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La vittoria di Trump e il tramonto (?) dei riformisti

L’esito elettorale presidenziale degli Usa, che ha promosso inaspettatamente Donald Trump a presidente e sonoramente bocciata Hilary Clinton, fornisce una qualche indicazione al mondo intero. La de…

Pubblicato il: 11/11/2016 – 16:10
La vittoria di Trump e il tramonto (?) dei riformisti

L’esito elettorale presidenziale degli Usa, che ha promosso inaspettatamente Donald Trump a presidente e sonoramente bocciata Hilary Clinton, fornisce una qualche indicazione al mondo intero. La democrazia statunitense ha dato prova che la politica che vince è quella che sottrae comunque le paure ai cittadini, specie di quelli che si sentono minacciati dalle invasioni degli immigrati e dagli attentati dei folli (individuati genericamente tra i seguaci nominali dell’Islam) nonché dalla perdita del primato competitivo cui gli americani sono abituati da sempre. Il tutto, senza tenere conto della più che temuta minaccia di perdita di tutela dei diritti sociali, prima di tutto quello di godere della sanità pubblica introdotta dall’Obamacare&medicare, propedeutica a pervenire ad una assistenza sanitaria universale. Non solo. Senza valutare responsabilmente le Trumpcafonate, l’offensivo Trumprazzismo e le incomprensibili sfide verso il mondo islamico e ispanico, entrambi esempi di sofferenze, oppressioni e culture storiche importanti per il mondo intero. La speranza è che il Nostro metta giudizio, allo stesso modo di come i nonni si auguravano che avvenisse per i nipoti ritenuti senza giudizio, ed eserciti il ruolo affidato al capo di Stato più importante del Pianeta che, se svolto senza le necessarie cautele, potrebbe mettere il mondo il pericolo.
L’accaduto propone una considerazione politica. Se è vera la caduta di interesse delle collettività occidentali sui temi che rappresentano il risultato delle grandi conquiste sociali, conseguite a prezzi elevatissimi dalle forze progressiste, è anche vero che occorre rintracciare le linee che determinano il nuovo consenso. Senza con questo rinunciare alla tutela dei diritti fondamentali che soddisfano i bisogni primari dell’intera cittadinanza, in particolare di quella più debole.
Ebbene, a giudicare da un mondo occidentale che cambia, vittima delle illusioni neoseparatiste dalle istituzioni ultranazionali (vedi Brexit) e dalle derive autoritarie e xenofobe che porteranno, verosimilmente, in Europa guide nazionali di profonda ideologia di destra, ancorché rinnovata nei messaggi e negli slogan, è compito dei partiti fare riferimento, quantomeno metodologico, a ciò che furono e a ciò che fecero. Agli impegni e ai sacrifici che condussero alla attuale democrazia goduta e alla esigibilità dei diritti di cittadinanza che chiunque non vorrebbe messi a rischio dal reazionario di turno. Quest’ultimo favorito da oppositori compromessi dalla storia, dai cattivi esempi ovvero dai flop cui la sinistra italiana è da un po’ di tempo avvezza, specie nel Mezzogiorno, ove non riesce a dare alcun buono esempio. 
L’esigenza che le cose cambino in tal senso non è solo un obbligo esistenziale per il più utile riformismo, rappresentato oggi in Italia dal centrosinistra, ma la speranza per i cittadini di continuare a credere e sperare nell’efficienza del Paese e della sua classe dirigente, in stretta continuità ai De Gasperi, Togliatti e Pertini & Co.

*Docente Unical

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