CATANZARO È al decimo piano della Cittadella che prende forma il nuovo patto tra Mario Oliverio e Matteo Renzi. È il governatore a rompere gli indugi: «Matteo, ho parlato con i miei e siamo pronti a sostenerti in questa sfida congressuale». Nelle ore in cui Renzi varca per la prima volta l’ingresso della nuova sede della Regione Calabria (per una singolare tempistica non lo ha mai fatto da presidente del Consiglio), la macchina oliveriana è già in moto per raccogliere le firme a sostegno della candidatura a leader del Pd dell’ex segretario.
In un’ora di confronto serrato Oliverio chiarisce a Renzi i termini del suo sostegno. È vero, nel corso del colloquio si parla di Calabria, di infrastrutture, del futuro del porto di Gioia Tauro. Ma è il congresso del Pd il cuore del confronto tra i due. Oliverio chiarisce che quella del suo gruppo non vuole essere un’adesione incondizionata al corpaccione renziano, ma piuttosto la costruzione di un’area autonoma all’interno dello schieramento che appoggia la nuova scalata al Pd dell’ex premier. E per questo motivo il governatore, dietro la regia di Nicola Adamo, metterà in piedi una lista tutta calabrese per l’assemblea nazionale dem. Insomma, le ragioni della realpolitik prevalgono su quelle del cuore ovvero sulla possibilità di convergere su Andrea Orlando, l’ultimo erede del vecchio Pci rimasto a contendere la leadership a Renzi.
In cambio del sostegno al leader fiorentino, Oliverio chiede mano libera nella scelta di una quota di candidati alle elezioni, quando saranno. Ergo: posti blindati in lista per Enza Bruno Bossio e Bruno Censore, due tra i parlamentari più vicini in questo momento al presidente della Regione. A Renzi sono state chieste anche garanzie sulla gestione della sanità. A dare impulso alle speranze del governatore c’è anche la nomina di Andrea Urbani al vertice del ministero della Salute. Il promoveatur ut amoveatur del sub-commissario, che manterrà comunque compiti di vigilanza sull’attuazione del Piano di rientro calabrese, consente maggiori margini di manovra. Renzi sul punto avrebbe promesso che «qualcosa cambierà».
L’ex segretario sa bene che in Calabria è necessario ottenere un risultato importante considerato che il Mezzogiorno ribolle di pulsioni anti-renziane. La Puglia di Emiliano e la Sicilia di Crocetta sono considerati territori off-limits. Per non parlare della Campania di De Luca, travolta dallo scandalo del tesseramento gonfiato. Motivo per cui il patto con Oliverio diventa essenziale per costruire un argine.
Il risultato del congresso potrebbe determinare anche un cambio di forza all’interno del Pd calabrese. Il governatore non fa mistero di puntare a diventare il maggiore interlocutore di Renzi in Calabria. Non sarà facile considerata l’influenza che ancora alcuni renziani della prima ora (vedi Falcomatà e Magorno) conservano sull’ex segretario. Senza contare poi il peso del ministro Marco Minniti, che di Renzi ormai è uno dei più fidati interlocutori.
Tra i collaboratori di Oliverio, comunque, serpeggia un certo ottimismo. E con un pizzico di malizia fanno notare che l’ultima tappa del suo blitz calabrese è stata proprio alla Cittadella. Lì, nel cuore del potere oliveriano. Dove ad attenderlo ha trovato Donato Veraldi, Federica Roccisano, Luigi Guglielmelli, Pasqualino Mancuso e Giuseppe Dell’Aquila. Che tutto sono, tranne renziani duri e puri.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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