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Sapia: «È il dialogo che può far uscire il settore pesca dalla crisi»

CATANZARO «La Fai Cisl Calabria che rappresenta, un gran numero, dei migliaia di addetti delle varie marinerie calabresi, ha inteso, assieme alla sua base associativa, non partecipare alla manifest…

Pubblicato il: 20/04/2017 – 10:40
Sapia: «È il dialogo che può far uscire il settore pesca dalla crisi»

CATANZARO «La Fai Cisl Calabria che rappresenta, un gran numero, dei migliaia di addetti delle varie marinerie calabresi, ha inteso, assieme alla sua base associativa, non partecipare alla manifestazione organizzata il 19 aprile a Villa San Giovanni sul settore della pesca. Questo non significa dissociarsi o non preoccuparsi delle difficoltà degli addetti nel settore ittico ma continuare con responsabilità sul percorso avviato e condiviso durante il Congresso regionale di Federazione». Michele Sapia riconfermato qualche settimana fa a capo dell’organizzazione calabrese di categoria dal giugno scorso motiva così la decisione di non aderire all’iniziativa indetta per protestare contro le politiche del settore. «Una scelta dettata da una linea precisa – tiene ad evidenziare Sapia – e in linea con uno specifico programma già avviato tra la Fai Cisl Calabria che lo scorso 3 marzo ha inteso inoltrare una richiesta al dipartimento regionale dell’Agricoltura per un incontro urgente rispetto alle problematiche, criticità e opportunità del settore e della marinerie calabresi».

Cosa chiederete all’esecutivo regionale?
«Per la verità alcune sollecitazioni le abbiamo già inoltrate alla giunta. In occasione del congresso regionale svoltosi appositamente in una zona marina a Vibo Valentia, il 16 e 17 marzo scorso, abbiamo chiesto e ribadito, al presidente Oliverio e alla politica calabrese di maggioranza e opposizione la modifica della legge regionale che istituisce il Tavolo Azzurro, ma con altrettanta insistenza e forza abbiamo sollecitato la politica di intervenire presso il governo nazionale e l’Europa per dare risposte concrete al mondo della pesca calabrese, ed infine abbiamo evidenziato la necessità di tutelare e valorizzare tramite momenti di concertazione il lavoro nel settore della pesca. Il congresso della FAI Cisl Calabria ha lanciato un messaggio chiaro: “Al centro di questa stagione deve tornare la persona e l’apporto di un lavoro di qualità”».

E su queste richieste avete avuto risposte?
«Mauro D’Acri, consigliere regionale delegato – già nel corso del congresso – ha garantito disponibilità, condividendo l’idea della nostra Federazione nell’avviare un nuovo percorso a favore del settore e dei tanti lavoratori pescatori, subito dopo le festività pasquali. Ecco perché non ci sembrava il momento di manifestare, almeno se non prima di un incontro ufficiale con la Regione Calabria, e non prima di poter approfondire e discutere delle nostre proposte sul settore e contribuire in maniera fattiva a favore del settore».

I dati economici indicano che da anni il settore è in piena sofferenza. Cosa andrebbe fatto per affrontare questa vera e propria emergenza?
«Si devono attivare politiche regionali per incentivare ulteriormente la modernizzazione del “sistema pesca” e occorre evitare di commettere ulteriori errori. Come già evidenziato nella relazione congressuale, è necessario elaborare un Piano regionale sulla pesca con precisi concetti e idee finalizzati a modernizzare e tutelare il settore e la sua filiera, avviando il turnover generazionale attraverso la formazione, la contrattazione, la bilateralità, e sensibilizzazione di quelle tecniche innovative di pesca a basso impatto ambientale e valorizzare il ruolo del pescatore come soggetto capace di contribuire alla pulizia dei fondali del mare calabrese. Siamo il sindacato della proposta, difatti abbiamo avviato un gruppo di lavoro interno alla Federazione regionale per elaborare una specifica Piattaforma sul settore della pesca in Calabria che terrà conto di alcuni punti fondamentali a favore del lavoro e a tutela delle risorse naturali dell’ambiente marittimo».

