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REGHION | La galassia Matacena dietro l'appalto per il Lido comunale

REGGIO CALABRIA Gli investigatori l’hanno definita la tecnica del «treno in corsa». Sostanzialmente, era il metodo utilizzato dal dirigente comunale Marcello Cammera per costringere l’amministrazio…

Pubblicato il: 13/07/2016 – 0:04
REGHION | La galassia Matacena dietro l'appalto per il Lido comunale

REGGIO CALABRIA Gli investigatori l’hanno definita la tecnica del «treno in corsa». Sostanzialmente, era il metodo utilizzato dal dirigente comunale Marcello Cammera per costringere l’amministrazione a certificare le sue determinazioni in materia di appalti, pena la perdita dei finanziamenti pubblici. Un ricatto subdolo, con cui Cammera – ispirato dall’avvocato Romeo – ha tentato di regalare il sontuoso appalto per la ristrutturazione del Lido comunale alla galassia imprenditoriale riferibile all’ex parlamentare condannato per mafia e oggi latitante, Amedeo Matacena, e alla moglie Chiara Rizzo.

UN REGALO PER AMEDEO Cammera e i suoi hanno fatto di tutto perché il lavoro non solo andassero alla Agp Costruzioni consorzio stabile, ma anche perché il progetto diventasse rapidamente esecutivo. Dietro l’impresa – hanno scoperto i carabinieri, coordinati dal pm Stefano Musolino – si nascondevano una serie di società tutte direttamente o indirettamente riconducibili ai coniugi Matacena, o a personaggi delle ‘ndrine reggine.

LA GALASSIA SCHERMO DI MATACENA A comporre l’asse societario della Agp sono infatti la S. Aversa Sas di Carmine Aversa e C, il cui direttore tecnico è Domenico Aurora, segnalato per subappalto non autorizzato, ma soprattutto fratello di Sandrino Amedeo Aurora, arrestato nell’operazione antimafia Sistema. Un’altra quota del consorzio è invece detenuta dalla Skyros srl, riconducibile a moglie e figli di Giuseppe Pratticò, storico amministratore della Amadeus, società di Matacena, ma legato anche alla Giudecca, realtà imprenditoriale con cui l’ex deputato latitante si è accaparrato il milionario appalto per la costruzione del tapis roulant. Infine, a completare l’asse societario c’è la Cogem, le cui quote sono divise fra lo storico collaboratore dell’ex deputato, Pratticò (49%) e la A. & A. Srl (51%) , società schermo tramite cui i coniugi Matacena hanno messo le mani sui lavori per la costruzione del tapis roulant, del palazzetto dello sport, di piazza Orange, della palestra dei vigili del fuoco, del cimitero di Cardeto, di centoventi alloggi popolari nel quartiere di San Brunello, della nuova Questura, delle piste dell’aeroporto e quelli di ristrutturazione del lungomare

ESCAMOTAGE Una società decisamente troppo chiacchierata per presentarsi ad una gara pubblica, sia perché da anni è al centro degli approfondimenti del pm Giuseppe Lombardo, sia per la presenza fra i soci di Pratticò, all’epoca ancora imputato nel procedimento Mozart, che l’ha poi visto assolto da ogni addebito. Ecco perché il consorzio Agp ha partecipato alla gara per il Lido comunale, solo con la S. Aversa e C e la Skyros. Una strategia – sostengono i pm – necessaria per aggirare la normativa antimafia e occultare la presenza di Pratticò e di Matacena, presumibilmente avallata da Romeo e dal suo entourage.

RAPPORTI ANTICHI D’altra parte, quelli fra l’avvocato e l’ex deputato latitante sono rapporti antichi. Nel 2001, è proprio Matacena l’uomo su cui Romeo decide di puntare per le elezioni europee. «Parliamoci chiaro – dice intercettato – se tu puoi costruire su Matacena l’ipotesi di una sua candidatura, parliamoci chiaro, è buona». Perché? «Se esce Matacena parlamentare europeo –spiega Romeo è già una cosa che si entra, diciamo, i meccani… in finanziamenti… cioè uno può fare l’ira di Dio poi và… qua… con i finanziamenti pubblici, una serie di agganci… le cose perché tu, tieni conto, che poi dopo le europee ci sono le regionali». La strategia per gli inquirenti è chiara. Ai sistemi criminali che parlano per bocca di Paolo Romeo, nel 2001 servono parlamentari europei per accedere al banchetto grande dei finanziamenti pubblici e scelgono Matacena, perché a quei sistemi di potere – hanno confermato le sentenze – è legato da rapporto antico.

APPALTO CON INTOPPO Un quadro inquietante e straordinariamente consolidato, ma che spiega perché Romeo e su indicazione di questi Cammera, si siano tanto prodigati per “cucinare” l’appalto per la ristrutturazione del Lido, sulla base delle indicazioni di Giuseppe Arena, fratello dell’ex sindaco Demi, scelto dalla Agp come progettista. Per l’aggiudicazione non c’è problema. È la Agp a imporsi senza difficoltà. I problemi vengono dopo. Dalla Soprintendenza dei Beni culturali arriva infatti un secco no ad un progetto che prevedeva l’abbattimento di numerose cabine che compongono la struttura, in violazione dell’identità del luogo e dello progetto originario di Nervi. Un intoppo che Cammera e tutta la rete criminale di cui è parte – l’avvocato Romeo in primis – si sono attivati per superare.

