LAMEZIA TERME Un po’ morettianamente – nel senso di Nanni Moretti in Ecce Bombo – Ernesto Magorno si lascia andare con i suoi collaboratori: «Contiamo di più, in termini di peso elettorale, noi renziani della prima ora, o chi è arrivato da questa parte nelle ultime settimane?». C’è un misto di soddisfazione e incredulità nelle parole del segretario regionale del Pd. Nel day after della conclusione del voto nei circoli dem, prevalgono sentimenti contrastanti.
La Calabria si conferma regione di stretta osservanza renziana. Al termine delle convenzioni (altro non sono che i tradizionali congressi nelle sezioni) i voti per Matteo Renzi superano il 75 per cento. Andrea Orlando si attesta sul 18 per cento, il restante 6 va al governatore pugliese Michele Emiliano. Il picco si registra a Reggio Calabria dove l’asse Minniti-Battaglia-Irto-Falcomatà-Naccari porta in dote all’ex segretario una percentuale superiore all’85 per cento.
Al contrario le amarezze, per i renziani, arrivano da Cosenza. Il dato più sorprendente è proprio quello che riguarda il capoluogo: qui Orlando arriva davanti, seppur per un’incollatura, a Renzi. Le grandi sconfitte, in questo caso, sono le parlamentari Stefania Covello ed Enza Bruno Bossio. Più la prima che la seconda, visto che nel circolo del centro storico il leader fiorentino prevale nettamente. Non è un caso che le due deputate siano rimaste in silenzio dopo l’apertura dei seggi. Tace anche Mario Oliverio, consapevole com’è della magra figura rimediata nella provincia che è sempre stata la sua roccaforte. In terra bruzia, al netto dei calcoli che verranno affinati nelle prossime ore, la mozione Renzi prende quasi dieci punti percentuali in meno rispetto alla media regionale. Può festeggiare Carlo Guccione, referente calabrese dell’attuale Guardasigilli, che da mesi rappresenta il controcanto al Pd targato Oliverio-Adamo. Il successo di Orlando a queste latitudini è il segno di quanto importante sia il disagio avvertito dai militanti dem nei confronti di chi detiene il comando del Pd calabrese. Alcuni esempi meritano di essere menzionati: a Montalto Uffugo, dove Covello e l’area franceschiana guidata da Mimmo Bevacqua e Franco Laratta conservano un buon numero di seguaci, prevale Orlando. E la stessa cosa succede a Corigliano Calabro, dove a guidare i renziani c’era Franco Pacenza, braccio destro (e forse anche sinistro) del governatore. Si salva solo la fascia tirrenica – a Rende Renzi vince ma non stravince – dove Magorno e Giuseppe Aieta, antesignani del renzismo, riescono a garantire un buon numero di voti per Renzi.
A Catanzaro e Vibo Valentia il distacco tra Renzi e gli altri due competitor è enorme. Ma la cosa non sorprende, visto le forze in campo. E lo stesso discorso vale per Crotone dove, però, i rappresentanti della mozione Orlando annunciano un ricorso: «Durante lo svolgimento delle operazioni di voto non è stata svolta la presentazione delle mozioni dei candidati a segretario, non sono state installate cabine elettorali per garantire la segretezza del voto, si è proceduto senza la preventiva identificazione dei votanti-iscritti, giungendo addirittura a rinvenire in seguito allo spoglio ben 17 schede in più rispetto ai votanti registrati».
Nell’attesa di capire se saranno addottati provvedimenti dagli organi di garanzia, ora l’attenzione si sposta sulla composizione delle liste in vista delle primarie aperte del 30 aprile. I seggi calabresi in palio per l’assemblea nazionale sono 27, così distribuiti: 4 area urbana Cosenza, 7 provincia Cosenza, 7 province di Catanzaro e Crotone, e 9 province di Reggio Calabria e Vibo Valentia.
Le liste che certamente saranno in campo sono due: una riconducile a Orlando, l’altra a Emiliano. Per il resto, si naviga nel campo delle ipotesi.
Il dilemma principale riguarda la possibile fusione tra l’area dei renziani ortodossi e quella degli autonomisti oliveriani vicini al ministro Martina. Si narra che nel corso dell’ultimo weekend il governatore abbia incontrato Sebi Romeo, Nicola Adamo e Nino De Gaetano per mettere in riga le truppe in vista del rush decisivo. Sono tre tra i pochi fedelissimi di cui Oliverio si fida per provare a riconquistare il terreno perduto all’interno del Pd. La domanda, alla fine, è sempre quella lanciata da Magorno: «Chi conta di più tra i renziani della prima ora e quelli arrivati di recente?».
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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