Il Pd vuole licenziare la giunta dei prof
LAMEZIA TERME È nel secondo tempo che lo sfogatoio dem diventa incandescente. Vincenzo Ciconte, che i boatos indicano come uno dei papabili per la candidatura a sindaco di Catanzaro, è il più netto…

LAMEZIA TERME È nel secondo tempo che lo sfogatoio dem diventa incandescente. Vincenzo Ciconte, che i boatos indicano come uno dei papabili per la candidatura a sindaco di Catanzaro, è il più netto: «Serve aprire una fase nuova alla Regione». C’è la giunta regionale dei prof nel mirino dell’ex vicepresidente. Ciconte affonda, ma a chiedere un cambio di passo ci sono tutti gli altri componenti del gruppo del Pd in consiglio regionale che a Lamezia – assente solo Aieta – si ritrovano per proseguire il confronto avviato la scorsa settimana a Reggio Calabria. Sebi Romeo prova a mediare, a difendere le scelte compiute dal governatore, ma viene travolto dall’ira dei consiglieri. «Non sentiamo il bisogno di ascoltare in questa sede un portavoce di Oliverio» è la replica dei più critici.
Eccola, la manovra di accerchiamento al governatore. Perfino Mimmo Bevacqua, il più moderato tra i moderati, non le manda a dire: «L’allarme di Ciconte va ascoltato, in Calabria c’è sofferenza e alla Regione c’è una macchina amministrativa che va avanti con la retromarcia innestata». E ancora: Tonino Scalzo, ex presidente del consiglio regionale, che ha dovuto lasciare l’incarico dopo l’avviso di garanzia per “Rimborsopoli”: «C’è bisogno di aprire una fase nuova». Interviene pure Carlo Guccione, che i più perfidi indicano come il più «convinto oppositore» di Oliverio in questi ultimi mesi: «Se continuiamo così rischiamo di andare a sbattere violentemente. E il conflitto aperto con la società calabrese potrebbe avere ripercussioni anche sul congresso del Pd».
Già, perché c’è anche la partita interna in questo duello a distanza tra assessori tecnici e consiglieri regionali. Michele Mirabello, uno degli alfieri della corrente autonomista dem varata dal governatore, è ancora più esplicito: «In giunta c’è qualche assessore che sta giocando una partita tutta sua». Nel mirino c’è la legge regionale sui Centri per l’impiego. Un esempio, secondo i consiglieri regionali, di come gli assessori procedano in ordine sparso, bypassando le prerogative dei consiglieri. E poi la legge sull’istituzione della riserva “Valli Cupe”, approvata all’unanimità su proposta del forzista Mimmo Tallini, «che qualche assessore ha curiosamente preso a cuore» e alla cui presentazione, in programma la prossima settimana, non parteciperà il Pd.
Due episodi di una lunga telenovela. Che fanno dire a Mimmo Battaglia, il “padre” della proposta di legge poi ritirata sul ritorno dei vitalizi, che «il cambiamento non è più rimandabile».
Ernesto Magorno pensa che a questo punto sia finita. E invece è ancora il turno di Nicola Irto. Il presidente del consiglio regionale invoca chiarezza sulla gestione di comparti chiave come Sanità, Agricoltura, Turismo e Fondi comunitari. E sull’Asp di Reggio Calabria, trovando una sponda in Romeo, si dice «preoccupato» per una serie di atti assunti dal commissario che «fa riferimento a Oliverio». E per il cui operato, dunque, sarà complicato dare la colpa al commissario Massimo Scura.
Infine, la richiesta unanime: stop al commissariamento degli enti sub-regionali.
È guerra, insomma. Al segretario regionale non resta che prendere atto della situazione e assicurare l’impegno a convocare, alla presenza del governatore, una nuova riunione del gruppo. Obiettivo: concretizzare la partenza della “fase 2”. Con queste premesse non è azzardato affermare che l’esecutivo dei prof potrebbe avere davvero le ore contate.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it