«Non chiamateci cervelli in fuga»
COSENZA Non si sentono cervelli in fuga perché il loro è un “viaggio” di arricchimento. Nonostante il cielo grigio e le temperature più rigide, l’atmosfera dell’Auditorium Guarasci del liceo “Bernard…

COSENZA Non si sentono cervelli in fuga perché il loro è un “viaggio” di arricchimento. Nonostante il cielo grigio e le temperature più rigide, l’atmosfera dell’Auditorium Guarasci del liceo “Bernardino Telesio” di Cosenza è calda, piena di quell’entusiasmo che ha spinto moltissimi giovani a lasciare la Calabria per fare ricerca all’estero. Per la prima volta la città dei Bruzi ospita il Tedx, un’occasione unica in Calabria ma soprattutto un’opportunità per far capire che “la fuga dei cervelli” non è un impoverimento, ma un arricchimento per la nostra terra.
Sul palco si alternano diciotto speaker, tra dottorandi, ricercatori ed eccellenze calabresi e italiane che lavorano in svariati campi dalla medicina, alla biologia, alla ingegneria. Storie di passioni, di quotidiano tra lavoro, ricerca e voglia di imparare si alternano sul palco presentate dalla giornalista Antonietta Cozza. Poco spazio ai convenevoli ma riflettori puntati sulle giovani menti calabresi all’estero. La carrellata di storie inizia con quella del giovane Rocco Stirparo, 28 anni di Marina di Gioiosa Jonica ma che da anni vive in Belgio dove si occupa di ricerca sul cancro.
Ai ragazzi Rocco racconta una storia un po’ diversa rispetto ai suoi studi. Perché, oltre a fare ricerca, ha inventato una singolare app. Però lui si trova in Belgio per un dottorato di ricerca: «Ho terminato la tesi lì e poi ho iniziato il dottorato di ricerca che sto ancora completando. Mi occupo di ricerca sul cancro». Non pensa di poter tornare in Italia: «Qui si fa poco ricerca soprattutto in Calabria ma non per un problema di capacità ma di risorse. All’estero ci sono tanti italiani e molti calabresi. Il vero problema nel nostro Paese è la mancanza di fondi, strutture adeguate e anche di mentalità».
Rocco Stirparo ha le idee chiare e tanta voglia di fare: «Ma non mi sento un cervello in fuga: non sono scappato, sono andato ad accumulare conoscenze all’estero per arricchirmi».
Dalla ricerca sul cancro alla scoperta di una app per fare regali. «L’idea è nata – racconta – perché io torno solo nelle festività quando bisogna fare i regali. Ciò diventava un problema per la mancanza di tempo, così mettendo insieme le mie basi scientifiche ho creato un’app che consente di fare i regali con un clic».
È cosentino doc ma lavora da anni a Roma il professore Claudio Manna, che ha lasciato la sua città per dedicarsi alla ricerca in campo ginecologico. Lavora a Tor Vergata e nel suo centro dove si occupa degli studi sulla fertilità. Ma il messaggio che vuole lanciare è anche quello dell’aspetto umano della medicina: «Stiamo ottenendo risultati sorprendenti rispetto al passato con tanti sforzi. Ma quello che spesso dico alle coppie che non riescono ad avere un bambino è quello di non trascurare le emozioni. Oggi le tecniche sono migliorate molto però la strada è lunga». Si è laureato all’Università della Calabria Adolfo Saiardi che dal 2004 ha messo su a Londra un suo laboratorio di biologia molecolare. Lì ricerca è la parola d’ordine. «In Calabria – racconta – ho lasciato tanti colleghi preparati ma qui è più difficile soprattutto per un problema di fondi e di risorse».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it