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E arriva l’autogol di Falcomatà

REGGIO CALABRIA Vetriolo per rispondere al vetriolo. Un fiume di parole per rispondere alla cascata di accuse ricevute. Non si placa la polemica fra il sindaco Giuseppe Falcomatà e il suo ex assessor…

Pubblicato il: 28/07/2017 – 18:53
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E arriva l’autogol di Falcomatà

REGGIO CALABRIA Vetriolo per rispondere al vetriolo. Un fiume di parole per rispondere alla cascata di accuse ricevute. Non si placa la polemica fra il sindaco Giuseppe Falcomatà e il suo ex assessore. A pochi giorni dalla lunga lettera di Marcianò alla città e a poco più di 24 ore dalla manifestazione convocata a sostegno dell’assessore, il primo cittadino decide di rompere il silenzio per rispondere alle accuse, senza risparmiare bordate.

FARE SQUADRA È UN OBBLIGO Prima di tutto sulla necessità «normativa», sottolinea, di fare squadra.  L’assessore collabora con il sindaco sia in termini individuali (quale delegato ad affari specifici) sia collegiali (giunta)» si legge nella nota di Falcomatà, che poi conclude «ove la persona nominata assessore ritenga di voler praticare un’attività individuale e non di gruppo, coerenza impone, ab origine, il rifiuto dell’incarico proposto». 

L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE L’unico ad avere autonomia politica e gestionale – ricorda in più passaggi Falcomatà – è invece il sindaco cui gli assessori devono dare conto, incluso della comunicazione. Lo Statuto dell’ente prevede che la comunicazione degli assessori vada condivisa con l’Amministrazione e che, naturalmente, non sia in contrapposizione col sindaco e la maggioranza democraticamente eletta, il tutto a tutela dell’unità dell’indirizzo politico. Si evidenzia che proprio la reiterata violazione di questa parte dello Statuto (art. 73 c. 2 lettera b) è inserita nelle motivazioni di cui al decreto di revoca dell’avvocato Marcianò.

QUALI RISULTATI? Di quanto fatto negli anni passati a svolgerlo, Marcianò solo qualche giorno fa aveva fatto una per nulla breve sintesi, elencando i risultati raggiunti. Ma Falcomatà non sembra essere poi così d’accordo,  perché – sostiene – i lavori «non devono stare solo sugli “elenchi” ma devono essere avviati e conclusi». In alcuni casi, come gli interventi per la messa in sicurezza delle fiumare, aggiunge, «non si tratta di ritardi di giorni o di mesi bensì di anni nei quali la popolazione reggina era e rimane sottoposta a serio rischio». In più, afferma, «oltre il danno rischia di esserci la beffa, atteso che esiste la seria possibilità di perdere i dieci milioni di finanziamento nonostante l’impegno politico portato avanti da questo ente». Anche le contestate nomine per «aziende che erano sull’orlo del fallimento, sciolte per mafia o, nella migliore delle ipotesi, inefficienti» – aggiunge Falcomatà – «sono avvenute e avvengono a seguito di regolare avviso pubblico».

«ACCUSE STRUMENTALI» Il nucleo centrale della risposta del sindaco arriva sulla questione “legalità”. È su questo che Marcianò ha sferrato l’attacco più duro, alludendo ad una serie di assunzioni, circostanze e appalti «ai limiti», ma per Falcomatà quel passaggio «appare strumentale utilizzare notizie lette sulla stampa e cavalcate dalla minoranza, e già più volte chiarite, per cercare di prendersi non meglio specificati meriti». Stesso principio che avrebbe ispirato a detta del sindaco la “gestione” delle intimidazioni ricevute dall’ex assessore, di pari gravità – sembra intendere Falcomatà – a quelle subite da Zimbalatti, da altri amministratori e consiglieri comunali e dallo stesso sindaco che «non hanno beneficiato dello stesso trattamento e visibilità anche per loro precisa richiesta di riservatezza». Né – aggiunge – «motivo di vittimismo o eroismo».

LEGALITÀ NON FA RIMA CON NOTORIETÀ Insomma, per il sindaco non possono né devono essere motivo di pubblicità o notorietà. «L’avvocato Marcianò si professa unica paladina della legalità, dichiarandolo come proprio carattere distintivo come se chi non lo dichiarasse pubblicamente non lo fosse, in tutto o in parte. I fatti dicono che questa Amministrazione, Sindaco in testa, non si è mai tirata indietro al momento di denunciare il vecchio sistema affaristico». Una tesi ricordando una serie di iniziative come la costituzione di parte civile nei processi per ‘ndrangheta o la risoluzione di controversie legali che per ammissione stessa del sindaco sono «fondamentale dovere politico, civico, etico e morale che deve essere proprio delle Istituzioni e punto di forza del programma politico amministrativo della “svolta”».