Cioè?
«La nostra piattaforma riguarderà alcuni punti fondamentali come lo sviluppo di una strategia d’azione condivisa di medio termine che possa consentire il rilancio del comparto attraverso la concertazione e il confronto su contenuti, proposte, azioni e orientamenti. È necessario attivare ulteriori misure di sostegno, all’interno delle misure Por, con interventi di formazione professionale e continua finalizzata alla competitività delle imprese e alla qualificazione dei lavoratori. E, inoltre, misure che prevedano la costituzione di fondi di garanzia per investimenti a favore di imprese e cooperative di pesca e acquacoltura e che favoriscano percorsi di cooperazione e partenariato fra le regioni meridionali al fine di definire strategie comuni. Non c’è dubbio che serva anche un sostegno finanziario regionale all’azione delle organizzazioni sindacali dei lavoratori  cui possono essere attribuite, anche in sede di definizione di una nuova disciplina organica del settore, funzioni di monitoraggio del mercato del lavoro. Nella nostra proposta ci sono anche approfondimenti, studi e proposte sindacali riguardanti il regolamento mediterraneo della Pesca n. 1967/2006. Come si tiene presente l’importanza strategica e l’utilizzo dei fondi Feamp e Fep in una nuova strategia di ampio respiro e di lungo termine, e non limitarsi alla gestione della sola emergenza, ad esempio a nuove modalità di gestione del Fermo Pesca. E infine l’importanza strategica della informazione per gli addetti del comparto su varie opportunità, questioni contrattuali e sul tema della sicurezza».

Le rigide regole delle normative europee stanno avendo dei contraccolpi sul settore. Come coniugare le esigenze di tutela imposte da Bruxelles e quelle dei lavoratori?
«La Fai Calabria ribadisce che bisogna rispettare le attuali norme in vigore sul divieto della sardella e varie ristrettezze su tonno e pesce spada, ma tuttavia chiediamo con forza più ricerca e più attenzione al nostro mare, considerando che lo stesso non può essere paragonato ad altre zone marittime europee. Nei prossimi mesi saremo impegni in questa direzione per cercare di dimostrare che si può coniugare tutela del mare e lavoro, reddito, tipicità, tradizioni. È intenzione della Fai Calabria elaborare, tramite il coinvolgimento dell’Università e in collaborazione con le varie marinerie locali, un progetto di ricerca e di studio sulla flotta peschereccia regionale, realizzando forti e precise argomentazioni di carattere scientifico e tecnico, in grado di evidenziare le peculiarità della pesca calabrese e le caratteristiche di ogni territorio, tutto ciò al fine di riaprire nelle sedi competenti a Bruxelles una nuova discussione sul regolamento vigente, apportando nuove e chiare modifiche. Il settore della pesca in Calabria è seriamente minacciata dalle conseguenze dei provvedimenti in termini di redditività di impresa e di commercializzazione di eccellenze gastronomiche locali, pertanto riaffermiamo con forza che alle chiare preoccupazioni espresse, per il futuro del comparto ittico, sia in termini occupazionale che economici, devono necessariamente seguire precise interventi mirati, attivabili in breve tempo, al fine di evitare ulteriori danni al mondo del comparto ittico. Da un lato ci si chiede, ed è corretto, di rispettare il Regolamento Europeo sulla Pesca, ma poi se si trivella nel Mar Jonio non ci si venga a dire che il problema erano le barche e i pescatori. Si ha l’impressione che alla corretta attenzione verso l’equilibrio ecosistemico non corrisponda un’adeguata considerazione rispetto al valore economico, occupazionale e sociale del settore ittico».

