Colpo alla cupola delle 'ndrine, chiesto arresto del senatore Caridi
REGGIO CALABRIA Dalle prime ora di questa mattina, i carabinieri del Ros e di Reggio Calabria stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta del pm Giuseppe Lombardo della Di…

REGGIO CALABRIA Dalle prime ora di questa mattina, i carabinieri del Ros e di Reggio Calabria stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta del pm Giuseppe Lombardo della Distrettuale antimafia nei confronti di 5 persone per associazione mafiosa. Si tratta dell’ex deputato Paolo Romeo, dell’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, dell’avvocato Giorgio De Stefano, di Francesco Chirico e del senatore Antonio Caridi, per il quale bisognerà attendere l’autorizzazione del Senato.
L’indagine ha individuato la struttura segreta di vertice della ‘ndrangheta in grado di dettare le linee strategiche dell’intera organizzazione e di interagire sistematicamente e riservatamente con gli ambienti politici, istituzionali e imprenditoriali, al fine di infiltrarli e asservirli ai propri interessi criminali. In particolare, è stato documentato il ruolo determinante del sodalizio mafioso nel condizionamento di alcuni appuntamenti elettorali in ambito comunale, provinciale, regionale, nonché nell’individuazione di propri affiliati da proiettare in Parlamento.
Non è la prima volta che il nome di Caridi emerge nella carte della Dda. Nel 2004, di lui aveva parlato il killer pentito Giovambattista Fracapane, che ai magistrati aveva rivelato di aver sentito spesso il nome dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti e dell’assessore Antonio Caridi negli ambienti legati agli arcoti. Hanno invece ascoltato la sua viva voce, mentre chiacchierava di presunte assunzioni pilotate con il consigliere comunale Dominique Suraci, poi arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, gli investigatori che lavoravano all’indagine “Sistema-Assenzio”. Su di lui però, gli elementi più pesanti li ha diffusi la Dda di Genova, quando il suo partito lo ha scelto come proprio rappresentante in Commissione parlamentare antimadia. Inaccettabile per i magistrati genovesi, che hanno fatto avere al Parlamento una relazione in cui affermavano chiaramente che il clan Gullace «nella provincia di Reggio Calabria può contare su una rete di contatti con alcuni pubblici amministratori ed esponenti politici, coi quali non lesina il reciproco scambio di favori. L’indagine ha consentito di documentare l’alacre attività di sostegno elettorale svolta nell’ultima consultazione regionale da esponenti della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore di un candidato alla Regione Calabria, Caridi Antonio Stefano, poi eletto e in atto assessore regionale, con delega ad Attività produttive». Parole che hanno scatenato un polverone e le rapide dimissioni di Caridi, che da allora ha tentato di farsi dimenticare. A quanto pare non ci è riuscito.
I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 10.30 presso il comando provinciale dei carabinieri di Reggio.
«SUBITO LA CALENDARIZZAZIONE» «Rivolgiamo un appello al presidente Dario Stefano della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari affinché calendarizzi immediatamente la discussione per procedere all’arresto da parte della magistratura del senatore Stefano Caridi di Gal. Stamattina i carabinieri hanno condotto un’operazione fondamentale in cui è stata individuata la “struttura segreta di vertice della ‘ndrangheta in grado di dettare le linee strategiche” e di “interagire sistematicamente e riservatamente con gli ambienti politici, istituzionali ed imprenditoriali’. Cinque gli arresti, eseguiti dai carabinieri del Ros e da quelli di Reggio Calabria. Lo ripetiamo da sempre che corruzione e mafie sono nel cuore delle istituzioni parlamentari, questa e’ solo l’ennesima dimostrazione. Troppe le richieste che giacciono inevase in Senato, dimenticate volutamente. Vogliamo che Caridi stia in Senato a comporre trame per la ‘ndrangheta, pagato profumatamente dai cittadini, ci rendiamo conto di quanto sia pericoloso per la democrazia?». Questa la richiesta dei parlamentari M5S della commissione Antimafia.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it