IL VERO NODO Ma queste non sono che scaramucce preparatorie ai temi veri dello scontro con Marcianò: il rapporto con l’ingombrante ex dirigente Marcello Cammera, adesso imputato con l’accusa di aver spalancato le porte del Comune agli uomini dei clan con cui era in cordiali rapporti, e le “situazioni ai limiti della legalità” denunciate dall’ex assessore.

«IO VITTIMA DI CAMMERA (E DEI MEDIA)» Su Cammera, Falcomatà ci tiene a rimarcare distanze. Anzi, ci tiene a sottolineare di essere stato di fatto obbligato a tenerlo “in squadra” a causa dei limiti imposti dal piano di riequilibrio, di averlo denunciato e di essere stato per questo vittima di «un attacco frontale (titolo “Non posso sostituire i dirigenti corrotti” pubblicato sulla testata “Il Garantista” il 30 marzo 2015) da giornalisti poi finiti, guarda caso, al centro di recenti indagini giudiziarie (in realtà solo una, Teresa Munari, attualmente imputata nel procedimento Gotha ndr) che vedono coinvolto, tra gli altri, proprio l’ex dirigente Cammera».

«MA ALLORA PERCHÈ HAI FIRMATO?» Sulle ombre sollevate dall’ex assessore invece Falcomatà non scende in dettaglio, limitandosi a derubricarle come «cose apparse sulla stampa» e già chiarite. Ma il sindaco  pone una questione importante e segna un punto. «L’avvocato Marcianò attribuisce, come detto, a questa amministrazione una serie di situazioni “al limite della legalità” in modo falso e strumentale tanto da farne parte per 32 mesi, pur dichiarando di aver denunciato per tempo alle autorità competenti. Perché collaborare con una persona della quale non se ne apprezza (ma anzi) né il carattere né l’operato?».
E ancora «ironia del destino anche in questo caso, l’avvocato Marcianò, in quelle poche sedute di giunta a cui ha partecipato, ha votato a favore di quelle delibere che oggi contesta con forza (solo a titolo esemplificativo: delibera n. 101 del 16/7/2015 (Miramare), n. 110 del 27/7/2015 (Miramare), n. 169 del 3/11/2015 (Parco Caserta), n. 212 del 30/12/2015 (Uirnet)). Se avesse avuto dubbi avrebbe votato contro o, more solito, non avrebbe partecipato».

LE “CONVERGENTI SOLLECITUDINI” SULLA GIUNTA Uno scivolone però Falcomatà sembra farlo, o meglio mette sul piatto un tema che presuppone ulteriori domande. Per sua stessa ammissione, il sindaco ammette che «nel novembre del 2014, dopo aver condotto una fase di ascolto politico-istituzionale per definire la squadra, la giunta, che lo avrebbe affiancato, raccogliendo convergenti sollecitudini, ha deciso di dare fiducia all’avvocato Marcianò, nella consapevolezza che non si trattasse né di una “compagna” (allora) né di una propria elettrice né, di più, di un’elettrice di centrosinistra». 
Nonostante la vittoria elettorale con ampio margine, il sindaco neoeletto avrebbe deciso di «formare una giunta nella quale convivessero passione politica e civile anche con “innesti” di persone con diverso o mitigato orientamento politico», anche in virtù di «convergenti sollecitudini a convincere il sindaco a soprassedere sulla non appartenenza politica della Marcianò al centrosinistra della città».

DOMANDE INELUDIBILI Chi siano al momento non si sa e come mai siano tanto forti nemmeno. «La nomina della giunta è, e resterà, un’esclusiva prerogativa del sindaco» eppure è lo stesso Falcomatà a sottolineare «se il sindaco avesse inteso formare la giunta “a propria immagine e somiglianza”, le sce lte sarebbero andate in altra direzione». 
Sebbene chiarisca che «l’amministrazione non risponderà oltremodo» perché «c’è tanto da fare in questa città e non ci si possono permettere distrazioni, d’altra parte: “dica pur chi mal dir vuole, noi faremo e voi direte”». Almeno questo lo dovrebbe specificare. Non al suo ex assessore, ma alla città. 

 red.pol.

 

 

 

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