Abramo come Ponzio Pilato. E forse è un bene
Fino a oggi era una filastrocca recitata dai big della politica, di qualsivoglia colorazione, in presenza di una inchiesta giudiziaria che colpiva qualcuno di loro: «Abbiamo fiducia nell’operato dell…

Fino a oggi era una filastrocca recitata dai big della politica, di qualsivoglia colorazione, in presenza di una inchiesta giudiziaria che colpiva qualcuno di loro: «Abbiamo fiducia nell’operato della magistratura che chiarirà ogni aspetto dell’intricata vicenda, parimenti siamo convinti che gli amici interessati sapranno dimostrare la loro assoluta estraneità ai fatti». Alzi la mano chi non ha avuto la sorte di imbattersi in una nota di siffatta ipocrisia.
A seguire la vicenda sollevata dal gruppo imprenditoriale che fa capo a Floriano Noto, che si rivolge direttamente alla Procura della Repubblica: pare che a Catanzaro si sia stabilito che anche nella gestione dei piani di commercio e di urbanizzazione dei servizi cittadini la parola debba passare alla magistratura penale.
Il che la dice lunga sull’autonomia amministrativa di un sindaco e di una giunta comunale che ritiene di elevare a modello amministrativo la figura di Ponzio Pilato. E tuttavia c’è del buono nel fatto anche il sindaco Abramo si chiami fuori, lanciando una sorta di “vinca il migliore”, e che un imprenditore che sente lesi gli interessi generali si presenti in Procura per depositare un esposto e rendere testimonianza.
Evidentemente le “camere di transazione” che la politica, o forse è bene dire anche la politica, hanno per un certo tempo garantito in quel di Catanzaro, non funzionano più. C’è un precedente che merita di essere ricordato, quello di “Parco Romani”, anche all’epoca le “compensazioni” e le “mediazioni” politiche sono saltate e la palla è passata al codice penale.
Oggi, tuttavia, la vicenda appare ancora più ingarbugliata e gravida di possibili sviluppi perché, comunque vada, un qualche falso confezionato nelle stanze del Comune o della Provincia esiste. È l’unico dato certo: c’è una strada che conosce smottamenti ancor prima di essere realizzata, e ci sono imponenti strutture commerciali che ne restano interessati.
Ci pensi la Procura della Repubblica a stabilire dov’è il falso, chi lo ha confezionato e chi se ne sta avvalendo. E ci penserà sicuramente, la Procura, che già ha cominciato a interrogare i protagonisti, ad acquisire documenti e a disporre perizie.
E chissà che andando avanti nell’inchiesta anche chi pensa di potersela cavare assumendo il ruolo di spettatore, pur sapendo che nell’ingresso allo stadio gli era stata assegnata la qualifica di arbitro, non debba scoprire che a Catanzaro la “terza via”, rispetto all’affrontare i nodi amministrativi con fermezza e freddezza, non è più praticabile.