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La Cardiochirurgia di Reggio è ancora chiusa

REGGIO CALABRIA La Cardiochirurgia di Reggio? È ancora chiusa. Pazienti ricoverati? Nessuno. Interventi effettuati? Zero. Il Centro Cuore del “Grande ospedale metropolitano”, nonostante sia stato ina…

Pubblicato il: 11/11/2016 – 13:46
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La Cardiochirurgia di Reggio è ancora chiusa

REGGIO CALABRIA La Cardiochirurgia di Reggio? È ancora chiusa. Pazienti ricoverati? Nessuno. Interventi effettuati? Zero. Il Centro Cuore del “Grande ospedale metropolitano”, nonostante sia stato inaugurato con tutti gli onori lunedì scorso, alla presenza del ministro della Salute Lorenzin e del governatore Oliverio, non è ancora operativo e non lo sarà per diverso tempo. Il reparto sarà effettivamente attivo probabilmente entro la fine di novembre, ma non è da escludere che l’apertura slitti ancora di qualche settimana, ovvero dopo il 4 dicembre, giorno del referendum sulla riforma costituzionale.
La Cardiochirurgia, per il momento, è insomma in grado di ospitare solo i tagliatori di nastri e i ministri, non di accogliere i pazienti, che vengono ancora trasferiti nelle altre due Cardiochirurgie della Calabria, entrambe a Catanzaro. Tutto come prima, in pratica, malgrado le passerelle della politica a caccia di consensi. 
Sono già decine i casi di pazienti cardiopatici trasportati d’urgenza nel capoluogo di regione per essere sottoposti a interventi chirurgici.
Il caso più clamoroso è avvenuto giusto lunedì, proprio negli stessi minuti in cui la politica regionale e nazionale celebrava i suoi meriti per l’apertura definitiva del reparto pronto dal 2011 e mai attivato: un uomo residente in provincia di Reggio, N. M., affetto da coronaropatia trivasale, è stato trasferito con l’elisoccorso al Sant’Anna hospital di Catanzaro per un’operazione urgente.
Un episodio analogo è avvenuto giovedì, quando G. F., 73enne anche lui affetto da coronopatia trivasale, è stato trasportato d’urgenza nel reparto di Cardiochirurgia universitaria della Mater Domini per l’intervento del caso. Anche in questa circostanza, il Centro Cuore di Reggio non è stato in grado di garantire le cure richieste. Per una semplice ragione: è chiuso.

LA STRUTTURA Il reparto dell’ospedale di Reggio è in realtà dotato di tutti gli strumenti necessari per svolgere l’attività richiesta. Il guaio è che la presenza dei macchinari da sola non basta a garantire la piena operatività della struttura. I medici che compongono lo staff del primario Pasquale Fratto (7 chirurghi, 6 anestesisti e 3 perfusionisti) hanno preso servizio solo lo scorso agosto e, come avviene in tutti i centri cardiochirurgici del mondo, c’è bisogno di almeno 6 mesi di tempo per portare a termine la formazione del personale medico e infermieristico. Fratto e il suo team stanno lavorando sodo, fino a 12 ore al giorno, per permettere l’apertura del reparto nei tempi più brevi, ma bisogna seguire delle procedure precise che spesso mal si conciliano con la fretta e le “esigenze” della politica. Al momento il centro non è nemmeno dotato di tutti i presidi medici necessari (farmaci, device e materiali per la circolazione extracorporea) per svolgere l’attività cardiochirurgica. Anche in questo caso, serve tempo per espletare le gare d’appalto e ricevere le consegne.
Il Centro Cuore è, di certo, la struttura più attrezzata e tecnologicamente avanzata di tutta la Calabria. Secondo le prime stime, quando sarà a pieno regime potrà effettuare fino a 350 interventi all’anno. È, inoltre, l’unico reparto cardiochirurgico ospedaliero pubblico (il Sant’Anna è privato, il Mater Domini universitario) e in grado di accogliere pazienti da tutta la regione. Per il momento, però, malgrado gli sforzi di Fratto (che ha accettato l’incarico pur con uno stipendio di molto inferiore rispetto a quello che percepiva al Niguarda di Milano), il reparto è off limits.

cardio piccola

LA PROPAGANDA Eppure Lorenzin e Oliverio non lo avevano mica detto. Anzi, a sentire le loro dichiarazioni sembrava che la Cardiochirurgia reggina fosse già perfettamente funzionante. «Mentre illustravate le cose fatte – ha detto il ministro ai medici e al personale del reparto durante l’inaugurazione – mi sono ricordata la mia ultima visita qui nel 2014; sono passata in un corridoio che mi è stato detto appena imbiancato, ho visitato cardiochirurgia, che era una bellissima cattedrale nel deserto, poi ho incontrato vostri colleghi e medici di altri reparti e poi già all’epoca il tema della neonatologia era ben presente. Stavamo in una situazione non felicissima. Si ventilava l’ipotesi di esternalizzazione di questo reparto e c’era chi diceva che di questo reparto non ce n’era bisogno. Molti passi avanti sono stati fatti e quello che è avvenuto in questo ospedale è la dimostrazione che in questa regione le cose si possono fare e che non è vero che non si può fare mai niente e che non cambia mai niente».
Ancora più esplicito il governatore: «Oggi portiamo a compimento un servizio importante», in quanto «Cardiochirurgia è uno dei servizi che consente di abbattere la mobilità passiva, come accade per la Pet che qui a Reggio è stata inaugurata lo scorso anno, dopo un investimento fatto e mai utilizzato. Di queste giornate dobbiamo ripeterne tante perché abbiamo necessità di invertire il trend secondo il quale anche per quel che riguarda le prestazioni e patologie “ordinarie”, proprio per il clima di sfiducia che si è determinata nelle comunità calabresi, si programma di andare all’esterno. Un dato da cui non possiamo prescindere. Abbiamo bisogno di servizi di alta qualità come quelli che inauguriamo a Reggio».

L’ACCELERAZIONE La Cardiochirurgia, pronta dal 2011 ma bloccata per anni a causa soprattutto dell’impossibilità di reclutare il personale per via dei limiti imposti dal Piano di rientro, ha ormai attraversato la sua fase critica e, tra qualche settimana o mese, sarà davvero pronta a operare a pieno regime. Per adesso, tuttavia, è ancora in una fase preparatoria del tutto occultata dalla politica nazionale e regionale. Lorenzin e Oliverio, evidentemente, avevano bisogno di accelerare i tempi in vista del referendum e in considerazione del brutto momento attraversato dalla giunta regionale.
Del resto, la ministra, durante l'”inaugurazione” del reparto, aveva dichiarato che «se vince il Sì, la sanità non può che migliorare». Posizione ribadita poche ore dopo durante un convegno sul referendum organizzato a Reggio dall’Ordine dei medici.
Più o meno lo stesso tipo di propaganda alimentata da Oliverio e dal Pd regionale. Che non hanno esitato a far circolare dei manifesti con i quali si sono intestati il merito dell’apertura di un reparto ancora chiuso.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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