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Tentò di uccidere il fratello del pentito, il caso passa alla Dda

COSENZA Colpo di scena nel corso dell’udienza preliminare a carico di Mario Mandoliti, 50 anni, con precedenti penali accusato di tentato omicidio. L’inchiesta che portò all’arresto dell’uomo, trae…

Pubblicato il: 24/03/2017 – 15:58
Tentò di uccidere il fratello del pentito, il caso passa alla Dda

COSENZA Colpo di scena nel corso dell’udienza preliminare a carico di Mario Mandoliti, 50 anni, con precedenti penali accusato di tentato omicidio. L’inchiesta che portò all’arresto dell’uomo, trae origine dall’agguato compiuto ai danni di Sandro Violetta Calabrese il 6 marzo 2013, fratello del pentito Roberto Violetta Calabrese.
Secondo l’accusa, Mandoliti, a bordo di una Ford Kuga, si sarebbe avvicinato lentamente all’attività commerciale della vittima, in una traversa di viale Mancini di Cosenza, avrebbe abbassato il finestrino e, estratta una pistola, avrebbe esploso dei colpi in direzione del Calabrese che riusciva a salvarsi gettandosi a terra. Calabrese avrebbe successivamente raccontato tutto al fratello, che è collaboratore di giustizia. Racconto che appare nell’inchiesta ‘Laqueo’ contro i clan del Cosentino.
L’attività d’indagine ha permesso così di arrivare all’identificazione del presunto sicario e di accertare che lo stesso aveva fatto nei giorni precedenti dei sopralluoghi per agire in sicurezza. L’ordinanza nei confronti del Mandoliti venne notificata nel carcere di Cosenza, dove si trovava già ristretto. Ma il gip di Catanzaro non contestò l’aggravante mafiosa ragion per cui gli atti vennero trasmessi nel Tribunale di Cosenza per competenza. Ma, nella tarda mattinata di venerdì, il gup di Cosenza Francesco Greco, ha emesso un’ordinanza con la quale trasmette gli atti alla Dda di Catanzaro per competenza perché a suo dire si può contestare all’indagato l’articolo sette, ovvero l’aggravante del metodo mafioso. Una decisione quella del gup che è stata presa dopo aver sentito le parti e anche sulla base del verbale rilasciato dal fratello del pentito, rappresentato dall’avvocato Emanuela Capparelli. Prima della decisione del giudice Greco il pm Bruno Antonio Tridico aveva chiesto per Mandoliti (difeso dagli avvocati Antonio Ingrosso e Filippo Cinnante) la condanna a dieci anni di carcere. Ma ora la parola passa alla Procura distrettuale di Catanzaro.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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