CATANZARO «Quelle intercettazioni sono inutilizzabili». È la tesi sostenuta davanti al Tribunale del Riesame di Catanzaro dalla difesa dell’ex presidente del Consorzio “Valle Crati” di Cosenza, Maximiliano Granata, interdetto dai pubblici uffici perché indagato per corruzione elettorale dalla Procura bruzia. Assieme a lui è indagato anche l’imprenditore Francesco Gallo. Granata (difeso dagli avvocati Gianluca Garritano e Angelo Pugliese), nei giorni scorsi, è stato sospeso per dodici mesi dal suo incarico. La Procura, infatti, aveva chiesto una misura interdittiva per uno dei capi di imputazione contestati che è l’abuso di ufficio. Giovedì mattina si è svolta l’udienza davanti al Tribunale della Libertà sul ricorso presentato dalla difesa contro la richiesta di interdizione. I legali Garritano e Pugliese hanno evidenziato al giudice Valea l’inutilizzabilità delle intercettazioni e la totale insussistenza del reato di abuso di ufficio. Il Riesame si è riservato la decisione.
Nello specifico la richiesta interdittiva riguarda il capo a in cui al presidente viene contestato di aver «compiuto atti contrari ai doveri di ufficio» procurando «a Francesco Gallo un ingiusto vantaggio patrimoniale costituito nel disporre -, a spese della pubblica amministrazione, che subiva un danno» – che i dipendenti di Ecologia Oggi procedessero allo spazzamento di luoghi privati nella disponibilità di Francesco Gallo.
Secondo l’accusa sarebbero stati eseguiti interventi di pulizia presso abitazioni private, utilizzando strutture e mezzi del “Valle Crati”, in cambio di voti. Per gli inquirenti tutto ciò potrebbe essere stato messo in piedi per favorire l’elezione nel consiglio comunale di Cosenza di Vincenzo Granata, fratello del presidente del Consorzio, e candidato in una delle liste a sostegno del sindaco riconfermato Mario Occhiuto. Vincenzo Granata è stato poi effettivamente eletto.
mi. mo.
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