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Pietra tombale sulla ricerca del tesoro di Alarico

COSENZA La ricerca per ritrovare la tomba di Alarico (e l’annesso tesoro), che la leggenda vuole essere stato sepolto alla confluenza tra i fiumi Crati e Busento, incassa un altro sonoro stop. Dopo…

Pubblicato il: 23/11/2016 – 10:46
Pietra tombale sulla ricerca del tesoro di Alarico

COSENZA La ricerca per ritrovare la tomba di Alarico (e l’annesso tesoro), che la leggenda vuole essere stato sepolto alla confluenza tra i fiumi Crati e Busento, incassa un altro sonoro stop. Dopo la lettera della direttrice generale del ministero per i Beni culturali, questa volta è il Comitato scientifico per l’archeologia del Mibact a smorzare le ambizioni del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. L’organismo consultivo del ministero, di cui fanno parte esperti e studiosi di primo piano a livello nazionale, non vede di buon’occhio la joint-venture tra il Comune e la Soprintendenza. Il comitato bolla come «improbabile» l’ipotesi della presenza a Cosenza della tomba del re dei Visigoti e del suo consistente e prezioso corredo. Parte da lontano, il comitato, e ricorda che questa vicenda è all’attenzione del ministero dagli anno Novanta, quando si paventava che le spoglie di Alarico fossero conservate «entro una grotta posta su un dirupo roccioso a circa 30 metri di altezza, in località Alimena del comune di Mendicino». La situazione di contrasto con i privati che chiedevano di avviare gli scavi, alimentata da interventi politici locali, culminò nel 1992 nel rilascio di un nullaosta a semplici lavori di detriti nella grotta. «Benché il nullaosta – scrive il Comitato nel verbale dell’ultima riunione del 14 novembre – non si configurasse come una formale concessione di scavo, ciò ha provocato indebite richieste di premio di rinvenimento, che si susseguono dal 1998 e che sono sfociate in un causa civile contro il ministero».

alarico

Si arriva al 2015, anno in cui Comune e Provincia di Cosenza – entrambi gli enti sono guidati da Occhiuto – assumono l’iniziativa di avviare attività di natura archeologica nell’area della confluenza dei fiumi Crati e Busento, così da indurre la Soprintendenza a «disporre la sospensione dei lavori e, successivamente, a richiedere integrazioni a elaborati lacunosi e privi della relazione di valutazione del rischio archeologico».
Ma nel mirino del Comitato scientifico c’è soprattutto il protocollo d’intesa sottoscritto dal sindaco Mario Occhiuto e dal soprintendente Mario Pagano. «Le motivazioni di natura scientifica ed operativa – si legge ancora nel verbale redatto al termine della riunione – avrebbero dovuto indurre il soprintendente ad una ben maggiore cautela rispetto alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa, per il quale non risulta attivato alcun confronto scientifico e istituzionale né con la direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, né con il segretario regionale, che peraltro fino a qualche mese prima aveva anche diretto ad interim l’allora soprintendenza per l’archeologia competente».
Insomma, quella sancita dal Comitato scientifico del Mibact è una bocciatura tout court del progetto: «Non riteniamo vi siano i presupposti scientifici di un programma che impegna personale e attrezzature della Soprintendenza, per non dire dell’immagine pubblica, in iniziative discutibili e prive di basi storiche condivise dagli studiosi di quel periodo e di quel territorio».
Il finale equivale a mettere una pietra tombale sull’intera vicenda: «Il Comitato tecnico-scientifico, associandosi alla posizione espressa da numerosi valenti studiosi e dalla stessa direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Mibact, ritiene che il programma di attività di cui al protocollo d’intesa del 26 settembre vada revocato o almeno sospeso, avviando invece un’ampia riflessione sulle attività di tutela e valorizzazione da programmare ed eseguire nel territorio della Provincia».
Tra le priorità indicate dal comitato di studiosi viene indicata piazzetta Toscano, nel cuore del centro storico di Cosenza, che è stata sequestrata dalla Procura della Repubblica. E il tesoro di Alarico? Meglio lasciarlo alle leggende.    

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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