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Provincia, così i consiglieri facevano soldi con la benzina

REGGIO CALABRIA La benzina costa, ma non sempre: per i consiglieri provinciali di Reggio fare il pieno era invece un affare da centinaia di migliaia di euro all’anno. Con il carburante pagato dai c…

Pubblicato il: 04/08/2016 – 17:57
Provincia, così i consiglieri facevano soldi con la benzina

REGGIO CALABRIA La benzina costa, ma non sempre: per i consiglieri provinciali di Reggio fare il pieno era invece un affare da centinaia di migliaia di euro all’anno. Con il carburante pagato dai contribuenti si macinavano chilometri e si facevano soldi, tanti soldi.
Il privilegio di essere membri dell’assemblea di Palazzo Foti consisteva nell’aver diritto al pagamento dei gettoni di presenza (81,34 euro ciascuno) per le – innumerevoli, quasi una al giorno – sedute del Consiglio e delle commissioni ma anche al rimborso spese per «il raggiungimento della sede». Funzionava così, e non solo a Reggio: i consiglieri residenti fuori dal Comune dove si trovava la Provincia potevano richiedere, se usavano la propria auto, il “ristoro” dei costi sostenuti. Facevano il pieno e l’ente pagava, senza nemmeno chiedere spiegazioni o esigere “prove” di sorta.
Le cifre dell’ultima legislatura sono tutte da capogiro, in alcuni casi da record. Vincenzo Loiero, ad esempio, in meno di tre anni ha chiesto e ottenuto rimborsi per circa 40mila euro, soldi con cui si potrebbe andare a New York su un aereo quasi 50 volte. Nel suo curriculum, pubblicato sul sito ufficiale della Provincia, il consigliere risulta residente a Grotteria, nella Locride. Un paio di curve, la statale dei Due mari e poi via sull’A3, direzione Reggio. Poco più di 100 chilometri, secondo Google Maps.

I RIMBORSI I dati parziali di cui dispone il Corriere della Calabria – si riferiscono agli anni 2012 e 2014, più al periodo gennaio-giugno 2013 (vedi box sotto) – sono comunque in grado di illuminare un contesto nel quale i consiglieri reggini hanno intascato somme ingenti solo per fare la spola da casa al “luogo di lavoro”. Si tratta di 325mila euro nel solo periodo preso in esame. Spacchettando i dati, inoltre, emerge che la spesa annuale si aggirava attorno ai 130mila euro (129.469 per il 2012 e 128.201 per il 2014). La proiezione lungo tutta la legislatura riporta una cifra monstre: 650mila euro, spesi dall’ente solo per pagare benzina e gasolio ai suoi rappresentanti. Dati a cui vanno ovviamente aggiunti anche i legittimi rimborsi del presidente Peppe Raffa e degli altri membri della giunta.
Cifre gonfiate? Illeciti al sapor di petrolio facilitati dall’assenza di controlli? Oppure i consiglieri viaggiavano a bordo di bolidi succhiabenzina, tipo Ferrari o Lamborghini? Con certezza si può solo affermare che quelle restituzioni hanno avuto un peso consistente per le casse di un ente mandato in soffitta dalla legge Delrio e a breve sostituito dalla Città metropolitana.

Le spese dal 2012 al 2014 
Scheda spese

AUTOCERTIFICAZIONE Per ottenere i soldi bastava una semplice autocertificazione. Quanto alla procedura complessiva, era soggetta a controlli blandi se non addirittura inesistenti. Il consigliere doveva solo compilare un modulo prestampato, nel quale affermava di raggiungere la sede della Provincia con la propria auto e annotava il numero di sedute a cui aveva partecipato. Il documento firmato veniva poi consegnato al segretario della commissione d’appartenenza e il gioco era fatto. Senza l’obbligo di presentare pezze d’appoggio (scontrini o fatture) e senza ulteriori controlli da parte dell’ente.
Il criterio applicato era quello del rimborso del quinto del costo del carburante per chilometro. Esempio: la benzina costava un euro al litro? La Provincia restituiva 20 centesimi ogni mille metri. Tutto regolare? Probabilmente no, dal momento che l’ente guidato da Raffa non si è mai allineato alle disposizioni della legge 122 del 2010, in base alla quale il sistema del “quinto” avrebbe dovuto lasciare il posto a un regolamento interno economicamente più rigido, nel segno della spending review. Alla luce dei fatti, è quasi superfluo dire che non è mai stato adottato.

