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«Il calcioscommesse dietro l’omicidio di Bergamini»

Un vero sistema di partite oggetto di un vasto meccanismo illecito finalizzato al calcioscommesse che gli inquirenti ritengono gestito in campo da un gruppo del Cosenza di quegli anni, con la bened…

Pubblicato il: 01/08/2017 – 19:01
«Il calcioscommesse dietro l’omicidio di Bergamini»

Un vero sistema di partite oggetto di un vasto meccanismo illecito finalizzato al calcioscommesse che gli inquirenti ritengono gestito in campo da un gruppo del Cosenza di quegli anni, con la benedizione in qualche modo di clan dominanti. Sarebbe questo il movente dell’omicidio di Donato Bergamini, il centrocampista del Cosenza che la Procura di Castrovillari ritiene essere stato ucciso 28 anni fa in concorso e con l’aggravante della crudeltà, anzi tortura. Gli sviluppi della vicenda sono stati trasmessi nel TgSport di oggi, alle 18.30 su Rai2, e si tratta di novità sulla base di informazioni fornite a Raisport da fonti della Procura di Castrovillari. A distanza quindi di 28 anni da quella vicenda sembra che l’inchiesta stia prendendo una piega ben precisa. Ci sono stati già gli avvisi di garanzia alla fidanzata dell’epoca, Isabella Internò, e al camionista Raffaele Pisano (si parlò di un investimento stradale, il calciatore sarebbe sbucato all’improvviso davanti al camion) e la riesumazione dei resti di Bergamini il 10 luglio scorso. Ed emergono i primi riscontri agghiaccianti su movente e modalità dell’omicidio. Infatti gli investigatori, sulla scorta anche di quanto riferito da alcuni super testimoni mai sentiti negli anni scorsi, ritengono che sia da escludere la pista passionale. Mentre emergerebbe, secondo quanto fonti della procura hanno appunto affermato a Raisport, un sistema di partite legate a un giro illecito finalizzato al calcioscommesse di allora. Il giocatore avrebbe chiesto l’immediata cessione dal Cosenza, impedita di fatto da una sorta di clausola rescissoria del calcio dei quei tempi. Una clausola, come dicono gli ambienti investigativi, chiamata ricatto: qualcuno del gruppo illecito di quel Cosenza avrebbe minacciato il giocatore di rivelazioni sulla sua vita privata, ovvero la frequentazione di donne legate a giri criminali. E si arriva al sabato pomeriggio del novembre del 1989, quando Bergamini cadde in quello che gli investigatori ritengono fosse un tranello: in macchina, in compagnia di una donna, arriva in un posto dove ad attenderlo c’è qualcuno, anzi forse più d’uno. Gli inquirenti ipotizzano un iniziale soffocamento di Bergamini con un sacchetto di plastica messogli attorno alla testa, e, una volta stordito, un colpo al fianco sinistro con un attrezzo per lavoro di edilizia. Poi l’agonia, e forse – si sospetta – nessun camion a schiacciarlo. E quella che ne seguì sarebbe stata una messinscena sulle cause della morte.

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