rende, circa i problemi legati al caso Legnochimica, al problema dei pesticidi e fitofarmaci nelle nostre acque. Sono stati anche presentati i dati dello sportello Sos Antiequitalia, un punto di soccorso aperto a Lamezia, «il secondo tra gli 11 presenti in Italia – dice Ugo Citino -, destinato a tutti i cittadini che hanno problemi con le cartelle esattoriali. Quest’anno, dal 17 novembre, abbiamo esaminato 165 cartelle per il valore di sei milioni di euro e abbiamo fatto risparmiare ai cittadini circa due milioni di euro».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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