Il tavolo azzurro e l’osservatorio regionale. Due strumenti utili di politiche del settore. Come renderli però pienamente operativi per l’elaborazioni di strategie di rilancio del comparto?
«La partecipazione, da pochissimi mesi, del sindacato all’interno del Tavolo istituzionale per le politiche regionali della pesca e dell’acquacoltura denominato Tavolo Azzurro, è un grande e ulteriore risultato sindacale di questa Federazione, ma le Organizzazioni Sindacali Confederali di categoria devono avere anche potere di vot
o per essere protagonisti attivi sulle scelte strategiche all’interno del Tavolo Azzurro. Oggi chiediamo alla Regione Calabria che venga convocato una riunione del Tavolo Azzurro, che sia concretamente e non sulla carta, un tavolo regionale “permanente” di confronto sul complesso settore della Pesca fra Regione Calabria, Enti Locali, Parti sociali, cooperative e parti datoriali, per affrontare le innumerevoli esigenze di settore e per individuare strategie e misure specifiche di sostegno al reddito d’impresa e dei lavoratori, che tengano conto della particolare conformazione dei mari calabresi e della loro profondità.Per queste ragioni sarà indispensabile avviare tutti gli strumenti a disposizione e previsti dalle norme vigenti in materia, e rendere operativo l’Osservatorio della pesca regionale come in altre realtà regionali meridionali».

 C’è la questione “caviale calabrese”. Come tutelarne l’immagine visti i divieti comunitari?
«Le conseguenze dei provvedimenti comunitari ha determinato dei limiti in termini di redditività di impresa e di commercializzazione delle eccellenze gastronomiche locali, un esempio per tutti il bianchetto, novellame bandito dalle tavole dei consumatori, detto anche “Caviale calabrese”. Oggi l’unica possibilità è quella di acquistare e consumare il così detto pesce ghiaccio, pescato nei laghi della Cina, in alcuni casi venduto come novellame locale. Occorre fare le dovute valutazioni e non aspettare ancora, ma agire insieme con cognizione e massimo impegno, istituzioni e sindacato, per ridare dignità ad un settore storico per la nostra regione.  Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali in passato ha stimato che il ricavo derivante dalla pesca del bianchetto era stimabile ad oltre 15 milioni di euro tra le regioni Calabria e Sicilia. Numeri che devono fare riflettere e agire. Evidenziamo inoltre che l’autorizzazione alla pesca del rossetto e del cicerello, in deroga alla distanza minima dalla costa e della dimensione minima della maglia della rete, per come previsto dal decreto ministeriale delle politiche agricole, alimentari e forestali, dello scorso 28 dicembre 2015, non esime la Regione Calabria a predisporre un piano di gestione della pesca della sardella, ad oggi ancora vietata, così come previsto dal Regolamento Europeo, per poi inoltrarlo con approvazione del ministero dell’Agricoltura e della stessa commissione europea».

Su tutti questi temi dunque scegliete la linea del dialogo con le istituzioni, piuttosto che quella della protesta?
«L’unica opportunità per realizzare una strategia partecipativa per il settore della Pesca è rafforzare lo strumento della concertazione e costruire un confronto tra i soggetti della rappresentanza sociale, dell’imprenditoria e le istituzioni. Essere sindacalisti, per noi della Fai Cisl Calabria, significa caricarsi di una responsabilità etica e sociale insieme agli altri e cioè interpretare il proprio ruolo in chiave non di autonomia e distanza ma di coinvolgimento, partecipazione e condivisione. Siamo consapevoli dei problemi e fermamente convinti di quali siano le strade da percorrere per concretizzare risposte realistiche e sostenere uno sviluppo per il settore ittico calabrese di cui, da troppo tempo, si parla solamente. Siamo dunque pienamente disponibili a lavorare per superare le emergenze e tuttavia non possiamo anche in questo caso che chiedere coerenza, perché è difficile pretendere collaborazione quando c’è indisponibilità ad innalzare le tutele dei lavoratori. Lo abbiamo fatto, lo facciamo quest’oggi e lo faremo ancor di più in futuro inserendo questo nostro protagonismo regionale nel solco di una grande e costruttiva tradizione, quella della Cisl e cioè di un sindacato che ha dimostrato nel corso degli anni il coraggio della proposta… esercizio ben più difficile della semplice protesta».

 

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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