KM SU KM Di strada ne ha fatta tanta anche Luigi Giugno. Eletto nel 2011 con il “Polo di centro”, vive (secondo quanto da lui certificato) a Bovalino, lontana 122 chilometri dal capoluogo. Dal 2012 al 2014 si è fatto rimborsare più di 32mila euro (13.255 nel 2012, 6.800 nella prima metà del 2013 e 11.700 nel 2014), in un periodo di tempo in cui non si è verificata alcuna crisi del petrolio, o almeno non grave come quella degli anni 70.
I consiglieri Domenico Battaglia, Michele Marcianò, Giuseppe Neri e Giuseppe Morabito erano tra i pochi a risiedere a Reggio (ai quattro va aggiunto Francesco Cannizzaro, che si è trasferito sullo Stretto nel 2015), per cui non hanno avuto bisogno di presentare autocertificazioni. Per tutti gli altri, invece, era un continuo firmare e riscuotere.
Raffaele D’Agostino, approdato in Provincia tra le fila di “Sud”, in due anni e mezzo ha ottenuto rimborsi per quasi 21mila euro. La sua residenza, come ha dichiarato lui stesso nel curriculum, è a Gioia Tauro, a 54 chilometri dalla città dello Stretto. Nello stesso periodo il suo quasi omonimo, Francesco D’Agostino (diventato consigliere regionale nel 2014 e attualmente vicepresidente “autosospeso” dopo l’indagine “Alchemia”), ha chiesto invece indennizzi per quasi 14mila euro, nonostante viva a Cittanova. Che, rispetto a Gioia Tauro, dista da Reggio 14 chilometri in più. Anomalie certo giustificate dalla frequenza con cui i due consiglieri hanno partecipato alle sedute delle assemblee, o anche alla cilindrata e ai consumi delle rispettive auto. E sicuramente rientra in questo gioco di variabili anche la differenza tra i rimborsi ottenuti da Giovanni Barone e Giuseppe Saletta, entrambi residenti a Palmi. Il primo ne è il sindaco, e ha speso poco più di 10mila euro in meno di tre anni; il secondo è il suo vice in Comune, e di euro se ne è visti riconoscere più di 18mila.
Le distanze sono relative, in tutti i sensi. Bagnara Calabra è a circa 30 chilometri dalla futura Città metropolitana. Per raggiungerla, il consigliere del Pd Gregorio Frosina ha sborsato 5mila euro sia nel 2012 che nel 2014 e 2.500 da gennaio a giugno 2013. Totale: quasi 13mila euro. Che dire poi di Pasquale Brizzi? Nel solo 2014 ha consumato carburante per oltre 16mila euro. Il paese di cui è sindaco, Sant’Ilario dello Jonio (119 chilometri tra statale e A3), è più lontano di quanto possa sembrare.

LA TESTIMONIANZA «Dei miei 13 mesi da assessore provinciale, questo è stato il mio errore più grosso ed è il mio rimpianto più grande: non aver denunciato alcune storture che pure avevo intuito. Riunioni di commissione (spesso assolutamente inutili) che iniziavano e terminavano nel giro di pochissimo, rimborsi benzina (0,26 euro per km, calcolando la distanza fra sede Provincia e sede residenza) con una semplice autocertificazione di utilizzo della propria autovettura (compresa la mia), consiglieri residenti formalmente (e fittiziamente) anche a più di 100 km di distanza (per massimizzare i rimborsi): cose sempre successe, a quanto pare; ma sbagliatissime, sotto tutti i punti di vista». Lo sfogo, pubblicato su Facebook dopo la prima inchiesta del Corriere della Calabria sulla Provincia “Gettonificio”, è di Antonio Larosa, componente della giunta che ha preceduto quella di Raffa dal luglio 2006 ad agosto 2007. Di cose ne ha viste, l’ex esponente di Rifondazione comunista. E le sue parole non fanno altro che alimentare una leggenda “metropolitana” che però non ha mai trovato riscontri concreti. Diversi consiglieri provinciali avrebbero spostato o confermato la loro residenza lontano da Reggio, malgrado avessero domicilio effettivo nel capoluogo, allo scopo di ottenere i lauti rimborsi garantiti dalla “leggi” in vigore. È, al
momento, niente di più che un pettegolezzo: nessuna indagine della magistratura ha mai confermato pratiche di questo tipo.
«Io vivo a Gioiosa Ionica: per andare a Reggio e tornare (200 chilometri in tutto, ndr), ricevevo un rimborso di circa 500 euro al mese», ricorda ancora l’ex assessore. Una cifra irrisoria, 6mila euro all’anno, soprattutto se paragonata a quelle certificate dagli ultimi consiglieri in carica che, nella gran parte dei casi, dovevano coprire distanze più brevi. Larosa torna con la mente a quegli anni e appare sicuro: «Ai miei tempi nessuno prendeva quelle cifre, né con i gettoni di presenza né con i rimborsi. Il punto è che non è assolutamente possibile convocare una commissione al giorno. È pur sempre la Provincia di Reggio Calabria, di cosa dovevano discutere con questa frequenza?».
(2. Continua

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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