COSENZA Ha preso il via, nell’aula della Corte di Assise di Cosenza, il processo a carico di Luigi Galizia, fratello del 31enne Damiano Galizia, ucciso il 26 aprile di un anno fa da Francesco Attanasio, reo confesso dell’omicidio. Il giovane deve rispondere di duplice omicidio aggravato da futili motivi, porto e detenzione illegale di arma. Galizia è accusato della strage di San Lorenzo Del Vallo nella quale domenica 30 ottobre 2016 mentre erano al cimitero sono state trucidate due donne Edda Costabile e la figlia Ida Attanasio, rispettivamente mamma e sorella di Francesco Attanasio.
La Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere la collega Manuela Gallo) ha ammesso la costituzione di parte civile dei familiari delle vittime rappresentate dall’avvocato Antonio Ingrosso e di Francesco Attanasio rappresentato dall’avvocato Giuseppe Francesco Formica. L’udienza è proseguita con le eccezioni preliminari avanzate dalla difesa di Galizia, gli avvocati Cesare Badolato e Francesco Boccia. In particolare, hanno chiesto la nullità della perizia sulle auto e l’inammissibilità della lista testi della Procura di Castrovillari, rappresentata in udienza dal procuratore capo Eugenio Facciolla e dal sostituto Giuliana Rana. La Corte si è riservata la decisione sulle questioni preliminari che renderà nota nella prossima udienza del 24 luglio.
Gli investigatori esaminarono le tracce di polvere da sparo che erano state trovate nella macchina di Luigi Galizia che è stata sequestrata subito dopo la strage. Ma al vaglio degli inquirenti sono passate pure le immagini delle telecamere di sorveglianza che riprendono Luigi Galizia nei pressi del cimitero quella domenica mattina. E soprattutto si è passato al setaccio il cellulare di Galizia per controllare tutte le telefonate fatte e ricevute e dove era agganciato il suo cellulare nel giorno della strage e nella settimana in cui si è reso irreperibile. Luigi Galizia non aveva dato notizie di sé dal giorno del duplice omicidio delle due donne: gli inquirenti lo stavano cercando per sentirlo come persona informata sui fatti. Il giovane, dopo quasi una settimana, si è presentato davanti ai carabinieri e ha risposto a tutto quello che gli è stato chiesto riferendo quanto a sua conoscenza. Carabinieri e polizia hanno attenzionato diverse persone del luogo e non solo per cercare di sapere che cosa sia successo quella mattina quando una furia omicida si è scatenata sulle due donne che si erano recate a pregare sulla tomba di famiglia. Per l’accusa è lui il principale responsabile della strage.
mi. mo.
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