IL SISTEMA SI MUOVE La strategia – come sempre – la definisce il legale, su sua sollecitazione chiamato insieme a Nuccio Idone, come rappresentanti del circolo Posidonia e dell’IGEA Onlus partecipare ufficialmente alla conferenza dei servizi convocata per sbloccare il progetto, e ufficiosamente a strutturare la manovra per mettere nell’angolo la Sovrintendenza. Armi? Quelle di sempre. Associazioni precettate, interrogazioni parlamentari pilotate, esposti alla Procura della Repubblica confezionati ad hoc e stampa amica.

L’OSPITE Per la conferenza dei servizi, Romeo di prepara bene, ma è certo del risultato. «Va bene e veniamo io e Nuccio, capisci…bastiamo per tutti, ndi pattamu a tutti……Si, si, è già sul piede di guerra!… Nuccio è agguerrito ora!», dice a Cammera. Ma per andare sul sicuro, contatta anche i presidenti di diverse associazioni che considera “vicine”, come Colella del Velico e Antonio De Caridi, di Borgo Cecilia. Alla riunione, Romeo, insieme a Idone, difende il progetto di Arena, ma è nel corso di un incontro privato con Cammera e il progettista Arena – che ha personalmente sollecitato l’intervento dell’avvocato – che la vera strategia viene disegnata.

LA STRATEGIA I fronti di intervento individuati sono diversi. Primo, un accesso agli atti alla Sovrintendenza per individuare irregolarità o vizi nel parere negativo rilasciato dall’Ente. Secondo, un velenoso comunicato a firma delle associazioni culturali e marittime che attacchi frontalmente il direttore regionale del Mibac. Allo scopo, verrà sollecitato da Romeo il presidente del circolo Velico Fabio Colella, in quegli stessi giorni contattato – racconta lui stesso all’avvocato- da «questi pazzi qua, Demi Arena…questi qui…Peppe Agliano, questi politici nostri», inferociti per il parere negativo rilasciato dalla Sovrintendenza e determinati a fare un documento per opporvisi.

L’INTERVENTO DEI «POLITICI NOSTRI» Una casualità o forse no – Arena è il sindaco dell’epoca della città e Agliano il capo della segreteria particolare dell’allora governatore, Giuseppe Scopelliti – colta al volo da Romeo per proporre integrazioni, immediatamente recepite. La più importante riguarda il presunto rischio di dispersione dei finanziamenti pubblici. Una clamorosa bugia, risultata però convincente per le tante realtà che firmeranno quel comunicato, che Romeo – confessa o suggerisce a Colello – spera diventi fonte di ispirazione per future interrogazioni parlamentari.

ALLARME INDAGINI Ma la strategia per “aggiustare” l’appalto per il lido comunale non finisce qui. Come terzo passo, dice Romeo « bisogna passare all’attacco in Procura» perché l’ingegnere Dezzi Bardeschi, progettista incaricato della ditta Co.Ge.Tech Srl – una delle quattro imprese partecipati alla gara d’appalto, poi esclusa – ha presentato un esposto in procura, segnalando irregolarità nelle procedure e nei criteri di aggiudicazione. Una denuncia fondata, stando alle preoccupazioni di Cammera e dell’ingegnere Arena, già finito nei guai per una vicenda analoga, relativa alla ristrutturazione del Corecom. (Corriere della Calabria lo aveva raccontato in anteprima qui). Ed infatti è proprio lui a sbottare «Sai qual è l’uscita di questa cosa? Ci sarà un PM che manderà un avviso di garanzia al responsabile del procedimento, al dirigente dell’ufficio, tutta la commissione giudicatrice, all’impresa…. se l’impresa non si riserva di fare come nel caso del CO.RE.COM, verranno inquisiti tutti, meno l’impresa che era quella che aveva precluso».

UN AMICO SACRIFICABILE La soluzione – suggerisce Romeo – è presentare un esposto per depistare le indagini, indirizzandole su presunte condotte illecite di Prosperetti. Quest’ultimo non è un nemico della rete tessuta dalla loggia di Paolo Romeo. Al contrario, gli investigatori non mancano di far notare il «comportamento anomalo» del direttore regionale del Mibac, sorpreso anche a consigliare a Cammera come smontare i pareri della Sovrintendenza. Un atteggiamento che non è sfuggito ai due architetti responsabili della valutazione sul Lido Comunale, Margherita Eichberg e la sua collaboratrice, Giuseppina Vitetta. Entrambe comprendono che c’è qualcosa di strano in quell’appalto tanto per l’atteggiamento ondivago di Prosperetti, come per l’ingiustificata ostilità del personale dei Lavori Pubblici. «Qua – dice la Vitetta – stiamo parlando di persone che hanno interessi diversi da questo….da quelli che dovrebbe avere un funzionario del Comune …un dirigente del Comune. Non c’è altra spiegazione». Un’intuizione che l’operazione Reghion non farà che confermare.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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