COSENZA La direzione generale del ministero dei Beni culturali ha stroncato la ricerca della tomba di Alarico. E Mario Occhiuto, il sindaco di Cosenza che quella ricerca ha voluto e vuole fortemente, si rivolge direttamente al titolare del ministero Dario Franceschini, prefigurando dietro la bocciatura interventi politici «di infimo livello» e chiedendo all’esponente dem di intervenire per “correggere” il tiro. Occhiuto spiega di aver appreso della “censura” tecnica dal Corriere della Calabria. Censura firmata dalle strutture tecniche del ministero, «adducendo tutta una serie di argomentazioni apodittiche, ma soprattutto sconnesse rispetto a quelle che dovrebbero essere le finalità del Mibact».
«Mi permetto di mettere l’accento su tale ultimo assunto – scrive il sindaco –, attesa la mia lunga esperienza di componente del Consiglio superiore per i Beni culturali e Ambientali presso il ministero per i Beni e le Attività culturali, nonché di membro del Comitato tecnico scientifico per i Beni architettonici e paesaggistici. In tal senso posso affermare senza tema di smentita che il Mibact deve avere nella ricerca il suo punto focale». E negare la ricerca della tomba, secondo il primo cittadino, contravviene a quello che sarebbe lo scopo delle attività del ministero. Perché? Perché «proprio l’interesse alla ricerca è alla base dei progressi di una società, che investe in questa attività le sue migliori energie; soprattutto nella scienza archeologica, che si fonda sullo studio delle tracce materiali del passato, che nessuno può affermare aprioristicamente né che esistano, né che non esistano».
Occhiuto approfondisce il concetto: «Relativamente alla storiografia sul re Alarico, intendo sottolineare come lo storico Jordanes – che riprende i dodici volumi scritti sui goti da Cassiodoro, celebre “magister officiorum” di Teodorico, a breve distanza dagli eventi – individui la sepoltura del re dei goti nell’alveo del fiume Busento. Alarico, secondo quanto riferisce Jordanes, sarebbe stato seppellito con il suo cavallo e “con molte ricchezze”, quantificabili in 25 tonnellate d’oro e 150 d’argento, oltre a monili, camei e gioielli, frutto del sacco di Roma avvenuto tra il 408 d.C. e il 410 d.C.. Si tratta del più grande tesoro della storia dell’umanità, visto che Roma, all’epoca Caput mundi, possedeva i frutti di otto secoli di invasioni e saccheggi (la Capitale dell’Impero dominava indiscussa dal IV secolo a.C. fino al sacco dei Goti). Tra questi si racconta che ci sarebbe la famosa Menorah, il candelabro a sette bracci simbolo della religione ebraica: 70 chili d’oro e d’argento trafugati dall’imperatore Tito nel 70 dopo Cristo e finiti in mano di Alarico durante il sacco di Roma. Tesori che, secondo la tradizione funeraria dei Goti, sarebbero sepolti insieme al loro re Alarico, inumato non a caso in un luogo inaccessibile: il letto del fiume Busento».
Per Occhiuto si tratta di «importanti tracce storiografiche», nonostante le quali, «secondo la direzione generale del Mibact, la ricerca archeologica di cui al protocollo – che (scrive la direzione generale) è stata sovente sollecitata dall’esterno sulla base di aspettative di premialità dovute al rinvenimento di beni e valori – potrebbe portare a contenziosi con il ministero. Una motivazione che non possiamo dire apprezzabile, tanto più che ciò che si rinviene nel sottosuolo è di proprietà dello Stato».
È per questi motivi (la fondatezza storica della ricerca, l’assenza di potenziali contenziosi) che il sindaco invoca l’attenzione del ministro sulla questione «affinché gli uffici del ministero da Ella egregiamente diretto, non vengano sollecitati e strumentalizzati per interessi di bottega e di parte, trascurando le ragioni culturali e scientifiche della ricerca storica e archeologica, con le conseguenti ricadute anche in termini di turismo culturale».
«Sotto tale ultimo aspetto – prosegue Occhiuto – proprio il Mibact – che nel suo novero ha anche la materia del Turismo – perde di vista la grande portata di promozione del territorio e marketing strategico di una operazione il cui clamore ha attratto tutti i media del mondo, per come si evince dal parziale stralcio di rassegna stampa sotto riportato (in calce alla lettera, il sindaco allega una rassegna stampa internazionale sull’annuncio della ricerca, ndr). Le iniziative da me stimolate sulla figura di Alarico hanno, infatti, avuto una eco così vasta e dirompente, diventando oggetto di prestigiosi media di rango nazionale ed internazionale, nonché stimolando partecipazioni di importanti personalità agli eventi sul tema. Tutto ciò ha creato una aspettativa transnazionale sul prosieguo delle attività, che non può essere delusa con una motivazione tanto debole e pretestuosa come quella offerta dalla direzione generale».
Tant’è che altre città «hanno fondato il proprio prestigio e la propria notorietà su circostanze ben più deboli e fantasiose da un punto di vista storico scientifico (Copenaghen – Sirenetta; Verona – Giulietta e Romeo; Loch Ness; etc.)».
L’appello del sindaco si fa accorato: «Gentile ministro, ho davvero il fondato timore che si stia tentando di inquinare in modo surrettizio una progettualità tanto ambiziosa, sulla base di interesse politico di infimo livello, nonché sulla base di ottusità divulgate da una minoritaria parte di un mondo accademico che ha più interesse a non esser smentito, piuttosto che alla elevazione delle conoscenze e del grado di civiltà».
La chiosa è politica: Occhiuto chiede a Franceschini di convincere la direzione generale a correggere il tiro e indirizza un ringraziamento al sottosegretario Dorina Bianchi, «presente a Cosenza in sua vece durante la inaugurazione della scultura di Alarico il 4 novembre scorso, la quale – mentre il giorno precedente la direzione generale del Mibact scriveva contro la ricerca archeologica a Cosenza – proferiva un discorso accorato, sensato e di stimolo alle iniziative del Comune di Cosenza sulla progettualità sin qui esposta».
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