Quando si dice: «Non so più a che Santo votarmi per ottenere un posto di lavoro!». In genere, nei commenti, si precisa «Ho fatto di tutto, ho mandato centinaia di curricula in giro, e nulla. Neanche una misera risposta di routine».
Se non sei raccomandato, nel pubblico, forse, si può capire perché anche i politici seri di casa nostra sono inondati di fascicoli pieni di richieste di assunzioni, i più organizzati, finanche con cartelline in ordine alfabetico. E neanche loro, a meno che i richiedenti non abbiano un ritorno elettorale consistente. Perché in questo caso si spacca il capello in quattro. Il gioco vale la candela. Quelli meno seri, applicano il famoso detto «Meglio cento favori da fare che un favore fatto».
Perché. Semplice. Il favore fatto, dopo che si è passati ad un regalino a Natale, è subito dimenticato, poi si cambia politico per ottenerne un altro e via di questo passo. I cento favori da fare rendono di più. Sia in termini di voti al politico “disturbato” che ai suoi seguaci, a seconda del tipo di elezioni. E poi ci sono centinaia di regalini che si ricevono, che, se i tempi si allungano, diventano anche di più. In Calabria, come altrove, al Sud. Al Nord molto di meno perché si viene eletti con poche preferenze, perché non c’è la clientela tipica delle regioni meridionali ed il voto si ottiene con conoscenze dirette o attraverso convegni e dibattiti .
Da qui la preghiera al Santo per ottenere un posto di lavoro. Di questo, ancora una volta, ha deciso di occuparsi la Conferenza episcopale calabrese.
Sull’ultimo numero di “Parola di vita”, il settimanale dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, viene anticipato che la sessione invernale dei Vescovi si occuperà anche della questione lavoro. E questo, nella piena consapevolezza del dramma della mancanza di occupazione particolarmente grave per i giovani che vedono allontanarsi sempre di più la prospettiva di un’attività lavorativa.
«La Chiesa non può restare in silenzio davanti a questa vera e propria tragedia per cui fa appello alle istituzioni ed al mondo imprenditoriale di fare ogni sforzo creando situazioni concrete di posti di lavoro per ridare speranza alle nostre comunità e alle nostre famiglie», dice la nota dei Vescovi.
Sono in tanti a dire che ormai il posto fisso non c’è più (ed è vero, almeno per i poveri cristi, perché chi ha la pedata giusta si trova o si inventa) per cui bisogna far ricorso – almeno una volta – ai settimanali od ai mensili tipo “cerca lavoro, il posto ecc.” e fare le domande di partecipazione al concorso. Oggi si fa ricorso ad Internet, ma non è cambiato nulla.
Senonché? Senonché accadono cose inenarrabili, ma note ai diretti interessati. Fai un concorso in magistratura? Diecimila domande per un centinaio di posti. Fai domanda all’Università? Neanche ti calcolano o ti degnano di risposta concreta perché al momento di guardare la domanda ed esaminare i curricula, il posto è stato già assegnato. A chi? Basta leggere i cognomi. Lo stesso accade, incredibilmente, negli ospedali. Si scopre che i nuovi assunti sono figli, fratelli, mariti, mogli di docenti e professionisti già interni. Saranno certamente più bravi. O no?
Il caso più recente viene dal bando di concorso volto all’assunzione di 800 cancellieri in tutta Italia. I candidati – a giudicare dalle domande presentate – sono state 308mila.
Luigi Ferrarella ha scritto sul Corriere della Sera: «È stato come se tutti gli abitanti di Catania o quasi tutta Firenze o una intera regione come il Molise fossero in corsa per fare il cancelliere!».
Le scoperture negli organici del personale amministrativo pesano ancor più delle carenze di magistrati perché questi lavoratori sono la spina dorsale del sistema, senza i cui adempimenti di legge non esiste alcuna udienza celebrata. Stipendio se e quando si ultimerà il concorso: 1.400 euro!
Se poi, in altri tipi di lavori, nelle more dell’ultimazione di un qualsiasi concorso si dovessero accettare i pensionati, sia pure temporaneamente, apriti cielo. Ecco, hanno assunto chi ha la pensione, chi non ha bisogno, chi è raccomandato. Se offri l’esperienza maturata, nel corso della tua attività, anche a titolo gratuito, il politico o l’amministratore di turno non la prende in considerazione, perché non ha nulla da “guadagnare” in termini politici, ovviamente. I pensionati, almeno quelli ritenuti bravi e con intenzioni serie non hanno altra soluzione che… i giardinetti. Sono proprio fuori da tutto, in particolare dalla vita attiva! E, forse, ingrossano, anche loro, le cartelline di richieste!
Scappa di qua, scappa di là, presidenti, assessori e imprenditori non hanno il tempo o la possibilità di svolgere una settimana di riflessione, sulle necessità che ci sono negli enti pubblici e privati, di coprire posti di lavoro! Chiudersi in un albergo e uscire quando si sono trovate soluzioni possibili, con il sostegno di esperti e di giuslavoristi. Già! «Meglio cento favori da fare che un favore fatto. Si guadagna di più». In tutti sensi!
*giornalista
x
x