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Tutta l’ansia (con brio) di Brunori

LAMEZIA TERME Quante volte viene voglia di chiudersi in casa, di non affrontare le difficoltà del mondo a costo di relegare i sogni in un cassetto? Quante volte poi ci sente in colpa, si guarda ind…

Pubblicato il: 28/07/2017 – 14:35
Tutta l’ansia (con brio) di Brunori

LAMEZIA TERME Quante volte viene voglia di chiudersi in casa, di non affrontare le difficoltà del mondo a costo di relegare i sogni in un cassetto? Quante volte poi ci sente in colpa, si guarda indietro e si prova una fitta. Capita a tutti, anche a uno dei calabresi più amati in Italia. Il cantautore Dario Brunori, da Guardia Piemontese al  premio “Tenco” per la miglior canzone, un quarto album “A casa tutto bene” che ha debuttato sul podio della classifica Fimi dei dischi più venduti, un tour da sold out con 18 date su e giù per Italia, apparizioni di tutto rispetto sulle principali testate nazionali e un programma tutto suo nel prossimo palinsesto di Rai3. Su quest’ultima novità, annunciata a fine giugno, vige ancora il massimo riserbo. «È l’unico segreto che ho – scherza Dario Brunori –, mi hanno detto che non posso dire niente. Anche perché in realtà è proprio in questi giorni che stiamo scrivendo il programma». 
Ma si parlava di sogni in un cassetto… Il rapporto di Dario Brunori con il tempo è quella di un uomo che è arrivato al successo «da grande», dice lui, giovanotto che a settembre compirà 40 anni, «ma tanto io mi do 40 anni da quando ne avevo 38», esorcizza. Anche per lui c’è stato un tempo in cui i sogni sono rimasti abbottonati. «Vivo un desiderio di reazione – racconta al Corriere della Calabria –, forse perché sono arrivato tardi dove volevo arrivare e questo lo vivo un po’ con un senso di colpa, mi ha fatto soffrire. Ma mi fa soffrire anche quando vedo che ad arrendersi sono le persone che amo. Quando la non-scelta diventa la scelta». È proprio questo tema malinconico – che fa da contraltare a una natura scanzonata e ironica, anzi, proprio con essa si sposa e rende umano e poco star un cantante molto amato – che si snoda nella poetica dell’artista. Lo ammette anche lui: «È vero sono le tematiche che più ho declinato». Basta fare una disamina sui testi tra il primo e il quarto album. “Che mentre gli asini volano in cielo – e fanno debiti per stare a terra – io resto fermo, fermo – e attendo, fermo qui”, canta nell’opera prima “Volume I” con il pezzo “L’imprenditore”. Nel suo quarto lavoro il tema ritorna, seminato in più canzoni. Ne ricordiamo una, “La vita pensata”: “La vita va vissuta – senza trovarci un senso – me lo dicevi anche tu – la vita va vissuta – e invece io la penso”.

Ma come vive, oggi, Dario Brunori a contatto con il presente? Cosa gli dà più ansia tra il traguardo dei 40, il turbine del successo e il fatto di essere stato citato da Matteo Renzi alla convention del Pd a marzo scorso (una notizia ripresa da tutti i giornali)? Dario ride: «Tutto mi mette ansia – dice –. Sto combattendo contro quella parte di me che vuole sparire quando la visibilità diventa più forte. Resisto al desiderio di chiudermi in casa e assecondo le cose che accadono. Assecondo la voglia di fare esperienza di esplorare altri posti, tutto quello che prima non ho fatto». È cambiato quel rapporto quasi confidenziale con il pubblico degli esordi? «Ancora la mia natura è troppo umana e non vedo persone inginocchiate – ride –. A parte gli scherzi, sento l’orgoglio delle persone. A loro arriva il segnale che si può fare, che le cose possono funzionare senza essere snaturate». È questo, spiega, il riconoscimento più grande che ha ricevuto. «Ti dico una cosa un po’ nazionalpopolare: mi fa piacere constatare che chi mi seguiva agli esordi sia affezionato all’ultima opera più della prima, che le persone non guardino dove sono arrivato ma da dove sono partito». In tour Dario sarà accompagnato dalla sua storica e rodata band, insieme a Simona Marrazzo, Dario della Rossa, Stefano Amato, Mirko Onofrio, Massimo Palermo e Lucia Sagretti formano la Brunori Sas. Insieme hanno affrontato appuntamenti invernali ed estivi, su e giù per lo Stivale. Le trasferte con Milano sono diventate una canzone: “Lamezia Milano” che racconta di viaggi e identità: “C’è un lupo della Sila – fra i piccioni del Duomo – c’è un vecchio ragazzino dentro il corpo di un uomo”. Ma nonostante un management che parla milanese, la sede legale della Sas resta sempre in Calabria. «Anche contro le difficoltà del management ancora resisto – dice Brunori –, i giornalisti del nord (ride) lo vedono quasi come un atto eroico» e lui, con la stessa fantasia che lo ha portato a mettere in scena spettacoli cabarettistici come “Brunori Srl – una società a responsabilità limitata”, si immagina a ritirarsi come un asceta «nel mio eremo di San Fili». Ma prima di potersi chiudere, senza sensi di colpa, in casa c’è un tour che prosegue fino al primo settembre e che lo riporterà, il prossimo 5 agosto, in Calabria per partecipare al Color Fest a Lamezia Terme. 

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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