ROMA Certo la Libia è «instabile» e questo significa che tutto può accadere in qualunque momento, ogni accordo può sfumare, ma con la Libia «abbiamo intrapreso un percorso». Il ministro degli interni Marco Minniti spiega così al New York Times, l’accordo stilato con la Libia, nel giorno in cui uno dei presidenti del Consiglio presidenziale libico, Fathi Al-Mejbari, attacca la missione italiana sostenendo che «viola la sovranità libica». Rilasciata in questi giorni e pubblicata oggi sul sito del giornale, l’intervista è in realtà un lungo ritratto di Minniti, “il signore delle spie”, dai suoi studi di filosofia come atto di ribellione in una famiglia di militari, al suo debutto nel partito comunista, al suo rapporto con Massimo D’Alema del quale diventò il braccio destro. Fino alla sua profonda conoscenza della Libia, che visitò per la prima volta nel 1999. «Oggi – scrive il NYT – snocciola i nomi delle città libiche nelle quali si trovano i trafficanti, luoghi che, dice, conosce meglio della sua Calabria». La prima volta che ha parlato della necessità di un accordo con la Libia, racconta il ministro al quotidiano, e del fatto che serviva un interlocutore autorizzato con cui negoziare «mi hanno riso in faccia». Tutti ripetevano al ministro che la Libia è instabile e che sarebbe stato impossibile. Ma intanto, ripete lui, «un percorso è stato intrapreso».
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