REGGIO CALABRIA Falcomatà come un supereroe inedito: indecision man. La nuova giunta, dopo mesi di difficile gestazione, sarà presentata domani, vigilia di Natale, nel foyer del teatro Cilea. Il sindaco di Reggio ha finalmente sciolto le riserve dopo giorni e settimane passate a cancellare nomi, a riscriverne altri per poi ritornare nuovamente sui suoi passi. È stato un travaglio doloroso e, dalla prospettiva di chi aspettava (cittadini, papabili e possibili trombati), logorante. I colpi di bianchetto a ripetizione stavano lì a ricordare la gravità della scelta, in un momento di particolare incertezza e per la città e per il Pd (reggino, calabrese e nazionale) e per la politica in generale. Falcomatà doveva decidere e nel farlo doveva tenere in conto diverse cose: i congressi del suo partito (febbraio), lo spettro delle elezioni politiche anticipate, il suo eventuale bisogno di avere un aiuto decisivo dai dem calabresi nel caso in cui la sua candidatura nella segreteria nazionale dovesse prendere corpo sul serio. E infatti il sindaco, da renziano doc, in queste ultime ore ha riallacciato un rapporto stretto soprattutto con l’ala a sinistra del Pd, a Reggio rappresentata dal capogruppo in consiglio regionale e segretario provinciale uscente Sebi Romeo e dall’ex assessore regionale Nino De Gaetano. Più blandi, invece, i contatti con la corrente democratica di Nicola Irto e del tutto inesistenti quelli con il neoministro Marco Minniti.
I NOMI La deadline, in ogni caso, è stata rispettata: domani Reggio avrà il suo nuovo esecutivo. L’altra certezza sarà la riconferma degli assessori uomini, così come la rotazione delle loro deleghe. Per la poltrona di vicesindaco resta in pole Armando Neri, con Giuseppe Marino e Nino Zimbalatti pronti eventualmente a subentrare. Non ci sono più dubbi ormai nemmeno su chi dovrà lasciare la giunta, tre donne: Agata Quattrone, Patrizia Nardi e Mattia Neto. Nessuna novità, dunque. L’assessore ai Lavori pubblici, Angela Marcianò, sarà certo riconfermata. Il sindaco vorrebbe piazzarla alla Polizia municipale e legalità, ma ha già riscontrato le resistenze della diretta interessata che, con le sue denunce, ha dato un contributo decisivo all’inchiesta Reghion, che ha svelato l’esistenza di un comitato d’affari legato alla ‘ndrangheta capace di fare il bello e il cattivo tempo in Comune. Falcomatà potrebbe quindi anche decidere di riconfermarla ai Lavori pubblici, ma non è detto che Marcianò – dopo essere stata additata da più parti come la vera causa scatenante del rimpasto – accetti il reincarico.
I bene informati assicurano che la recente richiesta di un suo impegno politico autonomo alle prossime amministrative, arrivata da una parte della destra reggina, e le continue manifestazioni di stima espresse da associazioni e movimenti civici della città, non abbiano lasciato indifferente la giovane avvocatessa, che potrebbe dunque anche optare per l’Aventino e rappresentare la spina nel fianco di Falcomatà. Sono scenari futuribili, ma su cui si fa un gran parlare in queste ultime ore.
NEW ENTRY L’altro nodo è relativo alle new entry che andrebbero a sostituire le tre assessore. Falcomatà ha già blindato Irene Calabrò, prima dei non eletti del Psi. C’è poi, come detto, l’ala Romeo-De Gaetano da accontentare. Le quote dell’ex consigliera di Parità Maria Stella Ciarletta, però, continuano a scendere. E allora ecco il coniglio dal cilindro che potrebbe scatenare una ridda di polemiche: la sorella di un ex candidato del Pd non eletto, Tonino Nucera, attualmente segretario del circolo Pd del quartiere Modena.
C’è un terzo nome su cui però viene ancora mantenuto il più stretto riserbo. «Sarà un colpo importante, un nome a effetto», assicurano alcuni collaboratori del sindaco.
Falcomatà ha dunque superato tutti i suoi dubbi al termine di serrate contrattazioni di palazzo. Un modus operandi che sta creando malumori anche in quella parte del Pd che non ha preso parte alle trattative. «Non sarà una giunta di alto profilo», assicura un maggiorente dem che preferisce l’anonimato. «Il sindaco ha preferito fare il gioco dell'”esce questo, entra quest’altro” piuttosto che confrontarsi con le esigenza della città».
La sabbia nella clessidra, intanto, è quasi finita. A meno che il sindaco dubbioso non decida di capovolgerla di nuovo.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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