CATANZARO «Si può dirigere un dipartimento chiave come la Protezione Civile mentre si è impegnati a denigrare, schernire, ingiuriare, perseguitare e dunque vessare un sindacalista specchiato e onesto? Sembrerebbe di sì. O almeno lo è per Carlo Tansi, che attraverso il suo profilo Facebook sembra disporre di scorte infinite di tempo da impiegare in un’unica – per lui evidentemente fondamentale – attività: il “tiro al piccione” Gianluca Tedesco. Anzi forse l’animale citato non è quello giusto, considerato che Tansi ha definito il suo “acerrimo nemico” sullo stesso social Tedescobipbip alias Willy il Coyote (per giunta raffigurato mentre precipita in un dirupo con l’eloquente cartello recante la scritta bye. Una triste e sgradevolissima allusione)». Ecco cosa hanno sottolineato i legali di fiducia del dirigente sindacale, Giuseppe Pitaro e Vittorio Ranieri, i quali stanno appunto assistendo Tedesco, spintosi fino al punto di querelare per diffamazione Tansi. E il motivo è già stato illustrato se si pensa al comportamento del capo della Protezione Civile, caratterizzato da «continui insulti e insinuazioni pesanti nei confronti del rappresentante della Cisal (organizzazione sindacale a detta del dg intenta a difendere non già gli interessi dei lavoratori bensì i privilegi di una casta corrotta e prepotente)». «Questo sindacato – scrivono ancora i legali in una nota – ad avviso di Tansi salvaguarderebbe soltanto una supposta classe di dipendenti superprivilegiati, che troverebbe in Tedesco una sorta di megafono. Di inflessibile tutore». «Gravissima, pertanto, l’accusa rivolta al dirigente sindacale e alla Cisal – prosegue la nota –, che peraltro viene sprezzantemente definita un sindacato “microscopico”». Una mistificazione della realtà, secondo i legali, tanto che gli avvocati Pitaro e Ranieri hanno ravvisato nelle dichiarazioni e negli atti di Tansi «modi di fare tali da integrare le fattispecie delittuose di diffamazione, molestia e atti persecutori, delineando pure una condotta fortemente lesiva del codice di comportamento dei dirigenti e dei dipendenti pubblici». Un atteggiamento – per gli avvocati – che ha provocato un danno grave e irreparabile a Tedesco, oggi nella brutta condizione di «chi è intimorito dalla mole di messaggi, attenzioni e persino minacce, riservatigli dal medesimo dirigente regionale». Lo dicono ancora Pitaro e Ranieri: «A più riprese, durante tutto l’anno con cadenza pressoché quotidiana, il dg ha manifestato un compulsivo e ossessivo interesse nei confronti del nostro assistito, scrivendo e pubblicando come suoi stati di Facebook: Tedescooooooooo, Tedescor, Tedescot, Tedescon, Tedescod, Tedescof, Tedescok, Tedescoz, Tedescors, Tedescoroc, Tedescoril, Tedescobip e così via. Considerazioni del tutto personali e peraltro assolutamente fuori luogo rispetto agli argomenti oggetto della discussione». Ragion per cui Tedesco ha pure chiesto al governatore Mario Oliverio, ma senza esito alcuno, la rimozione dell’indisciplinato dirigente. «Un dg che – ha affermato il sindacalista in una nota stampa diramata di recente agli organi di stampa – andrebbe immediatamente rimosso per la cattiva tendenza a screditare non solo il sottoscritto, bensì anche e soprattutto la pianta organica da cui è costituita l’ossatura dell’importante struttura da lui diretta. Una condotta incomprensibile che la indebolisce molto». Ecco dunque che per gli avvocati Pitaro e Ranieri la misura è colma, specie perché «questa persecuzione è ordita da un dirigente regionale pagato con i soldi pubblici. Un professionista che evidentemente ritiene, dimostrando grande spocchia, di sentirsi in diritto di umiliare, impaurire e mobbizzare, un dipendente regionale e un eccellente sindacalista la cui unica colpa è di tutelare in ogni modo i diritti dei lavoratori».
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